Il momento più nero della carriera di Alain Prost, che è stato l’unico pilota transalpino a vincere in F1 l’iride, è stato nel paddock.
Dopo aver vinto 4 Mondiali e 51 gare, ottenuto 33 pole position e 106 podi in 199 GP disputati, il ‘Professore’ volle creare un suo team, la Prosi Grand Prix: all’acquisizione della Ligier si aggiunsero il sostegno dal governo francese e i motori Peugeot: “Mi sono chiesto sino a tre giorni prima se fosse il caso di andare avanti con l’operazione; avevo firmato con la Peugeot e tre mesi dopo annunciarono il loro ritorno nei rally, sport che è nel loro DNA, così non hanno investito nulla. L’ultimo anno rompemmo 45 motori: a ciò si aggiunsero cinque verifiche fiscali in cinque anni. Inizialmente Jacques Chirac, allora Presidente della Repubblica, aveva promesso di sostenerci, ma tre mesi dopo l’Assemblea Nazionale fu sciolta. Rimarrà la peggiore esperienza della mia vita. Potete immaginare: con 190 dipendenti avevo un libro paga superiore a quello di Ron Dennis alla McLaren, che aveva 450 persone”.
A L’Equipe rivela perché il titolo 1986 fu il più gustoso e un Ayrton Senna inedito: “E’ stato quello più puro, non siamo partiti da favoriti con la McLaren MP4/2C; il nostro motore Porsche, finanziato da TAG, non poteva competere con la Williams-Honda di Nigel Mansell e Nelson Piquet, ma la nostra squadra era coesa. Quando mi ritirai, Ayrton mi telefonava spesso, anche due volte a settimana: quando gareggiavamo non mi aveva mai telefonato, forse senza di me aveva perso l’orientamento, probabilmente ero la sua fonte di motivazione”.