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Kean a cuore aperto: "Da piccolo soffrivo"

Il gioiello della Juve racconta la sua infanzia e l'esordio in bianconero.

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Kean a cuore aperto: "Da piccolo soffrivo" Fonte: 123RF

L’attaccante Moise Kean, nuova stella della Juventus e del calcio italiano, in una intervista a ‘The Players’ Tribune’ ha raccontato la sua infanzia difficile prima del successo nel mondo del pallone. “La strada insegna molte cose, a essere uomo, a capire la realtà della vita e quel che c’è intorno, nel bene e nel male. Da bambino ho sofferto, non è stato facile. Ci penso ogni qualvolta vado a fare allenamento, ad aver fame e andare avanti. Il mio passato non è come quello di molti altri ragazzi, per questo motivo molte volte mi metto lì e penso a ciò che ho fatto e a quanto sono fortunato oggi. Ringrazio Dio ogni giorno”.

Gli esordi calcistici in oratorio: “Il primo ricordo del calcio ce l’ho ad Asti, in oratorio. Facevamo tornei con tante nazioni, il campo era in asfalto e se cadevi ti facevi male. Ma le partite erano così intense che ogni volta ti rialzavi lo stesso. Una volta ero così disperato che ho rubato il pallone a un prete, era una brava persona che teneva tutti i palloni in un cassetto che non chiudeva mai. Quindi ogni volta che perdevo la mia palla, magari perché avevo tirato al di là di una staccionata, entravo di nascosto nell’oratorio, aspettavo che il prete salisse sopra e ne prendevo una dal suo cassetto. Per giocare ci volevano 10€ a persona, li chiedevo in prestito, li rubavo o li risparmiavo per tutta una settimana per potermi permettere la mia commissione. La squadra vincente, alla fine, prendeva tutti i soldi. Ogni settimana era una battaglia, dopo ogni contrasto fingevi di non esserti fatto male per non farti prendere in giro. Così ho imparato a giocare, da qui è iniziato il mio viaggio. Il calcio, come la vita, è fatto di alti e bassi: a volte segni all’ultimo minuto e vinci 60 euro per tutti, altre volte no”.

La gioia per il debutto alla Juventus: “La mia vita è cambiata quando ho esordito con la Juve. Da un paio di settimane mi allenavo in prima squadra, a Pescara poi Allegri mi chiese di scaldarmi ma io non ci credevo. Il tempo stava per finire e vincevamo 4-0 e pensavo: ‘Perché non mi fa entrare?’. Lo guardavo e cercavo di farglielo capire. Avevo un po’ perso le speranze, poi all’80’ mi chiamò per farmi entrare. Corsi velocemente da lui, avevo il cuore che batteva a mille. Mentre entravo al posto di Mandzukic, pensavo a tutte le partite giocate sull’asfalto al Don Bosco. E invece ero lì in campo con Dybala, Marchisio e Buffon allo Juventus Stadium”.

Poi fa un ritratto di Giorgio Chiellini: “E’ spaventosissimo. Ho ancora una cicatrice sulla caviglia dall’ultima volta che ho provato a fare una giocata contro di lui, è cattivo. Poi quando mi alleno vedo uno come Dybala e penso: ‘Cavolo, uno così spaccherebbe all’oratorio'”.

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