Nella struggente bellezza di una carriera sportiva inarrivabile, forse inenarrabile se non da Federica Pellegrini attraverso le emozioni raccolte, cristallizzate anche nelle paure, nell’avversario che ha saputo riconoscere e affrontare la Divina è al centro del secondo episodio del programma condotto da Marco Tardelli, in onda lunedì 19 giugno alle 23.15 su Rai 3.
- L'Avversario: la confessione di Federica Pellegrini
- L'addio a Castagnetti e l'idea di ritirarsi
- La paura dell'acqua e gli attacchi di panico
L’Avversario: la confessione di Federica Pellegrini
“Non era voglia di vincere e non era paura di perdere, era voglia di non perdere. Ho sempre pensato che mi fa schifo perdere”. Questo è quanto spiega Federica, in questa analisi dispendiosa, a livello emotivo, che accompagna quanti ascoltano dalla sua voce il terrore di affrontare i fallimenti.
Imparare a conoscere avversari dotati, come Laure Manaudou o l’inarrestabile Katie Ledecky, l’unica davvero capace di strappare alla Pellegrini la sicurezza in vasca e di spronarla dopo averla battuta.
L’addio a Castagnetti e l’idea di ritirarsi
La sua carriera sportiva è stata costruita, voluta, edificata anche sul piano emozionale dalla figura di Alberto Castagnetti, il suo allenatore e ct della Federnuoto morto dopo un delicato intervento al cuore il 12 ottobre 2009 e al quale deve tutto. Un legame indissolubile che descrive come “da padre e figlia”. Fu lui a intuire le potenzialità nello stile libero sulle medie distanze.
“Ho pensato anche di lasciare, dopo la morte di Alberto”, ha detto Federica.
Una sensazione di disorientamento, sconforto e anche inadeguatezza che la accompagnerà fino all’incontro, da allenatore, con Matteo Giunta intervenuto per chiarire il suo ruolo e quel passaggio fondamentale che li ha indotti a pianificare anche l’uscita di scena di Federica.
La paura dell’acqua e gli attacchi di panico
Aveva paura dell’acqua, da piccola, e anche di spingersi dove non vede il fondo.
Ma aveva anche qualcosa di unico, Federica. E lo ha intuito Castagnetti fin da subito: l’argento ai Giochi di Atene nel 2004 e proseguita con diciannove medaglie mondiali e due medaglie olimpiche. Sarà proprio dopo quel primo successo olimpico, raggiunto a soli 16 anni, che la campionessa (futura) si troverà ad affrontare le sfide più difficili, non tanto nella competizione quanto dentro sé stessa: bulimia, problemi con il proprio corpo, ma soprattutto la crisi di panico che a Genova la mostra vulnerabile davanti al mondo.
Un momento complicato, ma che ha affrontato.
“Abbiamo iniziato a simulare le gare in allenamento”,
così ha imparato a gestore la testa e quelle crisi che arrivavano quando era già la numero uno.
L’unica in grado di regalare al nuoto quella centralità nella narrazione sportiva che altre non riuscivano a donare. Anche la sua fragilità è una conquista, un merito come hanno spiegato a loro volta la mamma Cinzia e il marito, Matteo Giunta. Ora l’avversario è noto, è un compagno da tenere accanto e da gestire. Anche per lei, la Divina.