Il 7 novembre non è certo una data propizia per i tifosi dei Lakers, che avrebbero voluto quantomeno festeggiare un successo contro Portland per non pensare a quanto successe 30 anni fa esatti, con quell’annuncio di Magic Johnson circa la propria positività ad un test sull’Hiv che cambiò il mondo del basket e non solo.
E invece se quella del Moda Center non è stata una disfatta nel punteggio (105-90) lo si deve solo alla parziale rimonta del finale di partita, quando però la frittata era stata abbondantemente cotta e servita.
Contro Portland arriva così per LA la quinta sconfitta su dieci partite del proprio deludentissimo inizio di stagione, di sicuro la più inquietante, sia per le proporzioni che stava prendendo il risultato, con i gialloviola sprofondati anche a -34, sia per il valore non eccelso degli avversari e sia per i limiti strutturali evidenti emersi in assenza di LeBron James.
Certo, le attenuanti non mancano, perché con il numero 6 bloccato dal problema all’addome, dopo appena sette minuti al si è arreso anche Anthony Davis, steso da un virus intestinale e già menomato dall’infortunio al pollice, ma le cose stavano già andando male con Davis in campo.
La squadra è parsa senza punti di riferimento né leaders, visto l’ennesimo flop di Russell Westbrook, con 8 punti e una marea di palle perse.
Carmelo Anthony fa il possibile, 12 punti con 4/14 al tiro, ma Portland ha dominato ovunque grazie ad un super Damian Lillard (25 punti e 6 assist), ma soprattutto ad un encomiabile Jusuf Nurkic (15 punti e 17 rimbalzi), che ha permesso ai Blazers di salire al 50% di vittorie, lo stesso rendimento dei Lakers. Â
Il naufragio gialloviola è totale, tocca il -24 e a metà gara si attesta a -15 con il 27.3% al tiro. Poi il nuovo crollo fino a -30 che trasforma l’ultimo quarto in una passerella per Portland, che può anche permettersi di finire in frenata.