C’è stato un tempo in cui la Juventus non era quella che è oggi. È stato poco tempo fa, anche se i nove scudetti consecutivi e le due finali di Champions League potrebbero averlo fatto dimenticare. In quell’epoca nefasta seguita a Calciopoli, alla retrocessione d’ufficio in Serie B e alla revoca di due scudetti, la Juve rimase per cinque stagioni senza vincere titoli, e nel 2010 chiuse addirittura al settimo posto in classifica.
Fu in quel momento che arrivò Luigi Delneri, il nuovo allenatore parte di un progetto di rifondazione societaria che era iniziato col tanto sospirato ritorno di un Agnelli (Andrea) alla presidenza, e l’ingaggio di Beppe Marotta. La Juventus si preparava a rinascere, finalmente con un serio progetto tecnico che ruotava attorno a un allenatore molto particolare. Uomo di provincia, autore di alcuni incredibili miracoli calcistici, che aveva avuto la sua grande occasione in una big europea ma l’aveva sprecata clamorosamente. Purtroppo, anche a Torino le cose per Luigi Delneri andarono male, e quell’esperienza sbriciolò la sua carriera. Ma cosa accadde?
- Luigi Delneri alla Juventus: storia di una rivincita
- Luigi Delneri: chi era e com’era arrivato alla Juventus
- Luigi Delneri alla Juventus: tutto quello che non ha funzionato
- Luigi Delneri oggi: cosa è successo dopo la Juventus
Luigi Delneri alla Juventus: storia di una rivincita
Il 19 maggio 2010, Andrea Agnelli veniva nominato presidente della Juventus. 35 anni, quarto Agnelli a rivestire la carica nella storia bianconera, aveva grandi ambizioni e piglio rivoluzionario. Due erano i suoi progetti: cambiare la dirigenza, responsabile dei fallimenti degli anni precedenti, ed espandere i lavori urbanistici attorno allo stadio di proprietà del club, che stava per essere ultimato. Sul primo fronte, licenziò Alessio Secco, Renzo Castagnini e Roberto Bettega, accentrando tutti i poteri sul nuovo direttore generale Beppe Marotta, affiancato dal nuovo direttore sportivo Fabio Paratici.
Marotta era un dirigente che era emerso alla fine degli anni Settanta al Varese, e aveva girato varie squadre arrivando fino in Serie A, e tra il 2002 e il 2010 era stato l’artefice della rinascita della Sampdoria, condotta dalla B alla qualificazione in Champions League. Lì, nel 2004, aveva scoperto il giovane Paratici, ex calciatore di secondo piano, assumendolo come capo osservatore e poi come direttore sportivo. Il successo dell’annata precedente a Genova aveva avuto un altro protagonista, però: l’allenatore Luigi Delneri.
Friulano di 60 anni, fautore del 4-4-2, da circa dieci anni tra i più stimati allenatori d’Italia, Delneri arrivò alla Juventus dopo il disastro della stagione precedente, in cui si erano alternati Ciro Ferrara e Alberto Zaccheroni. La Juventus non intendeva più fare un salto nel buio o delle scommesse: aveva assunto in blocco i tre uomini della Sampdoria quarta in Serie A l’anno prima per avere stabilità e certezze.
Sul mercato, il lavoro principale fu quello di rinnovare la rosa. Molti veterani furono svincolati (Fabio Cannavaro, Camoranesi, Zebina, Trezeguet, Zalayeta) e furono ceduti molti acquisti sbagliati degli ultimi anni (Diego, Tiago, Poulsen, Almiron). In squadra c’erano già vari elementi importanti, come Buffon e Del Piero, ma anche Chiellini, Marchisio, Grosso, Salihamidzic, Felipe Melo, Iaquinta e Amauri. Il resto arrivò dal mercato: due talentuosi difensori come Marco Motta dell’Udinese e Leonardo Bonucci del Bari; un centrocampo rinforzato da Alberto Aquilani (Liverpool), Simone Pepe (Udinese) e Milos Krasic (CSKA Mosca); e in attacco la fantasia dell’uruguayano Jorge Martinez (Catania) e i gol di Fabio Quagliarella (Napoli), che proprio Marotta aveva scoperto alla Samp anni prima. Tutto era pronto per il 4-4-2 di Delneri.
Luigi Delneri: chi era e com’era arrivato alla Juventus
Nato il 23 agosto 1950 ad Aquileia, Luigi Delneri era stato un discreto centrocampista, attivo tra gli anni Settanta e Ottanta. Gli appassionati dell’epoca se lo ricordavano soprattutto per la esperienza al Foggia, in cui faceva coppia in mediana con Nevio Scala, ma vestì anche le maglie di SPAL, Novara, Udinese, Sampdoria, Vicenza, Siena, Pro Gorizia e Opitergina. Fu proprio qui, nel piccolo club di Oderzo, che iniziò ad allenare nel 1985, dopo una lunga carriera in campo in cui aveva vinto un campionato di B e una Coppa Mitropa con l’Udinese, e una Coppa Italia di Serie C a Vicenza.
Si fece presto la fama di allenatore concreto ma capace di organizzare bene le sue squadre e ottenere buoni risultati, ma restando sempre un allenatore di profonda provincia, di quelli che quasi ogni anno cambiavano squadra, se non trovavano ciò che volevano. Sfiorò una promozione dall’Interregionale nel 1988 con la Pro Gorizia e nel 1990 con la Partinicaudace. Poi di nuovo dalla C2 alla C1 col Teramo, quindi ci riuscì a Ravenna, ma l’anno dopo rinunciò a salire di categoria e passò al Novara, centrando un bel terzo posto. Nel 1995 un’altra promozione con la Nocerina, e finalmente allenò in C1, dove per poco non mancò il passaggio diretto in B coi campani. Poi il ritorno in C2, dove costruì il piccolo miracolo della Ternana, due promozioni consecutive e una striscia di 39 partite senza sconfitta.
