1. Thierry Henry: già, incredibile ma vero. Per la Juve è stata una meteora di cui in pochi si ricordano se non coloro che maledicono la sua frettolosa cessione. La sua esperienza in bianconero è durata lo spazio di pochi mesi, da gennaio ad agosto del 1999, in tutto meno di 200 giorni. “Titì” arriva giovanissimo campione del mondo durante il mercato di riparazione invernale dal Monaco dopo il solito blitz di Moggi che deve trovare una valida alternativa all’infortunio grave di Del Piero patito il novembre precedente. Ma da quel giorno la Juve di Lippi è piombata in un torpore infinito che porterà di lì a poco alle dimissioni del tecnico che ha vinto tutto. Nemmeno l’arrivo “anticipato” di Ancelotti cambia la rotta. E un giovanissimo Henry finisce per bruciarsi anche per un evidente equivoco tattico sul suo ruolo. Dove essere il sostituto di Del Piero, finisce per giocare esterno di centrocampo per non pestarsi i piedi con Inzaghi davanti e Zidane sulla trequarti. Unica vera gioia il 14 aprile quando segna una doppietta alla Lazio di fatto regalando un pezzo di scudetto al Milan di Zaccheroni. Poi, in estate, dopo una presenza nell’allora Coppa Intertoto (ripescaggio per la Coppa Uefa a cui è costretta la Juve) la sua esperienza in bianconero si chiude, va all’Arsenal dove diventerà uno dei giocatori più forti del mondo…
2. Juan Edoardo Esnaider: quello stesso gennaio in una Juve falcidiata dalla sfortuna e dagli infortuni, oltre ad Henry arrivò questo semitalento argentino, un po’ ribelle e un po’ indisciplinato tatticamente. Aveva fatto bene in Spagna con le maglie di Atletico Madrid, Real Saragozza ed Espanyol ma la Juve è un’altra cosa specie quella squadra in crisi tecnica e tattica. Si perde, un po’ come tutti, resta anche l’anno dopo con Ancelotti, in tempo per segnare un gol in Coppa Italia e uno in Uefa. Davvero poco, troppo poco.
3. Antonio Candreva: pure lui giovanissimo arriva dal Livorno tramite l’Udinese nel gennaio 2010. Anche qui stagione difficile con i cambi di allenatore da Ferrara a Zaccheroni. Candreva viene gettato nella mischia e riesce a ritagliarsi le sue soddisfazioni: un paio di gol e un paio di assist in un totale di 20 partite ma non convince del tutto la dirigenza futura della Juve in capo a Marotta che non lo riscatta. Andrà meglio con la maglia della Lazio e poi all’Inter (la prima stagione).
4. Luca Toni: nel primo di anno Marotta, con Delneri in panchina, la Juve arriva a gennaio con la squadra corta in attacco dopo l’infortunio, nel giorno della Befana, di Quagliarella. Oltre Matri viene preso Luca Toni dal Genoa. Per il campione del mondo 2006 subito un gol a Cagliari, poi in una stagione ancora da 7° posto, non decolla nemmeno lui, segna un altro gol al Genoa. L’estate successiva arriva Conte in panchina, cambia tutto, Toni resta ma per lui non c’è spazio e deve andare a “svernare” a Dubai. Resterà però nella storia della Vecchia Signora per aver segnato il primo gol in assoluto allo Juventus Stadium nell’amichevole inaugurale col Nottingham Forest.
5. Federico Peluso: nel 2013 gli esterni di Conte vengono rinforzati con quello che si spera, pensa, possa essere un crack dall’Atalanta dove sta facendo bene. Peluso però si rivelerà nulla più che un buon giocatore senza grossi lampi che dopo una ventina partite, e un gol, viene ceduto al Sassuolo.
6. Nikolas Anelka: ma l’inverno del 2013 passerà alla storia del mercato bianconero per il grande flop del francese che di fatto arriva in bianconero con una decina di anni di ritardo (ci provò Moggi quando era al top) ma soprattutto in prepensionamento. Nella Juve di Conte gioca solo due partite, pochi minuti in Champions a Glasgow, e una ventina all’Olimpico contro la Roma in campionato, quel che basta per poter annoverare uno scudetto nel suo palmares.
7. Tomas Rincon: impressionante nella vittoria del Genoa che aveva asfaltato la Vecchia Signora a Marassi per 3-1 a novembre, “El General” viene arruolato in bianconero pochi mesi dopo. Non gli riesce però il salto di qualità in un contesto che lo pretende. Si limita a fare il compitino, senza mai eccellere, restando una valida alternativa nelle rotazioni di Allegri verso lo scudetto e la finale di Champions. Nulla più, in estate passa alla sponda opposta, direzione Toro.
Fuori concorso – Borriello e Osvaldo: sì, è vero, li abbiamo annoverati anche tra i top ma solo ed esclusivamente per meriti estemporanei: un gol scudetto a Cesena per Borriello e il gol del
punto numero 102 dell’argentino contro la sua ex Roma all’Olimpico. Ma in sostanza la loro esperienza in bianconero, durata lo spazio di 6 mesi o poco meno, si è rivelata tutto sommato deludente rispetto alle aspettative, qualcosa di meno di due bomber di scorta.