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Le bandiere nel calcio: da Boniperti e Facchetti a Totti, i fedelissimi di ogni epoca

Viaggio tra le bandiere nel calcio di ieri e di oggi: i miti, i simboli, i campioni e le leggende che hanno segnato la stessa esistenza dei club in cui hanno militato e dei loro tifosi.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Le bandiere nel calcio: da Boniperti e Facchetti a Totti, i fedelissimi di ogni epoca Fonte: Ansa

Forse è vero che le bandiere nel calcio non esistono più. Per un motivo semplicissimo: è il calcio, quello vero, inteso come passione autentica, che non esiste più. Ma bandiere nel calcio ci sono state. Campioni che hanno legato il proprio nome a quello di una squadra, leggende associate immediatamente e indistintamente alla squadra di cui, spesso, hanno fatto le fortune. Giocatori simbolo, sempre più rari oggi, tanto numerosi ieri e l’altro ieri.

Boniperti, Facchetti e gli altri: le prime bandiere nel calcio

Dici Juventus e pensi a Giampiero Boniperti. “Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta”, disse un giorno il “Presidentissimo”, motto che ancora oggi rappresenta l’orgoglio e l’ossessione del mondo bianconero. Alla Juve Boniperti, centravanti di grandi speranze, approdò nel 1946 e c’è rimasto fino al 1961 da giocatore stabilendo record di presenze (469) e di reti (188) destinati a rimanere imbattuti per circa mezzo secolo. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, per una decina d’anni Boniperti è stato dirigente della Juventus, fino ad assumerne la presidenza nel 1971. In carica è rimasto fino al 1990, poi dopo un breve intermezzo in cui è stato capo delegazione della nazionale azzurra a Italia 90 è tornato in sella come amministratore delegato bianconero fino al 1994. Nel 2006, dopo lo scandalo Calciopoli, ha seguito la ricostruzione della Juventus, di cui è diventato presidente onorario. È morto il 18 giugno 2021.

Giampiero Boniperti Fonte:

Se il nome di Boniperti richiama immediatamente la Juventus, quello di Giacinto Facchetti è associato quasi automaticamente ai colori nerazzurri. Simbolo della Grande Inter di Herrera, terzino fluidificante capace di rivoluzionare il concetto stesso del ruolo, Facchetti ha giocato in nerazzurro dal 1960 al 1978, assumendo poi i gradi di dirigente. Nel 1995, con l’avvento alla presidenza di Massimo Moratti, ha assunto la carica di direttore generale prima e di direttore sportivo poi, per poi diventare presidente nel club a gennaio 2004, carica ricoperta fino alla morte avvenuta il 4 settembre 2006.

Anche Pelé è stata una delle inimitabili bandiere nel calcio. Ha infatti speso praticamente tutta la sua carriera in una sola squadra, il Santos, in cui ha militato tra il 1956 e il 1974. Solo allora, infatti, il governo brasiliano gli ha ‘dato il permesso’ di andare a New York, come promotore – insieme ad altre stelle del calcio internazionale – della neonata Nasl, la North American Soccer League. E dire che di ricche offerte da club europei, anche italiani, Pelé ne ha avute tantissime negli anni più fulgidi della sua carriera. Ma è sempre rimasto al Santos, squadra per la quale ha messo a segno più di 600 gol.

Eusebio Pelé Fonte: Ansa

Altro fuoriclasse del calcio internazionale di quegli anni ad aver legato il proprio nome a una sola squadra, il Benfica, è stato Eusebio. La ‘Pantera Nera’ ha vestito per la prima volta la maglia biancorossa nel 1960, dopo un clamoroso ‘rapimento’ ai danni dei cugini dello Sporting, e l’ha svestita solo nel 1975. Simbolo del Benfica e più in generale del calcio portoghese, anche Eusebio ha vissuto a fine carriera una parentesi in Nord America, proprio come Pelé. Negli anni di maggior successo lui e il Benfica, anche su pressioni governative, hanno sempre respinto le offerte provenienti dall’estero.

Riva, Scirea, Antognoni e i Baresi: le bandiere nel calcio continuano

Approdato al Cagliari nel 1963, dopo una stagione in serie C tra le fila del Legnano, Gigi Riva è diventato simbolo e bandiera del club rossoblu, in cui ha militato fino al 1976: solo un grave infortunio lo ha costretto a chiudere col calcio giocato, proprio quando avrebbe voluto aiutare il Cagliari a tornare immediatamente in A dopo la retrocessione. In Sardegna ‘Giggirriva’ ha vinto uno storico scudetto nel 1970 e ha trovato la felicità, tanto da aver scelto di continuare a vivere nel capoluogo isolano. Successivamente ha rivelato di aver detto di no a proposte allettanti da parte delle big del calcio italiano. Del Cagliari Riva è stato anche dirigente e presidente: oggi è presidente onorario del club.

