Non se l’era davvero immaginata così la sua ultima panchina in azzurro. Nei suoi sogni c’era altro, magari un addio da vincitore con la coppa del mondo alzata in cielo ma per Luciano Spalletti è arrivato un divorzio doloroso, velenoso e un po’ inatteso. Dopo la sofferta vittoria sulla Moldova, che certifica lo stato di crisi della Nazionale che ha il solo alibi della stanchezza dopo una stagione intensa, l’ormai ex ct traccia un bilancio della sua avventura in azzurro, non cerca scuse ma chiarisce alcuni punti.
- Il mea culpa di Spalletti
- La reazione della squadra all'esonero
- La rabbia dell'ex ct
- La bordata ad Acerbi
Il mea culpa di Spalletti
Non chiede compassione (“a chi lo fa darei una capocciata, reagisco sempre”) ma sa di aver fallito Spalletti: “Non riconsegno a chi viene dopo di me una grandissima Nazionale. Mi è stata data l’opportunità di lavorare, io ho tentato, ho sbagliato e ho fatto anche delle prove… Non sono riuscito a tirare fuori il meglio da questi calciatori e devo prenderne atto. Tutti sottolivello, ho tentato di dare delle scosse quando sono arrivato ma poi forse è stato peggio per quello che si è visto. Auguro tutto il meglio alla Federazione e al nuovo allenatore che arriverà”.
La reazione della squadra all’esonero
Il grande amore ricevuto e non corrisposto con i risultati sarà il suo cruccio a vita assieme alla presa di coscienza di non essere riuscito a dare niente o quasi a questa Nazionale. Dell’esonero aveva avvertito i giocatori subito: “Sono stati zitti, non dovevano dirmi nulla. L’ho comunicato ai giocatori e poi in conferenza stampa. Li ho chiamati cinque minuti prima tanto poi l’andazzo l’avevano percepito e noi facendo così s’è voluto togliere questo andazzo. Anche oggi sarebbe stato un polverone continuo, così come domani…”.
La rabbia dell’ex ct
Spalletti è arrabbiato e si vede: “Io ce l’ho con me e basta perché ho fatto male il mio lavoro. Poi posso anche tentare di dire dove la lasci? La lascio dove l’ho presa… Ma siccome non l’ho migliorata, ho fatto male il mio lavoro. Alla mia prima partita da CT si aveva paura di qualificarsi all’Europeo e ora la rilascio nella stessa situazione. Io spero che chi verrà dopo di me la migliori perché sarà così, non vado a gufare o a fare atteggiamenti”.
La bordata ad Acerbi
Poi però un sassolino dalla scarpa se lo vuol togliere: “Spero che a quelli che rifiutano la Nazionale ci sia qualcuno che gli dice che in Nazionale non tornano più. Io in quella risposta lì mi sarò comportato anche male, ma poi c’è stato anche un dialogo telefonico. Gli ho chiesto scusa e lui mi ha detto: ‘Mister, se mi dice così è tutto ok…‘ Quindi la situazione è questa. E’ vero che prima me ne ero privato, ma perché volevo dar forza a Calafiori, a Buongiorno, si stava preparando Leoni. Sono convinto che anche altri avrebbero fatto questa scelta. Ho detto ‘Quanti anni ha’ proprio facendo i conti in vista del prossimo Mondiale.
Acerbi sul finale di stagione è stato il migliore di tutti e io devo per forza assorbire ciò che il campionato mi detta, questa cosa qui un po’ mi ha spiazzato perché poi avevo portato anche qualcuno in più ma poi a livello fisico siamo logori… Così diventa difficile se non hai muscoli né gambe. Avrò fatto delle scelte sbagliate e poi probabilmente siamo stati sfortunati che ci è toccata subito la Norvegia in trasferta. Se fai ora due partite di quelle più abbordabili e dopo ci vai a giocare a settembre sarebbe stata una cosa diversa. Detto ciò, non l’ho allenata bene. Poca roba. Ho fatto male e per certi versi è giusto che io vada a casa. Però non do le dimissioni perché penso di poter fare meglio. Ma se mi viene detto che non sono più quello giusto, allora firmo la risoluzione. Ho lasciato la Nazionale come quando l’ho trovata, tale e quale”.
