Quando si parla dei personaggi che hanno attraversato la storia del calcio italiano degli ultimi trent’anni, quasi nessuno pensa immediatamente a Francesco Baiano. Il suo nome, specialmente ai tifosi più giovani, dice poco o nulla, eppure l’attaccante campano, oggi tecnico dell’Aglianese, è stato spesso l’uomo giusto al posto giusto negli ultimi trent’anni di calcio italiano.
La sua carriera, sebbene non sia stata di primissimo piano, lo ha portato a lavorare a stretto contatto con Diego Armando Maradona, ma anche con due degli allenatori più importanti e rivoluzionari di questi anni, ovvero Zdenek Zeman e Maurizio Sarri. Oggi Ciccio Baiano ha 55 anni e allena lui stesso, anche se non ad alti livelli, ma se si guarda alle spalle può facilmente scorgere una carriera a suo modo unica, che merita di essere raccontata, ad esempio, in un articolo come questo che state leggendo.
Francesco Baiano e Maradona: un inizio da sogno
Francesco Baiano è nato a Napoli il 24 febbraio 1968 e ha ovviamente tirato i primi calci nel settore giovanile partenopeo agli inizi degli anni Ottanta. Immediatamente si mise in mostra come uno dei prospetti più interessanti della squadra azzurra, e già prima della maggiore età, l’allenatore Rino Marchesi lo aggregò alla formazione principale, che proprio in quella stagione si era rinforzata con il clamoroso acquisto di Maradona.
E fu proprio con il Pibe de Oro che Baiano finì incredibilmente per stabilire un buon rapporto. Se per tutti il giovane attaccante era semplicemente ‘Ciccio’, per Maradona divenne ‘Baianito’. “Quando arrivai in prima squadra mi accolse e diventò la mia guida. Ricordo che nel vedere le mie scarpe tutte rattoppate mi mise a disposizione le sue, visto che entrambi portavamo il 40. – ha ricordato anni dopo.
Alla fine mi vennero le vesciche perché lui aveva una pianta più larga e le sue scarpe erano fatte su misura. Mi disse di non preoccuparmi e pochi giorni dopo mi fece firmare un contratto di sponsorizzazione. Avevo appena diciassette anni e venivo dalla Primavera, ma lui non ti faceva mai sentire inferiore, anzi faceva dei passi indietro proprio per non metterti a disagio”.
Alla fine, Francesco Baiano arrivò a esordire nella stagione 1985/1986, schierato per la prima volta da Ottavio Bianchi in Coppa Italia. Per lui era indiscutibilmente il sogno di una vita: nemmeno maggiorenne, il ragazzo del quartiere di Soccavo, cresciuto a due passi dal Centro Paradiso in cui si allenava il Napoli, si ritrovava a giocare nella sua squadra del cuore e pure a essere coccolato dal più grande calciatore del mondo.
Nella sua prima annata in azzurro, Baiano giocò 7 partite facendo vedere buone cose ma senza mai segnare. Così, per la stagione seguente, il Napoli decise di prestarlo all’Empoli neopromosso, allenato da Gaetano Salvemini. In rosa c’erano Davide Balli, Massimo Brambati, Amedeo Carboni, Walter Mazzarri, Eusebio Di Francesco, Marco Osio e, in attacco, Walter Casaroli e Johnny Ekstrom. In Toscana, Ciccio Baiano disputò un buon campionato, segnando 3 reti in 32 partite, e facendo la sua parte nel piazzamento dell’Empoli al tredicesimo posto nella massima serie.
Tornò così al Napoli, per giocare però solo una partita nel 1987: la concorrenza in attacco – tra Maradona, Careca, Carnevale e Giordano – era fortissima, e non era proprio l’ideale per un ragazzo di soli 19 anni come lui, per quanto talentuoso. Nuovo prestito, allora, in Serie B col Parma, dove incontrò per la prima volta Zdenek Zeman (anche se il tecnico boemo non concluse la stagione sulla panchina degli emiliani). Tra Impallomeni, Melli e Di Nicola, il napoletano riuscì a ritagliarsi spazio in 24 partite, segnando 4 reti in campionato, con il Parma che terminò all’undicesimo posto.
L’anno dopo restò in B, tornando però all’Empoli con un altro prestito. Qui giocò in attacco accanto a Loriano Cipriani e Antonio Soda, e si impose come il miglior realizzatore della squadra, segnando 15 reti in tutta la stagione, che però non bastarono a salvare i toscani dalla caduta in Serie C1. Nonostante l’ottima prestazione, Baiano venne ancora prestato a un club del campionato cadetto, ma almeno si riavvicinò a Napoli, accasandosi all’Avellino di Nedo Sonetti. Qui, accanto a Orazio Sorbello, riuscì a giocare 32 partite, segnando 6 reti, mentre gli irpini salirono fino alla dodicesima posizione.
