L’immagine più adatta per raccontare Igor Protti è una palla che varca la linea di porta e tocca la rete. Una rappresentazione chiara ed iconica del gol. Sono porte principalmente di provincia ma nel suo DNA c’è sempre stato il gol.
La sua è stata una carriera meravigliosa; Protti è stato un attaccante di assoluto livello, ha deliziato delle platee importanti anche se non è riuscito ad incidere con squadre di primissima fascia. Tutto questo conta relativamente poco: Protti ha incantato e ha scritto la storia del calcio italiano. Insieme ad una leggenda come Dario Hübner è detentore di un record difficile da replicare. Sono gli unici ad essere finiti in cima alla classifica marcatori delle prime tre categorie italiane professionistiche. In Serie A ci è riuscito con la maglia del Bari, mentre in Serie B e Serie C con quella del Livorno. Con i pugliesi, inoltre, risulta anche l’unico nella storia del massimo campionato italiano ad essere stato il miglior realizzatore ma poi ad essere retrocesso sul campo con la squadra.
Soprannominato lo Zar, nasce a Rimini il 24 settembre del 1967. Protti è un predestinato, inizia la sua carriera a 16 anni in Serie C con il Rimini. Debutta in prima squadra il 27 maggio del 1984. L’enfant prodige si trasferisce nel 1985 al Livorno, squadra in cui tornerà anche in un secondo momento, dopo ben 11 anni. Nella prima parentesi in maglia amaranto colleziona 75 presenze e mette a referto 12 reti. Diventa idolo e si lega al popolo livornese quando farà ritorno in Toscana una seconda volta.
Viene mandato in prestito al Virescit Bergamo ma la prima vera e piccola consacrazione avviene in un biennio di fine anni ‘80 e inizi anni ‘90 con il Messina. In Sicilia debutta in Serie B e in tre anni mette a segno 32 reti. Poi ecco il Bari, una seconda tappa chiave della sua splendida carriera. Con i pugliesi due stagioni in Serie B e due in Serie A con il campionato 1995/96 che sembra essere quello della sua definitiva ascesa. Arriva l’opportunità della Lazio ma Protti non incide e per questo motivo i biancocelesti lo cedono in prestito al Napoli. In Campania sono 27 i gettoni di presenze, viene successivamente ceduto in prestito alla Reggiana in Serie B. Nel 1999 Protti scende di categoria e disputa il campionato di Serie C ma ritrova la sua amata Livorno. Si ritira dal calcio all’età di 37 anni, lasciando la fascia di capitano a Cristiano Lucarelli. La sua ultima partita è un Livorno-Juventus terminato 2-2 con Protti che saluta il calcio giocato come sempre: facendo gol. Un vizio, forse anche di più.
Igor Protti e il Livorno
Lo Zar, in Toscana, vive una storia d’amore. Una storia che inizia ufficialmente nel 1985 e caratterizzata da due momenti. Il primo è quando ci arriva non ancora diciottenne, ci resta per tre stagioni con l’attaccante che sarà capace di fare esperienza totalizzando 75 presenze e 12 reti.
Poi, dopo un lunghissimo percorso durato 11 anni, nel 1999 torna a casa, nella sua Livorno. Ci torna perché: “Ai miei amici di Livorno durante la mia carriera avevo promesso che sarei tornato a vestire la maglia amaranto e avrei dato una mano. Il mio obiettivo principale era quello di riportare gli amaranto in Serie B. Mi ricordo che quando nel 1985 arrivai a Livorno da ragazzino sentivo i tifosi dire “sono 15 anni che non andiamo in Serie B” e ho fatto mia questa esigenza, vivendo come una missione il voler restituire qualcosa a questa gente che mi aveva accolto con tanto affetto, anche perché caratterialmente sono portato a cercare di sposare le cause difficili perché mi stimolano“.
Una missione che potremmo definire senza troppi giri di parole compiuta. La prima annata, in Serie C, si rende protagonista con 11 marcature ma gli amaranto non vanno oltre un ottavo posto in classifica. L’anno successivo Protti inizia a dare un’impronta ancora più consistente vincendo la classifica marcatori del girone A con 20 reti. É il Livorno di Osvaldo Jaconi, gli amaranto sfiorano il ritorno in Serie B arrendendosi solamente alla doppia finale playoff persa contro il Como. Tra lo Zar e il mister si crea un buon rapporto, entrambi hanno gli stessi obiettivi e hanno una visione ben chiara di quella piazza che, come diceva Jaconi, “non vuole campioni, ma uomini veri, disposti a sposare una causa, ad amare un popolo”. Protti è stato un uomo vero, apprezzato spassionatamente da tutta la città e dalla tifoseria. Non solo per il vizio del gol ma anche per le sue qualità umane.
