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Iran senza pace, calciatori arrestati a Capodanno e poi rilasciati

Continuano gli scandali, le bufere e le proteste nel calcio in Iran: dopo quello che è successo ai Mondiali, il caso di Ali Daei, alcuni giocatori sono stati arrestati a Capodanno con l'accusa di festini misti e alcool

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Luca Fusco

Luca Fusco

Giornalista

Giornalista multimediale. Quando si accendono i motori, lui sgasa, impenna, derapa. E spesso e volentieri finisce sul podio

I calciatori iraniani erano saliti agli onori della cronaca per un Mondiale giocato con grande orgoglio e per quel gesto di protesta, nella prima partita, contro il regime di Theran. Ora invece il calcio in Iran è finito nell’occhio del ciclone per una festa di Capodanno con qualche eccesso di troppo specie per le leggi rigide del loro Stato da parte di molti giocatori. In una polemica infinita tra chi li punta il dito contro e chi li difende. Ma cosa è successo realmente?

Iran, “festino” per i calciatori: scatta l’arresto

Secondo quanto riportato in primis dall’agenzia iraniana Tasnim, alcuni calciatori in attività e alcuni ex calciatori di una delle squadre di spicco di Teheran sono stati arrestati a Capodanno a Damavand, vicino alla capitale dell‘Iran. I giocatori in questione all’arrivo della polizia, giunta sul posto dopo le segnalazioni dei vicini, sono stati trovati, riferisce l’agenzia, “in uno stato anomalo a causa del consumo di alcol”.

Iran, calciatori arrestati: le feste miste sono proibite

Dalla Rivoluzione islamica del 1979, in Iran è vietato partecipare a feste miste, con uomini e donne, e bere alcolici. Questa è l’accusa più grave per questo gruppo di giocatori ed ex tali arrestati a Capodanno nei pressi di Teheran. E la magistratura iraniana considera le feste notturne come un esempio di “anormalità e corruzione sociale”. Né le forze dell’ordine, né i media locali hanno riferito il nome delle persone coinvolte in questo maxi arresto, non è dato dunque sapere se tra gli arrestati ci siano calciatori di spicco, e nemmeno se alcuni di essi abbiano fatto parte della spedizione Mondiale in Qatar 2022.

Aggiornamento: rilasciati i quattro calciatori fermati

In serata è giunta poi la notizia del rilascio dei calciatori fermati, in tutto quattro come riportano i media, rilanciando a loro volta l’agenzia di stampa Club dei giovani giornalisti, legata alla tv statale. Inoltre, secondo un’altra agenzia, la Fars, due dei fermati militano nell’Esteghlal, squadra che nel recente passato fu allenata anche da Stramaccioni.

Iran, calcio nel caos: dalle proteste mondiali al caso Ali Daei

Ancora una volta comunque, nel giro di un mese o poco più, in un modo o nell’altro, il calcio iraniano sale agli onori della cronaca. In principio era stata la Nazionale Iraniana che ha partecipato ai Mondiali di Qatar 2022 a fare scalpore per il gesto di protesta: nessuno degli 11 giocatori in campo cantò l’inno prima della partita di esordio contro l’Inghilterra.

Nella partita successiva contro il Galles i giocatori furono costretti a cantare l’inno ma un altro segno di protesta arrivò dagli spalti dove una tifosa iraniana era stata costretta a rimuovere una maglia che inneggiava a Mahsa Amini, la ragazza deceduta dopo essere stata arrestata a Teheran dalla polizia religiosa e diventata poi simbolo delle proteste nel Paese asiatico contro il governo. La ragazza in questione si era anche dipinta il volta piangente di sangue.

Fonte: ANSA/Getty Images

Infine nei giorni scorsi era stata colpita la leggenda del calcio iraniano, Ali Daei, un passato anche in Bundesgliga, e secondo solo a Cristiano Ronaldo per numero di gol con la Nazionale. Le autorità iraniane una settimana fa hanno ordinato ad un volo W563 della Mahan Air, in viaggio dalla capitale a Dubai, di atterrare sull’isola di Kish: a bordo c’erano la moglie e il figlio di Daei che nel recente passato aveva criticato come molti suoi connazionali le proteste contro il regime di Teheran.

La sfida della campionessa Sara Khadim al-Sharia all’Iran

Sempre pochi giorni fa, la campionessa di scacchi, Sara Khadim al-Sharia ha giocato senza velo ai campionati del mondo ad Almaty, in Kazakistan in segno di protesta dopo aver già subito le conseguenze di questa scelta due anni prima. Prima di lei e della nazionale iraniana è stata la campionessa di arrampicata iraniana Elnaz Rekabi, la quale era rimasta vittima anche di un sequestro lampo ed è stata gravemente minacciata.

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