Riva Fonte: Ansa

Due stagioni all’Atalanta, quattordici nella Juventus: anche Gaetano Scirea fa parte delle grandi bandiere del calcio. In bianconero dal 1974 al 1988, quattordici stagioni in cui ha vinto tutto in campo, ma soprattutto è riuscito a lasciare un segno fuori per la sua compostezza, la sua civiltà, la sua personalità e umanità. Doti che lo hanno fatto apprezzare e stimare anche dai tifosi di altre squadre. Diventato dirigente bianconero, Scirea è morto tragicamente in un incidente stradale in Polonia pochi giorni prima di un match di Coppa Uefa tra Gornik Zabrze, la squadra che stava andando a visionare, e la Juventus: era il 3 settembre 1989.

Quando si parla di Fiorentina non si può non pensare a Giancarlo Antognoni, ancora oggi idolo e mito indiscusso della Fiesole. Sinonimo di eleganza e di lucidità in mezzo al campo, centrocampista dal piede vellutato, Antognoni è approdato a Firenze nel 1972 dopo una parentesi-lampo al Torino e due anni ad Asti. In viola sarebbe rimasto fino al 1987, battendo tutti i primati del club. Ha vinto poco in rapporto alla sua grandezza, ma ha spiegato in più circostanze che soddisfazioni più grandi sono legate all’affetto della gente, che ancora oggi gli mostra gratitudine e riconoscimento per l’onorata militanza in maglia viola.

Antognoni Fonte: Ansa

Anche i fratelli Baresi hanno scritto la storia del calcio, diventando a pieno titolo bandiere di Milan e Inter, caso più unico che raro. Giuseppe, il maggiore, ha militato in nerazzurro dal 1976 al 1992, simbolo di duttilità tattica e di generosità: in campo poteva giostrare infatti da difensore centrale, da terzino o da mediano. Dopo aver lasciato l’Inter ha giocato due anni nel Modena, prima di tornare in nerazzurro da allenatore e da dirigente, con vari ruoli.

Il fratello minore Franco, invece, è diventato una vera e propria icona del Milan, squadra in cui ha militato dal 1977 al 1997. Oltre che del Diavolo, Baresi è diventato simbolo di un ruolo che adesso non c’è più, quello di libero, pur avendo giocato dal 1987 con tecnici come Sacchi o Capello, che prediligevano la zona. Al Milan è rimasto anche dopo le due retrocessioni in B, una a tavolino e l’altra sul campo, guidandone la risalita verso il tetto d’Europa e del mondo. Oggi è vicepresidente onorario del club rossonero.

Maldini, Del Piero, Totti, De Rossi: ultime bandiere nel calcio italiano

Sono sempre di meno, ma esistono ancora. Paolo Maldini, ad esempio, è una delle ultime bandiere nel calcio italiano. Al Milan, portato da papà Cesare, ha militato addirittura per 31 anni da calciatore, se si contano pure le giovanili. Vincendo tutto, diventando una colonna della squadra che dominava in Italia all’estero tra la fine degli anni ’80 e per buona parte dei ’90, alzando al cielo da capitano le Coppe Campioni del 2003 e del 2007. Un mito che continua a essere simbolo rossonero ancora oggi, da dirigente, deus ex machina del mercato e dei nuovi successi del club.

Alessandro Del Piero è invece un mito e un punto di riferimento per i tifosi della Juventus, anche adesso che non ricopre più ruoli all’interno della società bianconera. Una storia d’amore iniziata nel 1993, quando fu acquistato giovanissimo dal Padova, con cui aveva debuttato in serie B. ‘Pinturicchio’ rimarrà alla Juve fino al 2012, incantando in campo con le sue giocate d’alta scuola che lo hanno reso uno degli ultimi autentici numeri 10 della storia del calcio. Dopo la fine dell’avventura in bianconero ha giocato in Australia e in India, adesso vive a Los Angeles dove è titolare di una Juventus Academy e da dove non si perde una partita dei bianconeri.

Del Piero Fonte: Ansa

Delle tre grandi storiche del calcio italiano, l’ultima bandiera è Javier Zanetti. Una bandiera a tutti gli effetti ‘Internazionale’. Approdato in nerazzurro nel 1995 quasi per caso, acquisto accessorio nell’ambito del ‘colpo’ Rambert, rivelatosi poi una meteora, ‘El Tractor’ è diventato simbolo e leggenda dell’Inter, in cui ha militato fino al 2014, intraprendendo poi la carriera dirigenziale. Ancora oggi Zanetti è un punto di riferimento per i tifosi dell’Inter, soprattutto nei sempre più frequenti cambi di proprietà del club. Zanetti che dell’Inter è e rimarrà indiscutibilmente ‘Il Capitano’.

