In queste ore, quelle in cui piangiamo l’ennesima bambina vittima di una repressione ingiustificata oltre che ingiusta, è il gesto di resistenza intellettuale e umana compiuto dalla campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia, 25 anni, a esprimere quanta sopraffazione iniqua, motivata da una mera questione di genere che nulla ha a che fare con il credo.
In Iran dalla morte della giovane 22enne Mahsa Amini sono in atto proteste che attraversano il paese, le classi sociali, le strade e le vie per liberare le donne e gli uomini da una dittatura che impone ignoranza e violenza.
Sara è una campionessa di scacchi, fa parte dell’Iran Chess Team e ha giocato senza velo ai campionati del mondo ad Almaty, in Kazakistan.
- L'opposizione di Sara Khadim al-Sharia all'Iran
- Il precedente: minacce e il sostegno alle proteste
- Le proteste delle donne al regime teocratico in Iran
- Le dichiarazioni choc del presidente iraniano Ebrahim Raisi
- La resistenza delle donne e degli uomini alla violenza del regime
L’opposizione di Sara Khadim al-Sharia all’Iran
La campionessa iraniana così si è opposta pubblicamente allo sterminio che continuano a subire le sue coetanee che sono scese in strada, in questi mesi, per ribadire i più elementari diritti come quello all’istruzione, alla libertà di espressione, a costruire senso critico e un’opinione che non sia imposta dalla dittatura teocratica di Khamenei.
E per questa ragione e mille altre che non si riassumono neanche nel più minuzioso degli elenchi vuole rifiutare l’imposizione dell’hijab obbligatorio, rischiando la sua vita e la sua carriera. Una condivisione di lotta, con quanti sono scesi per le strade di Teheran e non solo a seguito della tragica morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa mentre era in stato di fermo per non aver indossato correttamente il velo a dire della polizia morale.
Il precedente: minacce e il sostegno alle proteste
Infatti Sara Khadim al-Sharia, appena due anni fa, era già stata interdetta dalle competizioni per aver rifiutato di indossare quel velo che non la rappresenta e che non permette alle donne iraniane di poter accedere a ciò che dovrebbe essere scontato. Ha ricevuto molte minacce, Sara ma non si è fermata e ha continuato a lottare.
Prima di lei e della nazionale iraniana che si è rifiutata di cantare l’inno ai Mondiali di calcio in Qatar in aperta polemica con il regime teocratico, è stata la campionessa di arrampicata iraniana Elnaz Rekabi, la quale era rimasta vittima anche di un sequestro lampo ed è stata gravemente minacciata.
Rientrata in patria, Rekabi aveva rilasciato delle dichiarazioni a dir poco inquietanti ai media come se quanto accaduto non fosse mai successo.
Elnaz Rekabi
Le proteste delle donne al regime teocratico in Iran
Come Sara, altre donne, campionesse nelle rispettive discipline e dotate di una onestà intellettuale che hanno reputato più importante anche della propria vita, hanno rischiato di subire gravi conseguenze: Atosa Purkashian oggi campionessa di scacchi sotto bandiera americana, e Shohreh Bayat , famosa arbitra sempre di scacchi che durante il campionato mondiale femminile 2020 è stata accusata dal governo iraniano di non indossare correttamente il velo.
Le dichiarazioni choc del presidente iraniano Ebrahim Raisi
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, intanto e nonostante la condanna nettissima dell’opinione pubblica internazionale, non arretra e ha dichiarato durante una cerimonia:
“Non mostreremo misericordia al nemico. Le braccia sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati”.
La resistenza delle donne e degli uomini alla violenza del regime
Un nemico che ha anche il volto di bambine, giovanissime donne, condannati a morte per ragioni politiche a tratti ignote e che attendono una soluzione pacifica e la fine alle torture denunciate. e che anche i medici, gli infermieri e i testimoni descrivono atroci in quei pochi interventi sui media esteri, sfuggiti al controllo dei regime.