Per l’Italia della scherma, soprattutto oggi il bronzo di Luigi Samele acquista un senso in più. Per quanto accaduto a Filippo Macchi, sopraffatto dalle non decisioni dell’arbitro, che gli ha assegnato de facto un argento avvelenato da quanto sarebbe potuto essere e non è stato. Per l’esclusione addirittura ingiusta della portabandiera Arianna Errigo e una sequenza di valutazioni e decisioni che ha generato la regola del 14-14. Una norma non scritta, una constatazione amara ma tangibile di queste Olimpiadi parigine.
Le prime per Samele dopo aver portato via dall’Ucraina la sua compagna, il bronzo olimpico nella sciabola (strani incroci, ma necessari) Olga Kharlan, la quale ha dedicato la medaglia al suo Paese, alla sua gente, a chi non ha voce. Lo sport sa essere politico. Da sempre e alle Olimpiadi una simile constatazione appare ovvia, all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino.
- Luigi Samele e Olga Kharlan bronzo alle Olimpiadi
- La fuga dall'Ucraina
- Il rientro in Italia
- La mancata stretta di mano con Smirnova
Luigi Samele e Olga Kharlan bronzo alle Olimpiadi
Olga ha conquistato la prima medaglia dell’Ucraina, in questi Giochi Olimpici nell’anno di grazie 2024 ovvero anno di guerra numero 2 dall’invasione russa del 24 febbraio. Ha lasciato il suo paese, quando la situazione è precipitata: aveva già da tempo una relazione con Samele, schermidore azzurro specializzato nella sciabola e già bronzo e due volte medaglia d’argento alle Olimpiadi. Luigi ha attraversato l’Europa per salvare Olga dalla disperazione e la sua famiglia dalle bombe russe.
“E’ allucinante, in un momento il loro mondo è cambiato – aveva raccontato Samele a La Gazzetta dello Sport – . E a sentire quello che raccontano mi sembra di essere tornato a quando mi sedevo a tavola con mio nonno e mi diceva di quando doveva cercare il pane, ci si rubava un pezzetto di carne. Sembra impossibile che succeda adesso, non ti ritrovi”. In auto hanno attraversato l’Europa, per mettere in salvo con la sorella e il nipotino. “Quando l’ho vista non sapevo che cosa dire, è una situazione così assurda. Non è come quando succede qualcosa di brutto ma vedi una speranza, o c’è una malattia e sai che ci può essere una cura. Qui da una parte c’è uno che vuole invadere e dall’altra un popolo che si difende”.
La fuga dall’Ucraina
Olga “Non mangiava, non dormiva. Era sempre a guardare che cosa succedeva, cercava le foto dei bombardamenti per vedere se c’era la sua casa. Suo padre e sua madre vivono a Kiev con la sorella Tanya, il giorno in cui sono cominciati i bombardamenti il nipotino ha compiuto un anno. Anche nel pericolo massimo, mi sono messo nei suoi panni: anch’io in una situazione così avrei voluto vedere mio padre e mia madre. Le ho detto: vai, facciamo uscire dall’Ucraina tua sorella e tuo nipote. Appena varcate il confine io prendo l’aereo e vi riporto qui”.
Una volta rientrati, entrambi hanno cercato di riprendere gli allenamenti e di normalizzare un quotidiano che non poteva essere assimilabile a quel che ra il “prima”. Per Olga, campionessa con tre Olimpiadi alle spalle, questo esperienza a Parigi aveva (ed ha) una valenza personale che trascende la dimensione sportiva che la accredita a un livello superiore, complesso e multifattoriale, che nella dedica a fine incontro esplicita la volontà di mantenere alta l’attenzione della Comunità Internazionale sull’Ucraina.
Il rientro in Italia
“Olga era rientrata in Ucraina subito dopo l’inizio della guerra. La sua famiglia ha dovuto cambiare più volte città per allontanarsi dai combattimenti”, aveva raccontato Samele a Un giorno da pecora, dopo il loro rientro in Italia. Lontana dai bombardamenti ma con il cuore in Ucraina, Kharlan oggi è felice al fianco del compagno.
La stessa Olga, in quel dopo non ancora sfociato in un dialogo di pace tra Russia e Ucraina ancora in conflitto sostenute da alleati e finanziamenti, nel luglio 2023 durante i Mondiali di Milano è stata al centro di un gesto forte.
La mancata stretta di mano con Smirnova
Dopo aver vinto contro la russa Anna Smirnova nei trentaduesimi della sciabola femminile del Mondiale. Gara in cui ha trionfato, ma poi venne sospesa: tutto per aver rifiutato di stringere la mano all’avversaria. Il CIO decise, però, di non penalizzarla.
Al Corriere della Sera, nel day after, spiegò come quel comportamento le sembrò una provocazione. Kharlan aveva maturato la sicurezza che vi fosse premeditazione, in quella ostinazione. Qualcosa di pianificato.
Allora preferì mettere la mano sul cuore, invece che stringerla alla rivale russa in segno di resilienza e rispetto per il suo paese. Una posizione politica, e come tale va soppesata e trattata. Perché lo sport non è solo agonismo e una medaglia ne è solo la riprova.