E’ il campo a parlare nel day 2 degli Australian Open ma neanche questo serve a placare le discussioni sul caso doping. Jannik Sinner fa il suo dovere riuscendo a vincere un match complicato contro il cileno Nicolas Jarry ma le polemiche non si spengono, anzi è lo stesso sudamericano a rincarare la dose.
Il saluto freddo e l’attacco di Jarry
Dopo il match arrivano le parole del cileno Jarry che torna sulla vicenda doping, lo stesso sudamericano ha infatti subito una squalifica di 11 mesi nel 2020 e al quotidiano Tercera fa un confronto tra il suo caso e quello del numero 1 al mondo: “Mi sarebbe piaciuto ricevere lo stesso supporto che ha ricevuto Sinner quando è successo a me. E’ una vicenda che mi tocca personalmente. Cerco d lavorarci, di parlarne e di non farmi influenzare ma è una cosa che non sono mai riuscito a superare del tutto”. L’atteggiamento del cileno era apparso chiaro già alla fine del match con un saluto molto freddo nei confronti del tennista italiano per poi scappare subito via.
La vicenda doping del cileno
Il riferimento di Nicola Jarry è alla vicenda doping che lo ha visto protagonista nel 2020 quando nel suo test fu riscontrata la presenza di metaboliti Sarm-Lgd e Stanozololo nel corso del torneo di Madrid. Il 16 dicembre arrivò la squalifica di 11 mesi che lo costrinse a perdere gran parte della stagione. In quel caso a essere “incriminati” furono degli integratori realizzati da un laboratorio brasiliano con le sostanze anabolizzanti che non erano indicate sull’etichetta. Il tennista cileno riuscì a dimostrare di non aver assunto volontariamente le sostanze proibite ma fu condannato ugualmente per negligenza per non aver compilato il modulo in cui indicava tutte le sostanze che aveva assunto nei 7 giorni precedenti.
La replica di Sinner
In conferenza Jannik Sinner ha dovuto rispondere, come accaduto molte volte nel corso degli ultimi mesi, alle solite domande sul suo caso e anche alle parole del suo avversario: “Non conosco i dettagli del suo caso e quindi non so cosa sia successo in quella occasione. Non posso dire se ci siano state disparità di trattamento. C’è un protocollo e non è colpa mia se non ha funzionato bene. Posso solo dire che mi dispiace per i giocatori che stanno vivendo questo tipo di situazioni. Ma non posso dire quali siano le differenze tra il caso di Jarry e il mio. So solo quello che è successo e che continua a succedere”.