Un gol “Olimpico” alle Olimpiadi: è la storia perfetta di chi nel corso degli anni ha rasentato la perfezione in termini calcistici. Megan Rapinoe non sarà mai una giocatrice qualunque: è innanzitutto l’espressione di un movimento che è riuscito ad affermarsi e che in lei ha visto una figura fondamentale lungo il percorso.
Ha cambiato esultanza, ma non l’efficacia: è stata messa in discussione, in particolare dopo l’eliminazione degli USA alle semifiniali, per mano del Canada, ma è sempre determinante. Insomma: Rapinoe è rimasta Rapinoe, unica nel suo genere, ancora tra le migliori al Mondo.
“Siamo più vicine alla fine che all’inizio della nostra carriera”, ha spiegato commossa e delusa per il risultato dopo la gara contro la nazionale canaede, riferendosi a un’altra colonna del calcio statunitense, Carli Lloyd.
Ma tra il presente e il futuro ci sono ancora partite importanti da disputare e gol da mettere a segno. E, perché no, medaglie da indossare: Rapinoe, in fondo, ne ha giusto qualcuna (tra Mondiali, Olimpiadi e CONCACAF vinti).
Una l’ha messa al collo proprio oggi: è di bronzo, vero, ma ricevere una medaglia olimpica ha sempre un sapore speciale. Contro l’Australia, in finale per il terzo e quarto posto delle Olimpiadi di calio femminile, gli USA hanno vinto per 4-3.
Neanche a dirlo: due gol di Lloyd e due gol di Rapinoe. Il primo, però, entra di diritto nella storia del calcio femminile: è l’8′, partita iniziata da poco. Calcio d’angolo sul versante sinistro del fronte d’attacco statunitense:se ne occupa il Pallone d’Oro del 2019. Battuta e gol: un gol “Olimpico” alle Olimpiadi.
La storia che si fa viva, esulta di rabbia, quasi scacciando le critiche ricevute dopo la semifinale, poi alza il pollice. Ha scritto e firmato un altro capitolo di questo sport, l’ennesimo: in maniera infinita, nel suo stile.