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La storia di Filippo Maniero, l'attaccante nomade

Arrivato fino a grandi squadre come Parma e Milan, oggi Filippo Maniero allena squadre di dilettanti.

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Claudio Cafarelli

Claudio Cafarelli

Giornalista

Classe 1985: SEO, copywriter e content manager. Laurea in Economia, giornalista pubblicista.

La storia di Filippo Maniero, l'attaccante nomade Fonte: Imago Images

Quella degli attaccanti nomadi – che cambiano spesso squadra e sembrano non trovarsi mai bene da nessuna parte, nonostante i gol segnati – è una delle più strane e difficili da capire, ma sempre in grado di suscitare fascino. Filippo Maniero risponde bene a questo identikit, lui che ha girato 15 club in 21 anni, segnando oltre 113 gol. Una carriera che gli avrebbe forse potuto riservare qualche soddisfazione in più, e invece lo ha portato spesso a fermarsi a un passo dall’affermazione vera e propria.

Filippo Maniero: un calciatore agli esordi

Nato a Legnaro, in provincia di Padova, l’11 settembre 1972, è entrato nel 1980 nella squadra del suo paese, la Legnarese, facendosi presto notare e riuscendo, tre anni dopo, a essere preso nelle giovanili del Padova. Club di lunga tradizione, quello biancoscudato, che all’epoca era appena rientrato in Serie B, e che ha permesso a Pippo Maniero di esordire tra i professionisti nel febbraio 1990, ancora minorenne.

Allenato da Mario Colautti, il Padova aveva all’epoca alcuni validi elementi in rosa, come il veterano Giuseppe Galderisi (ex Juventus, Verona, Milan e Lazio) in attacco, più giovani emergenti come Antonio Benarrivo in difesa e Angelo Di Livio a centrocampo. Poche presenze gli bastano per segnare 3 reti e convincere l’Atalanta a scommettere sulle sue capacità. Così pochi mesi dopo il suo esordio tra i professionisti, Filippo Maniero è già in Serie A, in una squadra che l’anno prima era arrivata settima in campionato qualificandosi alla Coppa UEFA. Ma in attacco il veneto è chiuso dal duo sudamericano Evair-Caniggia, e riesce a vedere pochissimo il campo.

L’anno dopo torna al Padova, dove fa in tempo a giocare una manciata di partite in Serie B (segnando un gol) prima di passare all’Ascoli. I marchigiani militavano in Serie A, ma erano ormai avviati alla fase conclusiva dell’appassionante epoca di Costantino Rozzi. Maniero fa parte dei giovani su cui si vuole cercare di costruire il futuro del club, come ad esempio il suo partner offensivo Oliver Bierhoff. Tra i due, che crescono accanto al veterano Bruno Giordano, all’epoca sembra anche più promettente il veneto, che chiude infatti la stagione con 4 reti, contro le sole 2 del tedesco, ma insufficienti per garantire la salvezza dell’Ascoli.

Così, nell’estate del 1992 Pippo Maniero torna ancora al Padova, e dopo tanto girare, la formazione veneta sembra ormai pronta per lui. L’allenatore Mauro Sandreani, decide di dare spazio a Maniero accanto a Galderisi, con Di Livio colonna del centrocampo. Nel frattempo, si sta ormai affermando in prima squadra il giovanissimo Alessandro Del Piero, che nell’estate successiva fa il salto assieme a Di Livio direttamente dalla Serie B alla Juventus. Nel frattempo, con Maniero e Galderisi il Padova conquista finalmente la promozione nel 1994, dopo lo spareggio seguito al quarto posto in classifica.

Con l’arrivo in Serie A, il presidente Sergio Giordani opera alcuni importanti investimenti: dall’Ajax arriva il centrocampista Michel Kreek, dalla Dinamo Zagabria il promettente attaccante Goran Vlaovic, mentre in difesa si scommette sull’istrionico rocker americano Alexi Lalas, tra i protagonisti degli ultimi Mondiali. Al terzo anno, e nuovamente nella massima serie, Filippo Maniero vive la migliore stagione della sua carriera fin qui, segnando 9 reti e aiutando in maniera decisiva a garantire la salvezza al Padova. Per lui, adesso, è il momento di una nuova sfida.