L’anno successivo è quello del ritorno in Serie B, dopo trentun’anni di attesa. Protti riporta il suo Livorno nella cadetteria con grande stile, mettendo a referto 27 reti. Stesso numero di Cristian Riganò, entrambi dunque vincitori della classifica marcatori. Una lotta ardua e complicata con lo Spezia. Nelle ultime tre giornate Protti è una macchina da gol. Il 21 aprile, infatti, è decisivo nella vittoria per 1-0 contro il Lumezzane, mentre sette giorni più tardi nei minuti finali segna il 2-1 decisivo contro il Treviso. Un gol pesante. Nell’ultima giornata è festa grande: 3-0 all’Alzano e doppietta per Protti.
In Serie B il Livorno riparte da Roberto Donadoni. Gli amaranto partono subito bene conquistando 6 punti nelle prime tre gare. Protti non delude le aspettative perché va in gol in tutte le partite. É il preludio di una stagione dove gli amaranto termineranno il campionato al 10° posto con lo Zar che riesce a vincere la classifica marcatori con 23 reti all’attivo. Si tratta di un record perché proprio in quell’annata diventa, insieme ad Hubner, uno dei calciatori della storia del calcio italiano a vincere la classifica marcatori di tutte le categorie professionistiche (1995/96 in Serie A, nel 2002/03 in Serie B e negli anni che vanno dal 2000 al 2002 in Serie C).
C’è un episodio che però poteva stravolgere i piani di Igor. A fine novembre gli amaranto affrontano il Messina, la sua ex squadra. Prima del fischio d’inizio va a salutare i tifosi siciliani ma quel gesto, per alcuni supporters livornesi, viene visto come un tradimento. Al termine del match una cinquantina di tifosi lo aggrediscono verbalmente. Un episodio che lo aveva spinto a lasciare il calcio. Lo Zar sembra essersi perso, era privo di tutto quello che serviva per andare avanti. Un uomo completamente svuotato e triste. La città, però, è pronta a reagire e lo fa in tutti modi con Protti che alla fine cambia idea. Scelta migliore non poteva essere fatta.
Come recita il detto: “il meglio deve ancora venire”. Frase più azzeccata per quello che accadrà l’anno dopo. Nella stagione 2003/04 la mostruosa coppia Protti-Lucarelli fa faville. Mettono a segno complessivamente 53 reti; 24 sono quelli di Protti e 29 quelli di Lucarelli. Numeri spaventosi che riporteranno dopo cinquantaquattro lunghissimi anni di attesa il Livorno in Serie A. Accadde il 29 maggio del 2004 vincendo 3-1 a Piacenza.
Conclude la sua carriera l’anno successivo. Lo fa dopo aver riportato la sua amata Livorno nel grande calcio italiano. Una sfida vinta. Protti si era sdebitato. Mette a segno 6 reti, disputa la sua ultima partita nel 2-2 casalingo contro la Juventus. Nemmeno a dirlo va in gol, inevitabile l’ovazione quando viene rimpiazzato da Danilevicius. Il club, nel mese di dicembre, annuncia il ritiro della maglia numero 10. Quella di Igor, quella dello Zar. Due anni dopo Protti rimette in gioco il numero e il suo erede sarà Francesco Tavano.
Lazio, Napoli e l’Inter: Protti e le big
La prima volta in Serie A di Igor è a 25 anni. Ci arriva con la maglia del Bari, dopo due annate di B in cui metterà a segno 15 reti in 51 presenze. Anche questa è una piazza che Protti amerà follemente, così come faranno gli stessi baresi con lui: “So quello che provo per Bari e quello che la gente lo prova per me” ha spesso affermato pubblicamente. Nella prima esperienza tra i grandi impiega un po’ di tempo per rompere il ghiaccio e andrà a segno appena 7 volte. Però con “Il Cobra” Sandro Tovalieri riesce a costruire una buona coppia d’attacco che permetteranno al Bari di ottenere la salvezza.
