Rabbia, commozione e una nostalgia struggente per l’uomo e il campione del Sud che è riuscito a conquistare la Torino della Fiat e l’Italia in cerca di riscatto. L’addio a Pietro Anastasi, il campione morto a 71 anni a causa della SLA e di un tumore che non gli hanno lasciato tempo, è di persone comuni e di personaggi pubblici che hanno contribuito a costruire quel calcio ormai scomparso, estinto. Centinaia di persone si sono ritrovate nella basilica di San Vittore a Varese dove si sono celebrati i funerali dell’ex attaccante di Juve e Inter e della Nazionale italiana. La Lega Serie A ha ritenuto di non dover ricordare il giocatore con un minuto di silenzio sui campi, lasciando che un simile avvenimento assumesse una valenza diversa, casuale.
Alcuni tifosi, si legge, erano presenti già molto prima della cerimonia funebre per ricordare il campione che è stato Anastasi con i simboli delle squadre che hanno contribuito a renderlo popolare: Varese e Juve.
Con loro, le persone comuni, c’erano la sua famiglia e anche gli amici di pallone, i protagonisti del mondo a cui Anastasi è appartenuto e appartiene: gli ex compagni di squadra alla Juventus come Roberto Bettega, Claudio Gentile e Fabio Capello, mentre a rappresentare la società bianconera, di cui Anastasi ha vestito la maglia dal 1968 al 1976, c’erano il vicepresidente Pavel Nedved e Paolo Garimberti, presidente del J-Museum. C’era anche Lele Oriali che ha condiviso con lui l’esperienza in nerazzurro e in Nazionale. Con lui anche Beppe Marotta, in rappresentanza proprio dell’Inter.
Il duro attacco alla Lega di Gentile
Claudio Gentile è pieno di tristezza, si nasconde dietro a degli occhiali scuri. Ma non teme le conseguenze delle sue parole, quando un cronista gli chiede di intervenire: “È vergognoso che ad Anastasi non sia stato tributato un minuto di raccoglimento su tutti i campi della Serie A. C’è grande amarezza”.
Il ricordo di Bettega
“È stato il mio compagno di camera, riusciva a darmi tranquillità per affrontare una sfida dura. È stato l’uomo simbolo degli anni ’70, era un mondo diverso, non paragonabile a quello di oggi. Era un grande uomo”. Lo ha ricordato così, invece, Roberto Bettega. “Il mio gol di tacco? Il cross era di Anastasi, ricordo bene – prosegue -. Era una persona che ti incitava e ti instradava, è stato davvero importante nella mia vita, come uomo e come amico. Niente minuto di silenzio? Non sono domande da porre me, il mio minuto di silenzio è iniziato venerdì alle 11 quando sono stato informato della sua scomparsa”.
Il rimpianto di Lele Oriali
“Era impossibile non volergli bene, era un simbolo di tutti ed un grande amico. Voglio ricordarlo con un sorriso”. Ha preferito scansare ogni allusione e polemica alla gestione del minuto di silenzio da parte della Serie A, Oriali. “È stato un onore – aggiunge Oriali, all’arrivo al funerale – poter giocare con lui e poterlo frequentare. Aveva tanti valori umani, era un grande giocatore”. L’ex mediano, dietro gli occhiali da sole, si abbandona alla commozione, abbandonandosi a un ultimo rimpianto: “Nell’ultimo periodo non l’ho sentito spesso e me ne dispiaccio”.
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