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Il talento non basta, Ronaldo: “Mi arrabbio se mio figlio beve Coca-Cola e aranciata”

CR7 ha parlato della possibilità che suo figlio diventi un calciatore: “Non ha ancora ciò che serve per arrivare al top”.

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Il talento non basta, Ronaldo: “Mi arrabbio se mio figlio beve Coca-Cola e aranciata” Fonte: Getty Images

Non basta essere il figlio di un calciaotre famoso per diventare un top player, non basta avere sulle spalle il cognome del papà per essere bravo come lui. Quanti esempi potremmo elencare per dimostrare che ci vuole molto altro, oltre al nome e al carisma di un padre predecessore?

Diventare un calciatore professionista vuol dire fare tanti sacrifici e rinunciare a tante cose: Cristiano Ronaldo che, nel corso della sua straordinaria carriera, ha fatto della dedizione al lavoro quasi una religione, è un esempio perfetto.

E questo modo di vivivere, questa filosofia di vita, sta cercando di insegnarla anche al figlio che, proprio come il papà, sembra aver ricevuto in dono qualità importanti. Secondo però il punto di vista di CR7, gli manca ancora qualcosa per poter realmente puntare a diventare un calciatore al top.

Durante la cerimonia dei ‘Globe Soccer Awards’ nella quale è stato proclamato ‘Miglior Giocatore del Secolo’, CR7 ha svelato il suo pensiero su Cristiano Junior:

“Mi chiedi se Junior ha tutto quello che serve per raggiungere il top? Non ancora — si legge sul ‘Corriere della Sera’ — con lui qualche volta sono duro. Beve Coca-Cola e aranciata e io mi arrabbio, ci litigo se vedo che mangia patatine fritte: non mi piace. Anche i miei figli più piccoli mi guardano così (mima uno sguardo impaurito), se li vedo mentre stanno mangiando cioccolata. Dobbiamo essere forti. Per essere sinceri, Junior ha il potenziale, è un ragazzo grande, è veloce, ha tecnica, ma questo non è niente, glielo dico sempre. Ci vuole tanta dedizione, tanto duro lavoro”.

Secondo Cristiano Ronaldo il semplice talento quindi non basta.

“Ogni tanto quando è a casa, gli dico di correre prima di andare all’allenamento e dopo gli suggerisco di andare nell’acqua fredda, per recuperare meglio. Lui mi risponde che l’acqua è molto fredda e non ha voglia, ma lo capisco, ha dieci anni. Dipende da lui, io non lo spingerò a fare il calciatore. Se mi chiedete se voglio che lo diventi, allora rispondo di sì. Ma farà quello che vuole, il dottore o qualcosa d’altro: voglio solo che pensi a essere il migliore”.

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