Che abbia una evoluzione o meno, il sarrismo passerà anche da questo. L’allenatore della Lazio, nonostante il ricorso, vedrà dallo skybox anche Toro-Lazio, per riapparire in panchina domenica, in tempo utile per sfidare José Mourinho. Fin qui nulla di anomalo, se non fosse per l’indiscrezione riportata dall’edizione odierna del Il Corriere dello Sport, che vorrebbe Sarri e i suoi avvocati pronti a compiere un passo storico per quanto riguarda la giustizia sportiva. La Prima Sezione della Corte Sportiva D’Appello Nazionale, presieduta da Carmine Volpe, ha respinto il reclamo avverso la squalifica di due giornate inflitta al tecnico dal Giudice Sportivo, a seguito di quanto avvenuto durante e dopo Milan-Lazio.
La ricostruzione del litigio Sarri-Chiffi
Stando a quanto riportato dal Corsport, perché Sarri e i suoi legali procedano con la querela per diffamazione è necessario ottenere una deroga alla clausola compromissoria, che andrà chiesta alla Figc. E’ difficilmente ottenibile, finora non è mai stata concessa, rischia di creare un precedente pericoloso.
Sarri era stato punito dal Giudice Sportivo per l’atteggiamento «intimidatorio» nei confronti di Saelemaekers e «per avere contestato la decisione arbitrale proferendo espressioni blasfeme» nei confronti dell’arbitro Chiffi. La Corte Sportiva D’Appello non ha accolto le tesi difensive addotte per disinnescare il secondo turno di stop. Sarri, nella conferenza che ha preceduto la partita con il Galatasaray, aveva negato di aver bestemmiato al cospetto dell’arbitro e di avere tre testimoni pronti a confermare la sua versione.
La difesa della Lazio: Sarri e l’intercalare toscano
Davanti alla Corte non si è potuto smentire in alcun modo quanto riportato fedelmente nel referto del direttore di gara, che ha trascritto quanto detto dal tecnico nel pieno della discussione: durante l’audizione, in videoconferenza, i legali della Lazio hanno provato anche a spiegare, con una manovra al limite, che l’intercalare del tecnico fa parte del lessico toscano puro e non aveva nessun significato religioso. Una argomentazione che non ha sortito effetti.
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