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Il monologo di Filippo Tortu a Le Iene: lo sport a scuola non è solo ripassare per l'interrogazione. La rivoluzione culturale

Ospite de Le Iene, il campione olimpico ha interpretato un monologo che celebra lo sport ma chiede anche che venga messo al centro dei programmi scolastici

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Quando i tifosi azzurri hanno incominciato ad avvertire le prime note dell’Italia s’è desta, era lui a coprire l’ultima frazione della staffetta della 4x100m che ha deciso la medaglia d’oro olimpica a Tokyo 2020, i Giochi perfetti per l’Italia dell’atletica leggera anche e soprattutto per l’oro sui 100m conquistato da Marcell Jacobs con 9’80”.

Sono trascorsi anni, due per la precisione, da quelle notti perfette per gli azzurri. Qualche delusione sia per Jacobs, sia per Filippo Tortu e soddisfazioni a iosa. Ospite de Le Iene, è toccato al velocista brianzolo di origine sarda sciogliere la posizione dell’atletica italiana rispetto ai recenti cambiamenti. E presentare quelle istanze che lo rendono portatore sano di volontà, necessità, obiettivi per contrastare fenomeni quali abbandono scolastico o bullismo.

Troppo? Poco? Lo sport può aiutare, forse non risolvere del tutto alcuni nodi, ma supportare operatori, docenti e personale a sostenere percorsi non semplici.

Filippo Tortu a Le Iene: il monologo

Quello che lo sport e l’atletica, nello specifico, hanno imposto nell’esistenza di Filippo Tortu ha provato a interpretarlo anche in questo monologo che, a Le Iene, ha offerto una componente inedita per il grande pubblico che lo segue e lo stima per i suoi successi sportivi. Lui che si è innamorato dell’atletica vedendo un documentario da bambino su Livio Berruti a Roma, oro alle Olimpiadi del 1960 sui 200m.

“In questi giorni si è parlato molto dei valori e della formazione degli atleti professionisti. Io credo che una rivoluzione culturale nello sport debba ripartire dalle scuole, dove l’educazione fisica spesso è concepita come l’occasione per giocare con un pallone senza troppi pensieri, o ripassare per l’interrogazione dell’ora successiva. Io mi sono innamorato dell’atletica grazie a un documentario sulla vittoria di Livio Berruti nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma, e credo che mostrare e raccontare ai ragazzi le grandi imprese sportive possa essere il primo passo per emozionare e trasmettere i veri valori dello sport. Lo sport fa stare in salute, ma va messo al centro delle nostre vite e dei programmi scolastici per tante altre ragioni: perché ti porta fuori dalla tua comfort zone e ti costringe ad affrontare i tuoi limiti; perché ti insegna a mantenere la calma sotto pressione, a prenderti le tue responsabilità, a esserci per gli altri, a rispettare loro e le regole, tutte lezioni che ti porti dietro a vita. Qualcuno dirà che è difficile, che mancano le strutture e i fondi, ma questo cambiamento da qualche parte deve pur iniziare. Perché insegnare lo sport è una sfida che si vince non solo quando un ragazzo diventa un atleta professionista, ma quando diventa un essere umano migliore. Solo allora si vince tutti, per davvero”, le parole del suo monologo.

Certo, come sempre si è prestato anche ad altro Tortu in compagnia dei conduttori de Le Iene, dopo un Mondiale al di sotto delle aspettative ma accompagnato comunque da premesse non favorevoli per il team azzurro: Tokyo non è archiviata, ma più lontano sì.

Filippo si è preso l’oro olimpico dopo una carriera che prometteva questo e altro, fino ai Giochi pandemici: è uno dei “magici quattro” che hanno messo a segno l’impresa incredibile della staffetta 4×100.

Chi è Filippo Tortu

Nato a Milano il 15 giugno del 1998 da padre sardo (il suo allenatore) e madre lombarda, è stato e sarà per sempre il primo velocista italiano a scendere sotto i 10″ nella gara regina dell’atletica leggera: i 100 metri piani.

