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L'inchiesta Juventus si allarga: mossa della Procura, tremano altri club

La Procura di Torino ha spedito gli atti dell'inchiesta Prisma alle procure di altre città, in merito ai rapporti del bianconeri con altri club. Il caso delle scritture private

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Un nuovo risvolto dell’inchiesta Prisma che sta coinvolgendo la Juventus, e che potrebbe a quanto pare riguardare altri club. Oggi infatti è giunta la notizia della trasmissione, da parte della Procura di Torino, delle carte relative all’inchiesta alle procure di altre città italiane.

Le procure a cui sono stati mandati gli atti e i club che potrebbero essere coinvolti

La novità è stata riportata dall’Ansa, in un lancio in cui si spiega che l’iniziativa è stata intrapresa “per ragioni di competenza territoriale”: pare quindi che siamo di fronte alla questione dei rapporti tra la Juve ed altri club. In particolare, le procure oggetto della trasmissione degli atti sono quelle di Bologna, Udine, Bergamo e Cagliari, in riferimento ai club di Serie A di ciascuna città, più quella di Genova, ed in questo caso la squadra coinvolta nei rapporti dovrebbe essere la Sampdoria, e Modena (per il Sassuolo, sempre in attesa di conferme ovviamente).

I presunti accordi segreti tra Juve ed altri club

Questa la notizia nuda e cruda. Ma facciamo ora ordine: anzitutto, oltre al caso plusvalenze (con una prima, durissima sentenza sportiva per il club bianconero) e a quello relativo alla cosiddetta manovra stipendi, nel calderone dell’inchiesta Prisma potrebbero rientrare i rapporti tra la Juve ed altri club giudicati dagli inquirenti opachi o sospetti. Come ha scritto recentemente Repubblica, il focus si sta spostando su presunti accordi segreti non depositati in Lega Calcio, e che avrebbero avuto lo scopo di limare i bilanci della società bianconera.

Il caso Mandragora

Il caso più eclatante di cui si parla è quello relativo a Rolando Mandragora, alla Juve dal 2016 al 2017 e che poi a luglio 208 fu acquistato dall’Udinese per 20 milioni. A Torino incassarono una plusvalenza di 13,7 milioni, ma il centrocampista fu successivamente ricomprato dopo un infortunio al ginocchio per 10 milioni più 6 di bonus, ma restando in prestito ad Udine. La Juve poi avrebbe esercitato l’opzione di riacquisto, con la possibilità di inserire a bilancio la plusvalenza, e questo dettaglio è finito sotto la lente delle procura di Torino, che sospetta un accordo segreto riguardante l’obbligo di recompra ed evitare di iscrivere nel bilancio 2019 un debito da 26 milioni.

I rapporti con l’Atalanta

Secondo gli inquirenti questo è un esempio di “debito reale” coperto da side letter (scritture private tra le due parti ma firmate solo dalla Juve), anziché “debiti morali” come invece li aveva definiti il direttore sportivo Fabio Paratici, e che riguarderebbero non solo i rapporti con l’Udinese, ma anche l’Atalanta (che vanterebbe un credito con i bianconeri, impegnati “moralmente” a ripagare il debito in futuro, di 14,6 milioni di euro), in particolare per le operazioni con i giocatori Mattiello, Muratore, Caldara e Romero. I pubblici ministeri Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello stanno indagando su questo aspetto sentendo lo stesso Mandragora, il padre (in veste di agente), il vicepresidente dell’Udinese Stefano Campoccia e l’ex Juve, oggi alla Roma, Maurizio Lombardo.

Ed arriviamo quindi oggi alla mossa della Procura di Torino che, non potendo occuparsi in maniera diretta dei club con cui la Juve intratteneva rapporti sotto indagine, ha mandato gli atti alle procure competenti delle altre città, che dovranno così indagare per valutare se le procedure tra le squadre siano state svolte in maniera specchiata o se invece sussistano degli aspetti critici.

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