Non ha potuto assistere alla doppia memorabile partita della sua Inter contro il Barcellona. Ma Evaristo Beccalossi, grande leggenda nerazzurra, ha comunque tanti motivi per sorridere. Dopo 47 giorni di coma, l’ex calciatore si è infatti risvegliato. A raccontare il dramma delle scorse settimane è stata la moglie, in una commovente intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Il campione con l’Inter nel cuore
Di presentazioni Evaristo Beccalossi non ne ha certamente bisogno. Anche se appartenuto ad un altro calcio rispetto a quello attuale, tutti hanno imparato a conoscerlo nelle vesti di opinionista – evidentemente appassionato di Inter – ma anche di dirigente come capo delegazione dell’Italia Under 19. In questi ultimi tempi, l’ex giocatore ha vissuto un periodo piuttosto delicato come ha raccontato la moglie in un’intervista.
L’inizio dei guai
Tutto è cominciato il 9 gennaio quando un amico che doveva accompagnarlo a Pavia si reca a sua e lo trova in evidente stato confusionale. Da lì la corsa all’ospedale Fondazione Poliambulanza di Brescia e la tac che evidenzia un’emorragia cerebrale. Eppure in quelle ore Beccalossi sembra il solito, scherza con la moglie e pure con i dottori. Pochi giorni dopo, però, la situazione precipita fino al come e al ricovero in terapia intensiva.
Il supporto degli amici e il risveglio
Il dramma è nelle parole dei medici riportate dalla moglie: “Non sappiamo se arriva a domani“. E invece dopo 47 giorni finalmente il risveglio. Nel frattempo in tanti non hanno fatto mancare la propria vicinanza: dall’Inter attuale rappresentata da Beppe Marotta a quella del passato con Lele Oriali e Canuti che gli ha portato una sigaretta. Anche la FIFA nella persona di Gianni Infantino si è fatta sentire.
Gli amici di sempre non lo hanno mai abbandonato, accompagnandolo in questo percorso che è durato da Natale a Pasqua. Spillo Altobelli, Alberto Bollini, Enrico Ruggeri, Nicola Savino, Max Pezzali: l’elenco è lungo a testimonianza di quanto dato da Beccalossi durante i suoi quasi 69 anni di vita. Una vita che continua, fortunatamente, anche se la riabilitazione appare bella lunga. Ma per chi è abituato a combattere non è un ostacolo insormontabile. Tant’è che l’altro giorno ha ammesso: “Voglio tornare a lavorare”.