L’exploit dello Zar si materializza nella stagione successiva. Tovalieri lascia la Puglia, lui si prende la scena. Sono 24 le reti complessive, un bottino che permetteranno a Protti di vincere il titolo di capocannoniere. Un bottino così cospicuo che non basterà questa volta al Bari per ottenere la salvezza. Bari resterà nel cuore di Protti. Un momento iconico è nell’ultima giornata di campionato, quando ormai il Bari era già condannato e al San Nicola arriva la Juventus. I baresi vogliono spingere Protti a vincere il titolo di capocannoniere e lui risponde con una doppietta. Missione compiuta.
Sembra essere il preludio di una carriera destinata a prendere strade di primissima fascia. Igor, nel mercato estivo, è molto vicino a firmare con l’Inter. I nerazzurri dovevano però prima concretizzare la cessione di Ivan Zamorano. L’affare non si fece e il club meneghino fece un passo indietro. Ne approfitta la Lazio che lo strappa al Bari per una cifra pari a 7 miliardi di lire. È una stagione al di sotto delle aspettative. Appena 7 gol realizzati e un rapporto, quello con Zdenek Zeman, mai sbocciato del tutto. Sull’allenatore boemo si è espresso così: “Partimmo male e il mio rapporto con il boemo si ruppe. Non mi sentivo tagliato per i suoi movimenti, glielo dissi, volevo più libertà. Davo rispetto e lo pretendevo”. Sulla carta la coppia con Signori era destinata ad esplodere ma fu un vero e proprio flop. Il girone di andata fu disastroso, Protti e compagni escono dalla Coppa Uefa e non sono mai effettivamente in lotta per lo Scudetto.
Viene ceduto in prestito al Napoli l’anno dopo. Una scelta che venne poi spiegata dallo stesso Igor così: “Perché Napoli? Perché a Napoli non si può dire di no, c’era un rapporto di collaborazione tra il Napoli e la Lazio in quel periodo, gli sponsor erano abbastanza vicini, arrivai in prestito come spesso accadeva in quei tempi. Tanti compagni giocatori a volte non li ritrovavi il giorno dopo un allenamento. Galeone portava i suoi giocatori, come Allegri; Mazzone portò Giannini, c’era un movimento continuo negli spogliatoi e poi a livello societario queste problematiche sfociarono nella ripartenza in C“. Fu, infatti, una stagione altamente negativa, una delle peggiori della storia del club partenopeo. Arriva la retrocessione in B prima del fallimento del club con Protti che segna appena 4 reti.
È il momento in cui la carriera di Protti prende una piega definitiva. Tanto forte in quei club di provincia ma un po’ sfortunato quando ha avuto la possibilità di fare il grande salto. Va alla Reggiana nel 1998, per poi diventare Re di Livorno e concludere la sua lunga carriera in Toscana.
Cosa fa oggi Protti
Terminata la vita da calciatore, Protti si è subito attivato per restare nel mondo del calcio come molti dei suoi ex colleghi. Ha preso il patentino da allenatore ma finora non ha mai allenato una squadra di nessun livello. È stato nominato direttore sportivo del Tuttocuoio e poi osservatore del Catania. Lo scorso 12 luglio 2022, anche se aveva già ricoperto un ruolo fino alla stagione 2018/19, è tornato nella sua amata Livorno. Il club amaranto lo annuncia con questa nota: “L’Unione Sportiva Livorno 1915 comunica di aver affidato il ruolo di direttore generale a Igor Protti, 54 anni, bandiera amaranto, nella scorsa stagione club manager della società”.
Non sono mancate le apparizioni come ospite nelle varie tv locali e non. Ha partecipato a diverse partite di beneficenza ma si è anche buttato nel mondo dell’imprenditoria gestendo un agriturismo molto lussuoso in una zona della provincia di Pisa.
Protti è e resterà un bomber. Alcuni sostengono che lo sia stato solo di provincia perché guardando la sua carriera e il suo curriculum verrebbe da dire solo questo. Igor, però, è stato molto di più; un giocatore capace di segnare 225 reti in 545 partite. Sicuramente non un numero insignificante ma abbastanza cospicuo per dire e affermare che ha vissuto una vita cercando sempre di buttare quella “maledetta” palla oltre la rete. Probabilmente meritava migliori sorti ma ci sono anche carriere di questo tipo e Protti è l’esempio che nella vita si può essere protagonisti in ogni modo.