Il Questore di Torino ha emesso 38 Daspo nei confronti di diversi esponenti di rilievo delle tifoserie ultrà della Juventus, coinvolte nell’operazione ‘Last Banner’. Lo riporta la Gazzetta dello Sport. Per la prima volta, sono stati emessi provvedimenti con durata decennale: i tifosi non potranno entrare allo stadio fino al 2029. Alle 10.30, in una conferenza stampa presso la Questura di Torino, verranno forniti ulteriori dettagli.
L’indagine della Digos è partita oltre un anno fa dopo una denuncia della Juventus. Coinvolte figure di spicco dei gruppi “Drughi”, “Tradizione-Antichi valori”, “Viking”, “Nucleo 1985” e “Quelli… di via Filadelfia”.
L’accusa è che che ci fosse un accordo per mantenere il ‘controllo militare’ della curva. La Juventus è considerata parte lesa. Sei i tifosi finiti in carcere, domiciliari per altri sei: le accuse sono associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Azzerati i vertici del tifo organizzato, gli indagati complessivamente sono una quarantina.
“C’è stata finalmente una squadra che ha cambiato atteggiamento rispetto al passato: la Juve ha avuto il coraggio di denunciare l’estorsione subita”, queste le parole del questore di Torino Giuseppe De Matteis alla Gazzetta dello Sport.
“Penso che la Juve sia arrivata a questa consapevolezza per gradi. Da un atteggiamento morbido è passata a stringere la cinghia fino alla denuncia. La decisione non piomba dal cielo, serve tempo per metabolizzare la situazione e i rischi”.
“Siamo convinti che la stessa cosa capiti anche nelle altre curve. Il “caso Juve” può essere replicato, ma i club devono denunciare. Siamo di fronte a un bivio: i club devono capire se accontentarsi di pagare gli ultrà per ricevere in cambio il loro prodotto, ovvero il tifo, oppure seguire l’esempio della Juventus. Una ricetta unica per tutti non c’è, ma abbiamo visto che contro il Verona i tifosi allo Stadium c’erano…”.
“Juve-Verona è stato un test anche per noi. Si è capito che lo stadio può fare a meno degli ultrà. Che le famiglie e i bimbi possono stare tranquilli anche in curva, ma si è soprattutto visto un altro modo di intendere lo stadio: meno cori forse, ma la festa si vive nella legalità”.
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