Filippo Maniero con la maglia della Sampdoria Fonte:

Alla ricerca della consacrazione: Filippo Maniero al Milan

L’occasione che gli viene offerta pare ottima: lo ingaggia la Sampdoria, che ha uno dei progetti tecnici più convincenti in Italia. Da qualche stagione, i liguri sono allenati dallo svedese Sven Goran Eriksson, che sta guidando la transizione dalla generazione dello storico scudetto del 1991 a quella nuova, e nelle stagioni precedenti ha messo in bacheca una Coppa Italia e raggiunto una semifinale di Coppa delle Coppe. La Samp vanta giocatori esperti come Walter Zenga, Moreno Mannini, Alberigo Evani e, ovviamente, il 10 Roberto Mancini, ma anche giovani di grande valore come Sinisa Mihajlovic ed Enrico Chiesa. Pippo Maniero arriva dal Padova assieme al mediano Marco Franceschetti, ma tra i nuovi acquisti spiccano soprattutto l’olandese Clarence Seedorf e il francese Christian Karembeu.

Le aspettative sulla stagione doriana, insomma, sono piuttosto alte, e in realtà Maniero fatica a emergere appieno, considerando che in attacco Mancini e Chiesa hanno molto più peso e successo di lui. Il veneto chiude comunque con 6 gol totali, ma l’annata è deludente, con la Samp che si ferma solo all’ottavo posto in Serie A. In estate la rosa viene rivista, e Pippo Maniero è uno di quelli che ne fanno le spese, venendo ceduto al più piccolo Verona. Di nuovo nella sua regione d’origine, Maniero si ritrova al centro della formazione allenata da Luigi Cagni, che intende mantenere la categoria appena conquistata.

In realtà, il Verona non riuscirà a salvarsi, ma Filippo Maniero sarà uno dei pochi a trarre beneficio da quella stagione, realizzando ben 12 reti in 33 partite, che dimostrano che, a 25 anni, la carriera del centravanti padovano è finalmente entrata nella sua fase matura. Così per lui scatta il trasferimento in un top club come il Parma di Carlo Ancelotti, che l’anno prima ha addirittura sfiorato lo scudetto. Ritrova peraltro una sua vecchia conoscenza, Antonio Benarrivo, ma se il terzino brindisino vanta ormai uno status da titolare negli emiliano, Maniero deve faticare maggiormente per ritagliarsi il proprio spazio. Ai ranghi di partenza della stagione, infatti, deve accontentarsi di essere la riserva dell’argentino Hernan Crespo, che fa coppia d’attacco con Enrico Chiesa (la cui riserva è, invece, il giovane brasiliano Adailton).

Ma non si può negare che Filippo Maniero sappia giocarsi bene le proprie carte. Ancelotti non gli dà molto spazio, ma nelle 10 partite di Serie A in cui viene schierato nella prima metà della stagione, il veneto riesce a mettere a segno ben 4 reti, e si toglie anche lo sfizio di esordire in Champions League. “Un’emozione fantastica, che porterò nel mio cuore” ha ricordato quell’esperienza Maniero, anni dopo. Ma a gennaio ha l’occasione di fare un altro salto in una squadra di primo livello: per Filippo Maniero il Milan di Fabio Capello spende ben 10 miliardi di lire nel gennaio 1998, e si realizza così il sogno della vita. Gli spazi non sono molti, tra titani come Ganz, Weah, Leonardo e Kluivert, ma Maniero riesce a ritagliarsi il suo spazio, segnando comunque 3 gol in 16 partite. L’esperienza di Filippo Maniero al Milan si rivela quindi abbastanza deludente, con i rossoneri che arrivano sì in finale di Coppa Italia, ma in campionato si fermano in decima posizione. L’arrivo in estate di Zaccheroni come allenatore e di Bierhoff in attacco segneranno l’addio del veneto.

Filippo Maniero: il ritorno in Veneto e il finale di carriera

Il Venezia è appena tornato in Serie A, e il presidente Maurizio Zamparini intenda dare al mister Walter Novellino una squadra di primo piano. Arrivano Massimo Taibi, Sergio Volpi, Fabian Valtolina e, appunto Filippo Maniero, destinato a essere la stella della squadra. L’inizio di stagione è tremendo, con i lagunari che a metà campionato sono penultimi, ma contrariamente alla sua fama Zamparini dà fiducia a Novellino, e gli aggiunge il talentuoso Alvaro Recoba in prestito dall’Inter. L’uruguayano, in coppia con Maniero, ha un impatto eccezionale: i due attaccanti trascinano il Venezia fino all’11° posto in classifica.

