Il 16 dicembre del 2022 il cuore forte di Sinisa Mihajlovic cessò di battere, dopo una battaglia lunga, tante illusioni e un colpo basso del destino ma l’ex centrocampista serbo resta nel ricordo di tutti e forse non è un caso che proprio domani, a due anni dalla sua morte, si giochi Lazio-Inter, le due squadre dove più ha lasciato il segno (e il cuore) da giocatore (e da vice allenatore). Lo ricordano Miroslav e Dusan, due dei figli di Sinisa, intervistati da Il Messaggero.
- Lazio-Inter nel ricordo di Mihajlovic
- La scelta di Miroslav Mihajlovic
- Dusan e la strada dietro la scrivania
Lazio-Inter nel ricordo di Mihajlovic
La ricorrenza dei due anni della scomparsa di Sinisa coincide con il suo derby del cuore, Lazio-Inter, ma per i due figli dell’ex tecnico rossoblù il tifo è obbligato, come spiega Miro: “La Lazio per tutti noi è un’altra cosa, siamo cresciuti a Roma, accanto a questa squadra. Poi è arrivato il Bologna nel nostro destino e quello che hanno fatto la città per mio papà e la stessa società è qualcosa che ti legherà per sempre. Un’emozione forte, io che voglio fare l’allenatore e che comincio dove aveva finito papà. Un motivo di orgoglio infinito, non posso fallire, voglio che dal cielo lui sia orgoglioso di me”.
La scelta di Miroslav Mihajlovic
L’esempio di Sinisa ha formato Miro prima come uomo e poi come potenziale allenatore: il dolore per la sua scomparsa è immutato anche dopo due anni, ma la figura di Mihajlovic padre continua ad essere presente. Lavorare proprio a Bologna è insieme un onore ed un onere per lui: “Io oggi mi avvicino ai miei ragazzi e cerco di farli felici, di farli divertire, di aiutarli. Ricordo che quando giocavo non ero quasi mai contento, mi portavo in campo molti pensieri che io oggi cerco di allontanare dai miei ragazzi”
Ha avuto un buon maestro, Miroslav: “Vivevo spesso i ritiri di papà, cercavo di capire come si rapportava con i giocatori. Vedevo allenamenti e partecipavo alla vita di gruppo. Con il Bologna ho potuto farlo solo una stagione perché poi si è ammalato. Qualcuno può pensare che il cognome aiuti ma io guardo avanti e cerco il mio posto nel mondo del calcio. Un uomo di grande coraggio, lealtà e rispetto: valori che ci ha trasmesso e che ci accompagneranno tutta la vita, quando vedo la foto di papà nella sala riunioni faccio il pieno di amore e di orgoglio”.
Dusan e la strada dietro la scrivania
L’altro figlio Dusan, tre anni più piccolo, laureando in Scienze Motorie (“una promessa fatta a papà”) ha scelto per ora la scrivania e non il campo: lavora con il procuratore Alessandro Lucci, che è stato l’agente di Sinisa (“per lui era un fratello e per me è uno zio”) e dice: «Vivo a cinque chilometri dal campo di allenamento dei ragazzi, esco di casa e resto nel centro sportivo fino alla sera. Mi dedico solo a questo, non voglio che qualcuno pensi che siccome mi chiamo Mihajlovic devo arrivare per forza. Io voglio sfondare perché lo merito. Ai ragazzi del Bologna voglio dare solo grande serenità, quando vedo la foto di papà nella sala riunioni faccio il pieno di amore e di orgoglio”.