Nell’estate del 1990, per Francesco Baiano sembrò essere arrivato finalmente il momento di prendersi il suo posto nell’attacco del Napoli. La squadra ora allenata da Albertino Bigon aveva ceduto Carnevale alla Roma, liberando quindi un posto alle spalle del duo titolare Maradona-Careca, accanto al promettente Gianfranco Zola. Invece, il presidente Ferlaino preferì puntare sul centravanti della Reggiana Andrea Silenzi, pagato 7 miliardi di lire, e divenne chiaro che per Ciccio Baiano il sogno di affermarsi col suo Napoli si allontanava nuovamente.
Francesco Baiano: la consacrazione a Zemanlandia
Accettò allora la cessione, non potendo più rimandare un ruolo da titolare in Serie A. Sulle sue tracce si mise subito Zeman, che dopo averlo avuto per un po’ al Parma voleva metterlo al centro dell’attacco del suo Foggia. I pugliesi militavano ancora in Serie B, ma avevano un progetto tecnico molto interessante, basato su un 4-3-3 molto spregiudicato, perfetto per esaltare le qualità delle punte. Ciccio Baiano avrebbe dovuto comporre il trio offensivo accanto ad altri due giovani: l’ex Perugia Roberto Rambaudi e l’ex Piacenza Giuseppe Signori.
Inutile dire che fu un successo clamoroso. L’alchimia tra i tre funzionò alla perfezione: Rambaudi chiuse la stagione con 15 gol, Signori con 11, e Baiano addirittura con 22, conquistando il titolo di capocannoniere della Serie B. Il Foggia vinse il campionato e ottenne la promozione in Serie A, dove Zeman riconfermò l’ossatura della squadra e, alla prima stagione nella massima serie, strabiliò tutti, portando il Foggia fino al nono posto in classifica. Baiano arrivò a quota 18 gol stagionali, vincendo anche un altro titolo di capocannoniere della Coppa Mitropa, in cui i rossoneri di Puglia si fermarono però in semifinale.
“Tecnicamente eravamo più scarsi degli altri: se avessimo sfidato i nostri avversari sotto il profilo tecnico le avremmo perse tutte. Invece è stato lavorando sulla corsa che siamo riusciti a fare così bene” ricorda Francesco Baiano di quegli anni a Foggia. La stampa aveva ribattezzato la squadra pugliese ‘Zemanlandia’, esaltandone il gioco spettacolare e le qualità atletiche, dietro le quali si nascondevano però tanta fatica ed allenamenti massacranti. “Erano infernali. Ricordo i famosi gradoni dello Zaccheria con i sacchi di sabbia. Ogni giocatore ne aveva uno in base al suo peso e Zeman ci faceva scalare le gradinate a scatti”.
Un’annata straordinaria, che consacrò Baiano, a 24 anni, come uno dei più interessanti attaccanti in Italia, al punto da conquistarsi una convocazione nella Nazionale di Arrigo Sacchi. Nell’estate del 1992, poi, arrivò il ricco trasferimento alla Fiorentina: Cecchi Gori sborsò 10 miliardi di lire per lui, con l’intenzione di schierarlo accanto a Gabriel Batistuta. Quella Fiorentina, in cui giocavano anche giocatori del calibro di Brian Laudrup e Stefan Effenberg, era pronta a disputare un campionato di altissimo profilo, e invece tutto andò per il verso sbagliato, e a fine torneo risultò quindicesima in classifica, subendo un’inaspettata retrocessione.
Francesco Baiano: croce e delizia tra Firenze e Derby
“Si creò una spaccatura tra la società e la squadra. Una partita dominata ma persa contro l’Atalanta diventò il pretesto per cacciare l’allenatore”. Gigi Radice aveva costruito una squadra che funzionava e che era arrivata fino al secondo posto: aveva la fiducia dei giocatori, e il suo esonero fu un brutto colpo per tutti, facendo crollare il rendimento della squadra. Ma Francesco Baiano, autore comunque di 11 gol in 36 partite, decise di rimanere anche in Serie B. Purtroppo, un brutto infortunio gli fece saltare quasi tutta la stagione nel campionato cadetto, vinto dai ragazzi ora guidati da Claudio Ranieri grazie alle reti di Batistuta.
La Fiorentina, anche senza Ciccio Baiano, ottenne la promozione, ma nella nuova annata in Serie A tutti si aspettavano di vedergli fare faville accanto al collega argentino. Ranieri lo schierò titolare, ma in realtà l’attaccante campano non riuscì ad avere l’incisività offensiva di un tempo, limitandosi a 3 gol in tutta la stagione. Dopo il decimo posto in classifica e i quarti di Coppa Italia, il presidente Cecchi Gori si aspettava un salto di qualità, e in effetti nell’annata 1995/1996 le cose migliorarono sensibilmente.
