Un campionato del mondo, a prescindere dallo sport del quale si parli, è un evento capace di uscire dai confini sportivi per andare a coinvolgere spesso e volentieri dinamiche politiche, quando non nazionalistiche. Il discorso vale ancora di più per il calcio, disciplina nella quale ormai da anni, visto l’interesse e la popolarità planetari, ogni piccolo dettaglio è fatalmente ingigantito dalla grande attenzione mediatica.
- Qatar 202: l'Iran vince e sogna, a Teheran gioia e polemiche
- Iran, i retroscena sulla decisione dei giocatori di cantare l'inno contro il Galles
- Iran, il drammatico arresto di Voria Ghafouri e l'attesa per la partita contro gli Stati Uniti
Qatar 202: l’Iran vince e sogna, a Teheran gioia e polemiche
Càpita allora che anche una partita come Galles-Iran, sulla carta non certo una delle più accattivanti sul piano tecnico, possa trasformarsi in uno degli “eventi” più attesi e più chiacchierati dell’intero Mondiale, complice la drammatica situazione che si respira dalle parti di Teheran, dove da ormai oltre due mesi, dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni arrestata perché non indossava il velo islamico in maniera corretta, la situazione è fuori controllo tra proteste dei civili e le puntuali e sanguinose repressioni del regime.
Tutto questo ha coinvolto anche il calcio, vista la partecipazione della nazionale al Mondiale e soprattutto la vicinanza ai manifestanti espressa dai giocatori prima del debutto contro l’Inghilterra, sfociata nella clamorosa forma di protesta di non cantare l’inno nazionale.
Iran, i retroscena sulla decisione dei giocatori di cantare l’inno contro il Galles
Tale decisione aveva fatto diventare Taremi e compagni eroi nazionali per il popolo e contemporaneamente nemici giurati per il regime e una sparuta percentuale di tifosi, che non avevano esitato a dare degli “infedeli” ai componenti del gruppo del ct Carlos Queiroz. La squadra, tuttavia, non ha ripetuto la clamorosa protesta prima della partita contro il Galles: i giocatori hanno cantato, o meglio sussurrato a bassa voce e con la bocca semi-aperta, le note dell’inno nazionale, che fatalmente esaltano “la duratura, continua ed eterna Repubblica Islamica dell’Iran”. Il 2-0 ottenuto sul campo nei minuti finali, che ha rilanciato le quotazioni dell’Iran nella corsa agli ottavi di finale, è passato in secondo piano anche nel post-partita, offuscato dal dibattito di chi ha compreso la scelta dei giocatori e chi ha invece criticato la marcia indietro della squadra. Tra questi i non pochi tifosi presenti in Qatar che hanno provato a esporre striscioni inneggianti alla libertà salvo poi pubblicare sui social foto dell’intervento degli steward che hanno cercato di ‘oscurare’ gli slogan contro il regime.
Tutto è inevitabilmente avvolto nel mistero, così come il retroscena sulle possibili pressioni che sarebbero arrivate alla squadra da parte del regime, legate a quanto dichiarato dal presidente del Consiglio comunale di Teheran, Mehdi Chamran: “Non permetteremo a nessuno di insultare il nostro inno o la nostra bandiera”. A rincarare la dose c’ha pensato il giornale conservatore ‘Kayhan’, secondo il quale la decisione dei giocatori della nazionale di non cantare l’inno sarebbe stata influenzata dai media occidentali e dai social network. Impossibile pensare che tutto questo non abbia condizionato le menti dei giocatori prima del secondo impegno a Qatar 2022.
Iran, il drammatico arresto di Voria Ghafouri e l’attesa per la partita contro gli Stati Uniti
A rendere il clima ancora più drammatico, complicando la preparazione della squadra a una partita che può segnare la storia calcistica della nazionale, è stata anche la notizia dell’arresto del calciatore curdo Voria Ghafouri, uno dei calciatori più famosi d’Iran, ex nazionale, ma senza squadra dall’estate, si pensa a causa della forte presa di posizione a difesa della minoranza curda.
L’arresto di Ghafouri è avvenuto prima della partita contro il Galles, che però la squadra di Queiroz ha affrontato con la massima concentrazione e il massimo impegno. Ora il destino mette davanti all’Iran un’altra partita, quella contro gli Stati Uniti, densa di significati politici, visti i rapporti tra le due nazioni dopo la Rivoluzione khomeinista di fine anni ’70, che può fare la storia per una nazionale che in cinque partecipazioni al Mondiale non ha mai superato il primo turno vincendo appena due partite, la prima delle quali a Francia ’98, proprio contro gli Stati Uniti.
Si tratterà di 90 minuti capaci di andare oltre il calcio e che in ogni caso segneranno uno spartiacque per tutti quei giocatori che dovranno prima o dopo tornare in patria e affrontare le eventuali nuove sanzioni del regime per la protesta coraggiosamente portata avanti nel vicino Qatar.