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La sfida della campionessa Sara Khadim al-Sharia all'Iran: gioca e rifiuta il velo ai Mondiali

La campionessa di scacchi, 18 anni, appena si è mostrata senza velo in segno di resistenza dopo aver già subito le conseguenze di questa scelta due anni prima. La protesta per la libertà continua

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

In queste ore, quelle in cui piangiamo l’ennesima bambina vittima di una repressione ingiustificata oltre che ingiusta, è il gesto di resistenza intellettuale e umana compiuto dalla campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia, 25 anni, a esprimere quanta sopraffazione iniqua, motivata da una mera questione di genere che nulla ha a che fare con il credo.

In Iran dalla morte della giovane 22enne Mahsa Amini sono in atto proteste che attraversano il paese, le classi sociali, le strade e le vie per liberare le donne e gli uomini da una dittatura che impone ignoranza e violenza.

Sara è una campionessa di scacchi, fa parte dell’Iran Chess Team e ha giocato senza velo ai campionati del mondo ad Almaty, in Kazakistan.

L’opposizione di Sara Khadim al-Sharia all’Iran

La campionessa iraniana così si è opposta pubblicamente allo sterminio che continuano a subire le sue coetanee che sono scese in strada, in questi mesi, per ribadire i più elementari diritti come quello all’istruzione, alla libertà di espressione, a costruire senso critico e un’opinione che non sia imposta dalla dittatura teocratica di Khamenei.

E per questa ragione e mille altre che non si riassumono neanche nel più minuzioso degli elenchi vuole rifiutare l’imposizione dell’hijab obbligatorio, rischiando la sua vita e la sua carriera. Una condivisione di lotta, con quanti sono scesi per le strade di Teheran e non solo a seguito della tragica morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa mentre era in stato di fermo per non aver indossato correttamente il velo a dire della polizia morale.

Il precedente: minacce e il sostegno alle proteste

Infatti Sara Khadim al-Sharia, appena due anni fa, era già stata interdetta dalle competizioni per aver rifiutato di indossare quel velo che non la rappresenta e che non permette alle donne iraniane di poter accedere a ciò che dovrebbe essere scontato. Ha ricevuto molte minacce, Sara ma non si è fermata e ha continuato a lottare.

Prima di lei e della nazionale iraniana che si è rifiutata di cantare l’inno ai Mondiali di calcio in Qatar in aperta polemica con il regime teocratico, è stata la campionessa di arrampicata iraniana Elnaz Rekabi, la quale era rimasta vittima anche di un sequestro lampo ed è stata gravemente minacciata.

Rientrata in patria, Rekabi aveva rilasciato delle dichiarazioni a dir poco inquietanti ai media come se quanto accaduto non fosse mai successo.

Rekabi Fonte: ANSA

Elnaz Rekabi

Le proteste delle donne al regime teocratico in Iran

Come Sara, altre donne, campionesse nelle rispettive discipline e dotate di una onestà intellettuale che hanno reputato più importante anche della propria vita, hanno rischiato di subire gravi conseguenze: Atosa Purkashian oggi campionessa di scacchi sotto bandiera americana, e Shohreh Bayat , famosa arbitra sempre di scacchi che durante il campionato mondiale femminile 2020 è stata accusata dal governo iraniano di non indossare correttamente il velo.

Le dichiarazioni choc del presidente iraniano Ebrahim Raisi

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, intanto e nonostante la condanna nettissima dell’opinione pubblica internazionale, non arretra e ha dichiarato durante una cerimonia:

“Non mostreremo misericordia al nemico. Le braccia sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati”.

La resistenza delle donne e degli uomini alla violenza del regime

Un nemico che ha anche il volto di bambine, giovanissime donne, condannati a morte per ragioni politiche a tratti ignote e che attendono una soluzione pacifica e la fine alle torture denunciate. e che anche i medici, gli infermieri e i testimoni descrivono atroci in quei pochi interventi sui media esteri, sfuggiti al controllo dei regime.

La sfida della campionessa Sara Khadim al-Sharia all'Iran: gioca e rifiuta il velo ai Mondiali Fonte: Twitter

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