Ispirati dall’estro di Rui Costa, le punte di Ranieri ebbero un rendimento eccellente: oltre al solito Batistuta (27 reti stagionali), Robbiati ne mise 7, e Baiano 14 in 33 partite. La Fiorentina arrivò quarta in campionato e vinse la Coppa Italia, poi all’inizio della stagione seguente aggiunse in bacheca anche la Supercoppa nazionale. Baiano soffrì però la concorrenza del nuovo acquisto, il belga-brasiliano Lulù Oliveira, strappato per 9 miliardi al Cagliari. Nonostante questo, la Fiorentina di Ranieri visse un’altra bella stagione, raggiungendo le semifinali di Coppa delle Coppe (dove venne fermata dal Barcellona di Figo e Ronaldo) e chiuse al nono posto in Serie A.
Ma a Cecchi Gori non bastava, così in estate ci furono nuovi cambiamenti. Il più importante riguardò la panchina, dove a Claudio Ranieri subentrò Alberto Malesani. La nuova idea tattica prevedeva di valorizzare la coppia Batistuta-Oliveira, con in appoggio Rui Costa e un altro giovane geniale centrocampista offensivo: Domenico Morfeo, pagato 8,5 miliardi all’Atalanta. Per Baiano non c’era più spazio, e così venne ceduto per 650.000 sterline al Derby County, in Premier League.
A quei tempi, il campionato inglese non aveva la fama che ha oggi, e anzi era molto frequente che le squadre locali acquistassero giocatori italiani magari non più di primissima fascia per alzare il livello della propria rosa. A 29 anni, Ciccio Baiano si trasferì al Derby dalla Serie A assieme all’esperto centrocampista del Milan Stefano Eranio. La squadra allenata da Jim Smith voleva migliorare il dodicesimo posto dell’anno prima, e puntava molto su Baiano come partner offensivo del costaricense Paulo Wanchope, ma per la verità l’annata inglese dell’ex bomber del Foggia non fu particolarmente soddisfacente.
Il Derby County chiuse con un ottimo nono posto in Premier League, ma Ciccio Baiano non si era granché ambientato. Giocò poco anche nella stagione seguente, che vide i Rams arrivare ottavi in classifica, e dopo 16 reti in due stagioni fece ritorno in Italia. A inizio 2000 tornò in campo in Serie B con la Ternana, segnando 1 gol in 15 partite; poi si trasferì alla Pistoiese, sempre nella serie cadetta, dove per due stagioni arrivò sempre a quota 12 reti complessive, ma se nella prima annata era riuscito a salvare gli arancioni, nella secondo i suoi gol non bastarono.
Nel 2002, a 34 anni, Baiano scese addirittura in Serie C2 alla ricerca delle ultime glorie di carriera. Nella Sangiovannese di San Giovanni Valdarno, agli ordini di Giuseppe Sannino e accanto a un giovane Davide Moscardelli, raggiunse un sesto posto nel Girone B del campionato. L’anno seguente, diventò il leader dell’attacco dopo la cessione del collega, e con 11 reti condusse la formazione toscana alla promozione in Serie C1. Un risultato importante, che andò di pari passo anche all’arrivo in panchina di un giovane allenatore toscano (anche se pure lui nato a Napoli): Maurizio Sarri.
Francesco Baiano: gli ultimi anni in campo e la vita da allenatore
Rimase alla Sangiovannese altre due ottime stagioni in C1, di cui la seconda, agli ordini di Piero Braglia (di cui era anche divenuto collaboratore), fu ancora miglior realizzatore della squadra, condotta fino al quarto posto. A 40 anni, prima di appendere gli scarpini al chiodo, si concesse un’ultima avventura con la maglia del Sansovino, vicino Arezzo, in qualità di allenatore-giocatore, ma riuscì a segnare un solo gol in 19 partite, senza evitare la retrocessione dei suoi dalla Serie D all’Eccellenza.
Baiano proseguì allora la sua carriera in panchina, andando nel 2010 a fare il vice di Giuseppe Sannino al Varese in Serie B, sfiorando una clamorosa promozione. Seguì il tecnico campano al Siena, in Serie A, ottenendo una bella salvezza e una inattesa semifinale di Coppa Italia. Nel 2012, la coppia visse una stagione travagliata al Palermo di Zamparini, sempre in A, e l’anno seguente un’altra poco positiva al Chievo, con l’esonero dopo dodici giornate.
A quel punto, Ciccio Baiano ha deciso di mettersi in proprio. Nel 2014/2015 ha fatto una buona stagione in D con lo Scandicci; nel 2016/2017 ha perso la finale dei play-off della Serie D col Varese; nel 2019/2020 è tornato a lavorare in Toscana, occupandosi della Primavera del Pisa, club in quel momento in Serie B. E dalla scorsa estate è tornato a guidare una prima squadra, accettando la proposta dell’Aglianese, vicino Pistoia, militante in Serie D.