A Venezia, Pippo Maniero vivrà gli anni migliori della sua carriera, nonostante la retrocessione della complicata stagione seguente. L’attaccante segna 9 reti, ma con la partenza di Recoba non riesce a trovarne un partner offensivo altrettanto efficace (nel ruolo ci sono prima Dejan Petkovic, poi Maurizio Ganz). In Serie B, Zamparini chiama Cesare Prandelli in panchina e compra Arturo Di Napoli: l’ex talento interista e il bomber padovano trovano un’intesa perfetta, e gli arancio-nero-verdi riconquistano la massima categoria. L’intesa tra le due punte continuerà a funzionare efficacemente anche l’anno dopo (Maniero arriva fino a 19 gol), ma il resto della squadra no, e per il Venezia c’è un’altra discesa nella serie cadetta.

Questo è uno dei drammatici momenti di svolta nella storia dei lagunari: Zamparini decide di andarsene e sposta in blocco la squadra al Palermo, suo nuovo acquisto, compreso ovviamente Maniero, che è destinato a essere il fulcro offensivo dei siciliani. L’obiettivo è chiaramente la promozione in Serie A, ma i rosanero chiuderanno solo sesti, nonostante le 15 reti del loro attaccante. Zamparini rivoluziona la squadra, e il 31enne Maniero viene ceduto al Brescia per fare spazio a Luca Toni. Il viaggio in Lombardia, comunque, significa prima di tutto il ritorno in Serie A, un posto da titolare (Toni e Tare hanno cambiato maglia) e poi anche giocare accanto a Roberto Baggio.

Gli anni però iniziano a farsi sentire, per Pippo Maniero, e l’allenatore Gianni De Biasi gli preferisce presto il giovane Andrea Caracciolo, che diventerà il nuovo bomber delle Rondinelle. E così il veneto torna in Serie B per giocare nel Torino, società ambiziosa ma anche con diversi problemi economici. E in cui, per di più, in attacco c’è da sgomitare. Infatti, Maniero faticherà a trovare spazio, rassegnandosi a essere la prima alternativa a Massimo Marazzina e Fabio Quagliarella, ma riuscendo comunque a mettere a segno 6 reti. I granata arrivano secondi, ma il fallimento farà sì che non potranno giocare in Serie A nella stagione seguente.

A questo punto, Pippo Maniero va per i 33, e si lascia convincere a fare un’avventura all’estero, dalle prospettive affascinanti. Si accasa infatti ai Rangers di Glasgow allenati da Alex McLeish, dove subito viene paragonato a un nuovo Marco Negri (bomber rivelazione dei Rangers tra il 1997 e il 1999), ma ben presto capisce che le cose in Scozia non saranno affatto semplici. Sua moglie Elisa, con il figlio appena nato, non se la sente di trasferirsi in un paese nuovo, lontano dall’Italia e di cui non conosce la lingua. Poi ci si mette anche il feeling mai sbocciato con McLeish, che non lo porta mai nemmeno in panchina. L’avventura di Filippo Maniero in Scozia dura appena 40 giorni; poi, alla prima occasione utile, fa le valige e torna a casa.

È lì che si è conclusa la mia carriera. In pratica non ho più giocato a calcio. Guardandomi alle spalle, è l’unica decisione legata al calcio che cambierei” ha rivelato in seguito. Il suo nuovo impegno è come giocatore e vice allenatore della Piovese, nel calcio dilettantistico. Poi torna alla sua Legnarese, ma subisce un brutto infortunio al ginocchio, che lo tiene mesi lontano dal campo. Torna a giocare solo nel 2008, e successivamente passa al Casalserugo, prima di ritirarsi nel 2010.

Filippo Maniero con la maglia del Venezia Fonte: Imago Images

Filippo Maniero oggi: il Due Stelle e tutte le altre panchine

Posso dire con certezza che non alleno per lavoro ma per piacere. Mi piace allenare in queste categorie, guardi il calcio in maniera diversa” ha rivelato nel maggio 2022 Filippo Maniero da allenatore del Due Stelle, club dilettantistico di Brugine, nella provincia di Padova. La sua storia oggi prosegue lì, nelle serie minori, dopo il brusco passaggio dai campioni di Scozia al calcio dei dilettanti patito da giocatore.

Dopo l’esperienza del 2007/2008 alla Piovese, in cui era giocatore e contemporaneamente vice del tecnico Valeriano Fiorin, Pippo Maniero ha ripreso ad allenare dopo il ritiro del 2010, ma restando nel Padovano. Prima il Maserà, poi l’Abano, l’Albignasego, il San Martino e l’Aurora Legnaro. Ha continuato, dopo l’addio al calcio, a giocare ancora per un po’ a Beach Soccer, ma oggi, a 50 anni d’età, vive di rendita grazie agli anni da professionista e allena per divertimento nelle squadre locali (anche se l’esperienza di Filippo Maniero al Due Stelle s’è interrotta lo scorso 25 ottobre con l’esonero).

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