Tra lunedì e martedì alcune squadre di Serie A hanno già ripreso gli allenamenti, nei modi consentiti dal DPCM del 26 aprile entrato in vigore il 4 maggio. L’Inter avrebbe dovuto iniziare il 5 maggio – una data estremamente evocativa – invece le cose sono andate diversamente. Il messaggio che trapela giunge dai giocatori dell’Inter: prima la salute, poi il resto secondo quanto riporta il Corriere della Sera.
I giocatori dell’Inter: le condizioni per tornare ad allenarsi
Tradotto: i calciatori non torneranno ad allenarsi finché ogni singolo giocatore, lo staff tecnico, la dirigenza e tutte le persone coinvolte nella vita della squadra non avranno ottenuto l’esito dei tamponi e degli esami del sangue. Un segnale netto, preciso che, alla luce di quanto avvenuto in Serie A e non solo a causa del coronavirus, detta i tempi della ripresa per tutti i singoli membri del club già fortemente segnato.
I precedenti: Lukaku e il Covid-19 del prof. Volpi
Non a caso Romelu Lukaku aveva parlato di tosse e febbre sospetta, per essere poi ripreso dal club, e lo stesso responsabile medico Piero Volpi, ortopedico dell’Humanitas, è stato fortemente colpito da Covid-19. Quanto accaduto non è rimasto in un angolo della memoria, almeno secondo i calciatori che indossano la maglia interista.
Prima test del sangue e tamponi
L’Inter già lunedì ha iniziato le visite, ma la situazione sanitaria in Lombardia è differente rispetto ad altre realtà. In Veneto è possibile fare liberamente i tamponi, mentre nella regione più colpita soltanto negli ospedali e in centri autorizzati si possono effettuare gli esami specifici. C’è stato così un fisiologico allungamento dei tempi nel testare i giocatori decisi, così come la dirigenza e lo staff medico, a non rischiare nulla.
Prima test del sangue e tamponi, poi il ritorno in campo
I calciatori, soprattutto dei club lombardi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sono preoccupati e vogliono ritornare al lavoro in sicurezza. La difficoltà oggettiva di dover organizzare in tempi stretti e senza preavviso gli esami, sostenuti in questi giorni dai nerazzurri all’ospedale Humanitas, ha fatto slittare la ripresa degli allenamenti. I giocatori non vogliono fare strappi alle regole, neanche il club e lo staff medico. Si va per gradi, anche per un senso etico e per non scavalcare i lavoratori chiamati al rientro in fabbriche e uffici.
“Stiamo andando, come è giusto che sia vista la situazione, a piccoli passi, augurandoci che possa esserci anche per il calcio la fase due, perché i calciatori e le calciatrici vogliono ricominciare in sicurezza a fare il proprio lavoro”, ha sottolineato Umberto Calcagno, vice presidente dell’Aic. I giocatori dell’Inter l’hanno preso in parola: non ci si muove senza la certezza che tutti siano negativi al coronavirus. Insomma, l’allenamento individuale rimane una scelta individuale in linea con quanto dichiarato in passato da Steven Zhang che ha dimostrato di tenere alla salute di tutti, oltre che al futuro della sua società.
Se nessuno risulterà positivo, gli allenamenti potrebbero riprendere venerdì, a turno con un medico, un fisioterapista e un allenatore dello staff. Con un avvio, almeno, in sicurezza.
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