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Federica Pellegrini, confessione a "L'Avversario": la morte di Alberto Castagnetti, quando ha pensato di lasciare il nuoto

La carriera unica di una campionessa assoluta e irripetibile per il nuoto italiano, dal curriculum impressionante

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Nella struggente bellezza di una carriera sportiva inarrivabile, forse inenarrabile se non da Federica Pellegrini attraverso le emozioni raccolte, cristallizzate anche nelle paure, nell’avversario che ha saputo riconoscere e affrontare la Divina è al centro del secondo episodio del programma condotto da Marco Tardelli, in onda lunedì 19 giugno alle 23.15 su Rai 3.

L’Avversario: la confessione di Federica Pellegrini

“Non era voglia di vincere e non era paura di perdere, era voglia di non perdere. Ho sempre pensato che mi fa schifo perdere”. Questo è quanto spiega Federica, in questa analisi dispendiosa, a livello emotivo, che accompagna quanti ascoltano dalla sua voce il terrore di affrontare i fallimenti.

Imparare a conoscere avversari dotati, come Laure Manaudou o l’inarrestabile Katie Ledecky, l’unica davvero capace di strappare alla Pellegrini la sicurezza in vasca e di spronarla dopo averla battuta.

L’addio a Castagnetti e l’idea di ritirarsi

La sua carriera sportiva è stata costruita, voluta, edificata anche sul piano emozionale dalla figura di Alberto Castagnetti, il suo allenatore e ct della Federnuoto morto dopo un delicato intervento al cuore il 12 ottobre 2009 e al quale deve tutto. Un legame indissolubile che descrive come “da padre e figlia”. Fu lui a intuire le potenzialità nello stile libero sulle medie distanze.

“Ho pensato anche di lasciare, dopo la morte di Alberto”, ha detto Federica.

Una sensazione di disorientamento, sconforto e anche inadeguatezza che la accompagnerà fino all’incontro, da allenatore, con Matteo Giunta intervenuto per chiarire il suo ruolo e quel passaggio fondamentale che li ha indotti a pianificare anche l’uscita di scena di Federica.

La paura dell’acqua e gli attacchi di panico

Aveva paura dell’acqua, da piccola, e anche di spingersi dove non vede il fondo.

Ma aveva anche qualcosa di unico, Federica. E lo ha intuito Castagnetti fin da subito: l’argento ai Giochi di Atene nel 2004 e proseguita con diciannove medaglie mondiali e due medaglie olimpiche. Sarà proprio dopo quel primo successo olimpico, raggiunto a soli 16 anni, che la campionessa (futura) si troverà ad affrontare le sfide più difficili, non tanto nella competizione quanto dentro sé stessa: bulimia, problemi con il proprio corpo, ma soprattutto la crisi di panico che a Genova la mostra vulnerabile davanti al mondo.

Un momento complicato, ma che ha affrontato.

“Abbiamo iniziato a simulare le gare in allenamento”,

così ha imparato a gestore la testa e quelle crisi che arrivavano quando era già la numero uno.

L’unica in grado di regalare al nuoto quella centralità nella narrazione sportiva che altre non riuscivano a donare. Anche la sua fragilità è una conquista, un merito come hanno spiegato a loro volta la mamma Cinzia e il marito, Matteo Giunta. Ora l’avversario è noto, è un compagno da tenere accanto e da gestire. Anche per lei, la Divina.

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