Con Max Verstappen che domina senza rivali in pista, nel dorato mondo della Formula 1 non resta di meglio da fare, se non andare a cercare altrove le notizie che possono tenere desti gli appassionati. E non passa giorno dove non esca fuori qualcosa di sorprendente: dopo la vicenda Horner, della quale non è ancora stata scritta l’ultima parola, ora è il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem ad essere finito al centro di un nuovo caso diplomatico, anzi due, destinati a trovare vasta eco anche nelle prossime settimane.
Anche perchè la stessa Federazione Internazionale Automobile in serata con una nota nota ha ufficializzato l’avvio di un’inchiesta interna.
- Il primo attacco: il presunto favoritismo ad Alonso
- Il caso Las Vegas: pressioni per non omologare la pista
- Caso Ben Sulayem: la FIA apre un'indagine sul suo presidente
- Le prossime tappe: il Senato FIA si riunirà ad aprile
Il primo attacco: il presunto favoritismo ad Alonso
Perché il personaggio in questione non è un tipo come un altro: è il presidente della federazione internazionale, e pertanto deve garantire un comportamento al di sopra delle parti, oltre che di ogni ragionevole sospetto. E nelle ultime 24 ore sono stati almeno due gli “attacchi” ricevuti dal saudita, chiamato a difendersi su due fronti distinti.
Il primo riguarda la presunta pressione rivolta nei confronti dei commissari di gara del gran premio di Arabia Saudita dell’anno passato, quando il presidente FIA chiese (stando a quanto riportato nel verbale di fine gara dal responsabile della conformità degli atti in pista, Paolo Basarri) di rivedere la sanzione comminata nei confronti di Fernando Alonso, terzo al traguardo ma reo di essersi posizionato appena fuori dalla piazzola al via (venne penalizzato con una sosta di 5 secondi ai box, ma in quei 5 secondi un meccanico toccò la macchina quando non poteva intervenire). Dopo ore di conciliabolo, Alonso venne confermato in terza posizione, ma subito si sparse la voce che ciò accadde in forza dell’invito fatto da Sulayem.
Il caso Las Vegas: pressioni per non omologare la pista
Il secondo, sempre riportato da BBC, riguarderebbe presunte pressioni ricevute dai funzionari chiamati a omologare il tracciato cittadino di Las Vegas, prova del mondiale di Formula Uno disputata peraltro in un orario decisamente inconsueto (le 22 locali), ma caratterizzata da uno spettacolo di luci, fuochi d’artificio ed effetti speciali davvero unici nel suo genere. Una fonte anonima ha affermato che “per volere del presidente FIA era necessario trovare un modo per non autorizzare la sicurezza del circuito per la gara”.
Affermazione che riprende quanto scritto in un rapporto che il responsabile della conformità della FIA ha inviato al comitato etico, secondo il quale “lo scopo della comunicazione ricevuta dai vertici FIA era di trovare difetti nella pista per ritirare la licenza, anche in modo artificiale e indipendentemente dalla loro effettiva esistenza”. Un proposito che pure non sarebbe stato individuato dai funzionari chiamati ad acconsentire alla richiesta giunta direttamente dagli uffici presidenziali FIA: altri funzionari presenti avrebbero però affermato che le richieste fatte da Ben Sulayem fossero differenti, sebbene loro stessi confermino che pressioni sono state fatte. La vicenda rimane intricata, ma da qualche parte dovrà pur portare.
Caso Ben Sulayem: la FIA apre un’indagine sul suo presidente
Pur senza nominarlo la FIA ha ufficializzato in serata l’indagine interna a carico “di alcuni membri dei suoi organi direttivi” per valutare eventuali inadempienze. Questo il testo della nota ufficiale della Federazione Internazionale:
“La FIA conferma che il Compliance Officer [direttore della conformità, ndr] ha ricevuto un rapporto che descrive nel dettaglio potenziali accuse che coinvolgono alcuni membri dei suoi organi direttivi. Il Dipartimento per la Conformità valuterà queste situazioni, come da prassi comune in queste questioni, per garantire che il giusto processo sia seguito meticolosamente. È spiacevole e fonte di preoccupazione che la questione sia stata divulgata ai media senza alcuna autorizzazione preventiva e che alcuni elementi del rapporto siano stati riportati in modo impreciso”.
Le prossime tappe: il Senato FIA si riunirà ad aprile
Difficile stabilire oggi a cosa possa andare incontro il principe saudita: c’è chi è convinto che il Comitato Etico della FIA (interpellato dal Comitato di Conformità), l’organismo che dovrà sottoporre le sue deduzioni al Senato FIA, impiegherà non meno di un mese e mezzo per inviare il dossier definitivo. Che oltre alle due rivelazioni emerse dai canali BBC farà menzione anche di un potenziale conflitto d’interessi con Toto Wolff e di rimborsi spese dell’ufficio di presidenza non in linea con i requisiti previsti dall’incarico ricoperto.
A detta di qualcuno, questi capi d’imputazione sarebbero finalizzati a spingere Ben Sulayem verso le dimissioni, sebbene questa non sia un’opzione attualmente sul tavolo. Potrebbe però essersi intrecciata anche la vicenda legata a Horner: la FIA avrebbe gentilmente chiesto a Max Verstappen (non proprio uno che si fa dire cosa dare in pasto a stampa e tifosi) di prendere una posizione univoca sul caso legato al suo team principal, cosa che sin qui non è avvenuta né in una direzione, né in un’altra. Ma la terra sotto ai piedi del principe saudita non è mai stata così in movimento.