Filippo Ganna ha rilasciato una lunga intervista a El Paìs, in cui l’azzurro è tornato a parlare del record dell’ora: “I momenti prima della gara, le due ore in cui inizi a prepararti, le mani sono fredde, poi sudate, poi fredde, piangi, il viso è pallido. Il momento di maggior stress sono i 50 secondi precedenti, quando comincia il conto alla rovescia. Cerchi di nascondere l’ansia dietro gli occhiali. Una questione di testa, ma anche gambe, eh. Ti svuoti fisicamente. Avere una buona testa ti aiuta ad andare avanti quando non stai bene. La testa è il 70% della prova”.
Ganna ha spiegato meglio cosa si prova durante una gara come quella: “La prima mezz’ora niente, assolutamente niente, testa vuota, cercavo solo di sentire le gambe, che non erano stanche e rispettavano i tempi che ci eravamo prefissati. Per i successivi 15 minuti, mi sono detto: “Posso fare qualcosa di grande”. E negli ultimi 15 volevo cadere per porre fine a quella prova. Ma la mia più grande virtù è la capacità che ho quando soffro molto in bici di dire: “No, non fa male, te lo stai immaginando””.
Poi svela: “Il record dell’ora? Non ci riproverò più a meno che non battano il mio record. E se lo batteranno, farò come Wiggins, aspetterò fino alla fine della mia carriera per provarci. Sarà l’ultima gara che farò”.
Ganna conclude con una confessione: “Il ciclismo? Quando è il tuo lavoro ci sono momenti in cui non è molto divertente, perché la giornata non finisce mai. Proprio come qualsiasi lavoro normale. Ci sono giorni in cui dici: “Jolín, sarei felice di fare qualcos’altro”. In quei giorni devi essere forte mentalmente, superarli e tornare ai bei giorni. Quando tutto va bene, ovviamente ti diverti, perché non ti dà fastidio, hai la sensazione che non vorresti mai smettere. Ma quando arriva la brutta giornata, o perché sei caduto, o perché hai problemi e non pedali come vorresti, odi la bici. E anche profondamente“.