Dopo essere risultato positivo al testosterone in seguito al controllo antidoping cui è stato sottoposto il 20 agosto dopo Udinese-Juventus, Paul Pogba ha richiesto le controanalisi nei tempi previsti. Entro una settimana, massimo 10 giorni, saranno resi i noti i risultati, che difficilmente stravolgeranno il quadro della situazione. Il francese rischia fino a quattro anni di stop, anche se l’obiettivo dei suoi legali è puntare a un solo anno di squalifica.
- Pogba ha chiesto le controanalisi: ecco cosa succede ora
- La strategia di Pogba per puntare al minimo della pena
- Perché è difficile dimostrare la mancanza di intenzionalità
- Pogba e il precedente di Joao Pedro che lascia ben sperare
Pogba ha chiesto le controanalisi: ecco cosa succede ora
Il centrocampista della Juventus ha richiesto le controanalisi due giorni dopo aver ricevuto la notizia della positività. Per l’esito di questo ulteriore controllo, che si baserà sul campione di urina incriminato, bisognerà attendere circa sette giorni.
Questi i due possibili scenari: in caso di negatività, la sospensione cautelare cadrà e potrà riprendere subito a giocare. Dovesse essere confermata la positività, allora il giocatore dovrà difendersi davanti al Tribunale Antidoping. Puntando tutto sulla mancata intenzionalità.
La strategia di Pogba per puntare al minimo della pena
L’obiettivo è scongiurare i quattro anni di squalifica. Avendo l’ex Manchester United già 30 anni, significherebbe dover appendere le scarpette al chiodo.
La difesa, dunque, potrebbe tentare la strada negoziale. Il primo passo è dimostrare la mancanza di intenzionalità, fattore decisivo perché la pena potrebbe dimezzarsi a due anni. E, in caso di attenuanti, potrebbe addirittura scendere a un solo anno. Ma non sarà affatto facile.
Perché è difficile dimostrare la mancanza di intenzionalità
Ricordiamo che, secondo quanto risulta, Pogba avrebbe assunto un integratore con testosterone negli Stati Uniti su consiglio di uno specialista fidato. Un’iniziativa, la sua, di cui la Juventus non era assolutamente a conoscenza.
Sul foglietto illustrativo del prodotto pare fosse anche riportata la sostanza vietata. Se ciò fosse appurato, il giocatore dovrà dimostrare di aver agito in buona fede.
Pogba e il precedente di Joao Pedro che lascia ben sperare
Nel 2018, al termine di una partita di campionato contro il Sassuolo, l’ex attaccante del Cagliari risultò positivo all’idroclorotiazide, un diuretico vietato dalla Wada. La procura chiese quattro anni di inibizione, ma l’italo-brasiliano riuscì a dimostrare la sua buona fede e il Tribunale Nazionale Antodoping ridusse la squalifica a sei mesi.