E il Napoli? Anche il club azzurro ha i suoi giocatori bandiera. Due si sono dati il testimone sul finire degli anni ’70, quando il mitico Antonio Juliano, nel 1978, ha ceduto il testimone a Giuseppe Bruscolotti. Il primo, centrocampista elegante e raffinato, è rimasto in azzurro dal 1962 al 1978, arrivando a quota 505 presenze. Il secondo, difensore roccioso e col vizietto del gol, ha legato il suo nome al Napoli dal 1972 al 1988, cedendo poi la fascia di capitano a Maradona. Per ‘Palo e’ fierro’ 511 presenze ufficiali, record poi battuto dall’ultima bandiera del Napoli: Marek Hamsik, che nelle dodici stagioni tra le fila del Napoli, dal 2007 al 2019, ha totalizzato 520 presenze, mettendo a segno 121 reti.

Romani e romanisti doc sono invece le due bandiere recenti della Roma: Francesco Totti e Daniele De Rossi. Entrambi hanno vestito solo la maglia giallorossa nel corso della loro carriera da calciatori professionisti, anche se il secondo ha vissuto una brevissima esperienza in Sudamerica. La carriera romanista di Totti è iniziata col controverso acquisto dalla Lodigiani nel 1989 e col debutto in prima squadra a Brescia nel 1993, durante la gestione Boskov. Fino al 2017 Totti ha giocato sempre e solo per la Roma, nonostante in un paio di circostanze sia stato vicinissimo al trasferimento all’estero: il Real Madrid ci ha provato con insistenza. Della Roma Totti è stato anche dirigente, prima del controverso addio da dirigente nel 2019.

Totti De Rossi Fonte: Ansa

Se Totti ha stabilito il primato di presenze con la Roma (785), alle sue spalle c’è l’ex ‘Capitan Futuro’, Daniele De Rossi, che di gettoni in giallorosso ne ha collezionato 616. Figlio di Alberto, storico allenatore delle giovanili giallorosse, De Rossi è approdato in prima squadra nel 2001-02 e ha smesso nel 2018-19. Dopo aver salutato la Roma, ha vissuto per poche settimane una breve avventura al Boca Juniors, dove ha totalizzato appena cinque presenze. Entrato a far parte dello staff della nazionale italiana, adesso è allenatore della Spal.

Le ultime bandiere nel calcio internazionale: da Giggs e Gerrard a Müller

E all’estero? Esempi di attaccamento e fedeltà ai colori non mancano anche fuori dai confini nazionali, anche pure in tempi relativamente recenti. Qualche esempio? In Inghilterra Ryan Giggs è il simbolo del Manchester United, oltre che dell’era Ferguson, avendo militato per i Red Devils dal 1987 al 2014. Unica macchia nel suo pedigree: quella di aver cominciato a giocare a calcio tra gli ‘odiati’ rivali cittadini del City.

Sempre in Inghilterra, bandiera dei giorni nostri del Liverpool è Steven Gerrard, che ha vestito la maglia dei Reds dal 1998 al 2015 con un unico grande cruccio: quello di non esser mai riuscito a vincere il titolo della Premier. Uno, anzi, è sfuggito per un suo clamoroso errore nel finale della stagione 2013-14. Dopo aver salutato il Liverpool, il centrocampista ha vissuto un’esperienza di due anni ai Los Angeles Galaxy prima di diventare allenatore dei Glasgow Rangers prima e dell’Aston Villa poi.

Gerrard Fonte: Ansa

In Spagna l’ultima bandiera del Real Madrid è stato lui, Raul Gonzalez Blanco, che ha militato tra i ‘Blancos’ dal 1994 al 2010, tornando poi alcuni anni dopo da allenatore delle giovanili e della formazione succursale del Castilla. Per Raul, formidabile centravanti, due successive esperienze in Germania allo Schalke 04, nel Qatar all’Al-Sadd e in America tra i New York Cosmos, stesso club di Pelé. Del Barcellona invece uno degli ultimi simboli è stato Carles Puyol, difensore dai lunghi capelli ricci e dalla tempra da guerriero, che ha vestito i colori blaugrana dal 1995 al 2014.

E in Germania? Ultima grande bandiera del calcio tedesco è Thomas Müller, attaccante simbolo del Bayern, rimasto a Monaco a dispetto di un’infinità di offerte da parte delle altre grandi d’Europa. Nato nel 1989, prodotto del vivaio del club bavarese, Müller in carriera ha vestito solo i colori biancorossi del club di cui era tifoso sin da bambino. Avventura che prosegue ancora oggi, con reciproca soddisfazione.

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