Il vento d’Arabia soffia forte sui calciatori che spesso e volentieri faticano a resistere. Non tutti però riescono ad adattarsi al meglio a uno stile di vita diverso da altri posti del mondo. Se i soldi sono tentazione spesso irresistibile, capita che c’è chi fa un passo indietro rinunciandovi. Fa parte di questa schiera James Rodriguez, oggi in Brasile, che rinnega la sua esperienza in Qatar raccontando di aver faticato parecchio per adattarsi a un contesto troppo differente da quello al quale era abituato.
- La scelta di andare in Qatar
- Le difficoltà di ambientamento a Doha
- Problemi di adattamento pure in Germania
La scelta di andare in Qatar
Riavvolgiamo un attimo il nastro. Era il 2021 e James Rodriguez era finito ai margini nell’Everton, dopo l’addio dell’allenatore che lo aveva voluto con sé in Premier League ovvero Carletto Ancelotti. La proposta dell’Al-Rayyan fu irrinunciabile per il fantasista colombiano, reduce ormai da diverse esperienze negative e bocciato ad alti livelli dal Real Madrid prima e dal Bayern Monaco poi. Nasce così la sua avventura in Qatar: quasi un congedo anticipato dal grande calcio anche se molto ben pagato.
Le difficoltà di ambientamento a Doha
Un solo anno dura la sua avventura a Doha. Rescissione del contratto e conseguente trasferimento all’Olympiakos. Soltanto oggi James Rodriguez ha raccontato il perché: “La vita e la cultura in Qatar sono molto difficili – le parole del colombiano a Globo Esporte-, era un paese al quale ho avuto difficoltà ad adattarmi. Tutti sanno che nel calcio, sotto le docce, tutti i giocatori sono nudi, ma io non potevo fare nemmeno quello. I miei colleghi mi hanno detto che era proibito“. Problemi anche nell’alimentazione: “Faceva paura. Ai pasti tutti mangiano con le mani, ho chiesto le posate e mi hanno detto di no. A quel punto ho detto che non lo avrei fatto“.
Problemi di adattamento pure in Germania
Insomma, ostacoli che per James Rodriguez divennero insormontabili tanto da decidere di tornare nel Vecchio Continente. In realtà anche in passato qualche difficoltà la incontrò, ad esempio in Germania ai tempi del Bayern Monaco: “È un Paese freddo e anche la gente è fredda. C’erano giorni in cui mi svegliavo e faceva freddo, un freddo gelido, pensavo solo a cosa diavolo ci facevo lì“.
In passato il colombiano, classe 1991, ebbe anche la possibilità di approdare in Italia. Lo voleva il Napoli quando c’era Ancelotti ma non si trovò accordo col Real Madrid che ne deteneva il cartellino. Oggi gioca al San Paolo in Brasile e sicuramente il freddo non sarà un gran problema. Dal Sudamerica al Sudamerica, in una carriera lunga e bella nella quale non sono mancati però i bassi. Forse troppi per un talento considerato un predestinato che non è riuscito sempre a mantenere le tante, forse troppe, attese.