Tortu inizia a praticare atletica leggera nel 2006 all’età di otto anni, nella Polisportiva Besanese, storica società di Besana in Brianza. Già nel 2010 e 2011 arrivano le prime vittorie di rilievo con i successi nelle categorie prima e seconda media: conquista anche il titolo di ragazzo più veloce di Milano ed è quello il momento in cui decide di dedicarsi definitivamente all’atletica allenato dal padre Salvino, ex velocista sardo di Tempio Pausania.

Nel 2013 vince gli 80 metri ai campionati italiani cadetti con il tempo di 9″09, l’anno successivo si laurea campione italiano under 18 dei 200 metri con 21″42. Ma per lui c’è altro in serbo: ai Giochi olimpici giovanili di Nanchino 2014, nel corso delle batterie dei 200 metri, cade sulla linea d’arrivo rompendosi entrambe le braccia e non potendo quindi disputare la finale.

Il primato di Pietro Mennea

Per Filippo è solo una battuta d’arresto. Nel 2016 si aggiudica a Rieti il suo primo titolo italiano assoluto, vincendo la finale dei 100 metri in 10″32 davanti a Federico Cattaneo (10″40) e Massimiliano Ferraro (10″44). Nello stesso anno, a luglio, partecipa ai Mondiali under 20 di Bydgoszcz, dove conquista la medaglia d’argento nei 100 metri giungendo secondo con il tempo di 10″24.

Nel 2017 migliora per due volte il primato italiano juniores dei 60 metri indoor al meeting di Magglingen, in Svizzera, con tempi record per un ragazzo italiano: Filippo corre le batterie in 6″67, abbassando di un centesimo il precedente record detenuto da Pierfrancesco Pavoni e risalente al 1982. In finale si migliora e migliora ulteriormente il tempo a 6″64.

L’anno successivo, dopo aver migliorato il proprio record personale dei 60 metri indoor con 6″62, il 23 maggio al meeting di Savona, porta il suo primato personale dei 100 metri a 10″03: è la seconda miglior prestazione italiana di sempre, davanti a lui c’è solo il 10″01 di Pietro Mennea. Un appuntamento che non manca quando meno di un mese dopo, il 22 giugno 2018, al Meeting de Atletismo Madrid, diventa, a 20 anni appena compiuti, il primatista italiano dei 100 metri piani con il tempo di 9″99. Scende sotto i 10” e batte Mennea: non male per un ragazzo di 20 anni appena.

Fonte: ANSA

Filippo Tortu a Budapest, durante la staffetta

L’oro olimpico nella staffetta

Poche settimane dopo aver ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana, si ripete e torna a correre sotto i 10″ alla “Fastweb Cup” di Rieti, quando vince i 100 metri con il tempo di 9”97 anche se la prestazione non è però omologabile, a causa del forte vento a favore (+2,4 m/s).

A Doha, nel 2018, ai Mondiali sulla distanza dei 100 metri piani arrivando terzo in batteria con 10″20, poi terzo anche in semifinale in 10″11 e qualificandosi alla finale che corre in 10″07. Insomma, un crescendo che in parte viene oscurato da Marcell Jacobs che ha nel 2020 e poi nel 2021 i suoi anni migliori.

Il 2020 si apre per Tortu con una grande prestazione ad Ancona dove conquista il titolo di campione italiano assoluto indoor sui 60 metri piani con il tempo di 6″60. Stagione che però andrà avanti senza grandi acuti e con diversi problemi fisici, complice anche il Covid.

Nel 2021, anno che a causa della pandemia diventa quello delle Olimpiadi, Filippo Tortu perde il record nazionale dei 100 metri piani a favore di Marcell Jacobs, ma grazie anche al neo campione olimpico si aggiudica l’oro sulla staffetta e realizza in parte uno dei suoi sogni da sportivo.

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