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Il re Belasteguin: "Padel sport del futuro, in Italia boom maggiore"

Il più vincente padelista della storia: "Uomini e donne, bambini e anziani si divertono dal primo giorno. Non vedo nient’altro che entusiasmi così tanto".

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Il re Belasteguin: "Padel sport del futuro, in Italia boom maggiore" Fonte: Getty Images

Il padel è lo sport del momento e del futuro. Basti pensare che ha ormai 16 milioni di praticanti abituali nel mondo (in Italia sono 400 mila: triplicati in un anno). La Gazzetta dello Sport ha intervistato Fernando Belasteguin, campione spagnolo che per 16 anni è stato il numero uno al mondo dopo 277 finali giocate e 226 tornei vinti. Il più vincente padelista della storia non può che essere felice per questa passione che sta travolgendo tutti: “Il padel è cambiato come la vita stessa, come ogni sport: si modificano palline, campi, tattiche, allenamenti. Ciò che non è cambiata è la magia che cattura la gente: il padel è un’arte, ma per tutti. Uomini e donne, bambini e anziani si divertono dal primo giorno. Non vedo nient’altro che entusiasmi così tanto”.

La diffusione del padel procede bene secondo Belasteguin: “Siamo piccoli, ma cresciamo perennemente: il domani sarà molto, molto più grande dell’oggi perché questo è davvero lo sport del futuro. Sono certo che riempiremo gli stadi, che si giocherà in tutto il mondo, che crescerà l’interesse per il circuito pro’, il World Padel Tour. Ultima destinazione i Giochi Olimpici: ci arriveremo presto e sarà emozionante. Il movimento italiano dove è arrivato? Io ho un legame speciale con l’Italia: ho tanti amici, non solo Gianluca Vacchi ma anche Francesco Totti o il presidente della Federazione Internazionale, Luigi Carraro. L’Italia, assieme alla Svezia, è il Paese in cui il boom è maggiore, ma prima di vedere italiani al top serviranno 10 anni. Intanto, vorrei aprire un Bela Padel Center anche da voi per formare i ragazzi: non assicuro loro di essere i migliori, ma di crescere e divertirsi sì”.

Belasteguin ha 42 anni e ora gioca con un 19enne: “Io e Sanyo Gutierrez ci siamo appena separati, da ora giocherò con Arturo Coello: quando lui nasceva nel 2002, diventavo numero uno al mondo… Mi ha colpito la sua voglia di faticare e il talento, io voglio aggiungere la mia etica di lavoro: se nel prossimo anno e mezzo dovessi frenare la sua crescita, mi farò di lato. Ma anche io – conclude Belasteguin – voglio ricevere qualcosa da lui: l’illusione che il tempo non passi mai”.

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