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Ex Padova Karamoko commuove a Canale 5 con sua odissea

Il guineano ex Padova piange nel ricordare torture e fuga dal suo paese

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Ex Padova Karamoko commuove a Canale 5 con sua odissea Fonte: Twitter

Il padre ucciso in Guinea Conakry, nell’Africa Occidentale, dopo uno scontro tra etnie rivali, la morte della madre malata quand’era piccolo, la fuga in Libia prima e in Italia poi su un barcone: Cherif Karamoko, ex calciatore del Padova che da bimbo ha sempre sognato di sfondare nel calcio, ha raccontato non senza commozione la sua odissea (di cui ha parlato anche nel libro autobiografico dal titolo “Salvati tu che hai un sogno”) a Verissimo, il talk-show di Siliva Toffanin su Canale 5.

L’ex Padova ripercorre la sua odissea

Una volta arrivato a Tripoli fu messo in prigione, rimase in galera due mesi, e una volta liberato nella primavera del 2017, assieme a suo fratello salpò per l’Europa. Karamoko ricorda a Canale 5: “Su quella barca potevano starci 60 persone, ma noi eravamo in 143. Era piena, non ci stavamo, ma chi aveva organizzato il viaggio era armato e ci ha spinto a forza tutti dentro. Non c’era spazio per muoversi”.

“Una notte, abbiamo iniziato a imbarcare acqua – ricorda Karamoko in lacrime –  A quel punto è nata una battaglia disperata per accaparrarsi i salvagenti, che erano pochissimi rispetto a quanti eravamo. La gente urlava e non si capiva niente. Quando la barca è affondata ci siamo aggrappati ad alcuni pezzi dell’imbarcazione. Ero senza forze, faceva freddissimo e avevo bevuto un sacco di benzina“.

“All’improvviso mio fratello mi ha allungato un salvagente e mi ha detto di tenere duro, che sarebbe arrivata la nave italiana a salvarci. Mi ha detto di salvarmi perché dovevo giocare a calcio. Lui era al mio fianco e non mi sono accorto quando è scomparso nelle onde. Sono svenuto e mi sono risvegliato in ospedale in Italia”.

Dalla Calabria al Padova in B

Cherif rimase quattro mesi in Calabria, quindi fu trasferito al centro profughi di Battaglia Terme (“Ma non smisi mai di allenarmi”) una collaboratrice del centro si mise in contatto con varie squadre per fargli ottenere un provino.

“Per otto mesi non ho potuto giocare, mi sono solo allenato. Ho esordito in Primavera contro il Parma a febbraio, un’emozione enorme”. Finché non arriva anche l’esordio in B: “Quando mi hanno detto che ero convocato sono tornato a casa e ho pianto. Ero anche in Ramadam, ho giocato solo un minuto ma non lo scorderò mai. Il Padova mi ha accolto in maniera meravigliosa, la città è splendida e non ho mai avuto problemi. Mi sento padovano”.

In questo momento è fermo a causa del suo permesso di soggiorno scaduto: “Ora mi stanno aiutando per rinnovarlo e poter continuare a giocare. Sono sicuro che riuscirò a diventare un grande calciatore”.

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