L’impresa lo rese abbastanza celebre da essere chiamato ad allenare in Serie A all’Empoli, ma venne licenziato prima di iniziare la stagione: il presidente Corsi voleva che Luigi Delneri adottasse lo stesso 3-4-3 del precedente allenatore Luciano Spalletti, ma il friulano non intendeva rinunciare al suo 4-4-2, e le strade si separarono subito. In fretta, Delneri tornò a Terni, ma le cose non andarono benissimo, e subì il suo secondo esonero in breve tempo.
Nel 2000, per ricominciare, scelse il piccolo Chievo, in Serie B, e ottenne una clamorosa promozione nel massimo campionato. Fu così che iniziò il ‘Miracolo Chievo’. Con una squadra di giocatori sconosciuti, Delneri arrivò addirittura a stare per un po’ in testa alla Serie A, per poi chiudere al quinto posto e portare gli esordienti veronesi addirittura in Coppa UEFA. Rimase nel club scaligero fino al 2004, piazzandosi sempre nella metà alta della classifica, ricevendo diversi riconoscimenti per il suo lavoro e divenendo celebre anche fuori dai confini italiani.
Fu così che, nell’estate del 2004, Luigi Delneri ricevette la chiamata che ogni allenatore vorrebbe: il Porto campione d’Europa in carica lo voleva in panchina per sostituire José Mourinho. Sembrava una favola, e invece sarà un’altra Empoli. Il 4-4-2 di Delneri anche in questo mal si sposava con una squadra che aveva investito tantissimo su due giovani trequartisti come Carlos Alberto e Diego. Lo spogliatoio non lo seguì, non fidandosi di un tecnico quasi sconosciuto, e il gioco verticale e veloce del friulano era troppo diverso da quello più duro e arcigno di Mourinho. La stagione non era ancora iniziata, e Luigi Delneri, non volendo accettare compromessi, venne esonerato.
Non fu però una battuta d’arresto per la sua carriera, e già a settembre fu chiamato sulla panchina di una Roma in grande crisi, senza riuscire però a risollevarla e venendo cacciato a marzo. Seguì un altro esonero a Palermo e poi la retrocessione in B col Chievo, che pareva essere il canto del cigno dell’allenatore friulano, proprio là dov’era esploso. Invece, nell’estate del 2007 l’Atalanta gli diede fiducia, e Delneri centrò due bei campionati chiudendo a metà classifica.
A quel punto, Marotta lo volle alla Sampdoria, dove il ciclo di Walter Mazzarri si era chiuso con una finale di Coppa Italia. Il dirigente seppe, con l’aiuto di Paratici, guidare la transizione tattica da 3-5-2 del livornese al 4-4-2 di Delneri, mettendogli a disposizione una rosa perfettamente funzionale e con un attacco eccezionale composto da Giampaolo Pazzini e Antonio Cassano. La Samp visse una stagione straordinaria, arrivando al quarto posto in classifica: miglior piazzamento dal terzo posto del 1994.
Luigi Delneri alla Juventus: tutto quello che non ha funzionato
La formazione ideale della Juventus di Delneri prevedeva Buffon tra i pali; un difesa con Grosso, Chiellini, Bonucci e Motta; Marchisio e Felipe Melo in mediana, con Krasic e Pepe sulle ali, Del Piero e Quagliarella di punta. L’unico serio cambiamento a questa formazione fu dovuto all’infortunio di Buffon, che costrinse Marotta e Paratici a ripiegare sul milanista Storari.
L’inizio di stagione fu però tremendo: sconfitta col Bari, pareggio in casa contro la Sampdoria e poi, dopo la prima bella vittoria sull’Udinese, crollo in casa col Palermo. Poi le cose iniziarono a migliorare e la squadra prese fiducia, soprattutto grazie alle esaltanti prestazioni di Krasic, che per ruolo, aspetto fisico e impatto tecnico veniva paragonato a un nuovo Nedved. La Juve si riprese correndo sulle fasce, come tipico delle squadre di Delneri, e inanellò una serie di 13 risultati utili consecutivi, pareggiando a Milano con l’Inter, battendo il Milan a San Siro, bloccando sullo 0-0 la Roma e battendo la Lazio a Torino.
Il problema erano però i troppi pareggi, ma con un Quagliarella in grande spolvero (9 gol in 17 partite) Delneri e la sua Juventus si trovavano quarti in classifica a due punti dal secondo posto e a cinque dal Milan di Allegri primo. Il 6 gennaio, all’improvviso, l’incantesimo si spezzò. In casa contro il Parma, i bianconeri franarono, perdendo 4-1 e dovendo rinunciare dopo appena 5 minuti al bomber Quagliarella: legamento crociato anteriore destro, 6 mesi di stop. Tre giorni dopo, a Napoli, un altro tonfo (3-0, tripletta di Cavani) e la fiducia si dissolse.
Marotta e Paratici cercarono di coprire le falle, rinforzando la difesa con Andrea Barzagli e del Wolfsburg e provando a sostituire Quagliarella con un doppio colpo: Luca Toni e Alessandro Matri. Ma le 9 reti nel girone di ritorno dell’ex punta del Cagliari non bastarono a risollevare le sorti dei bianconeri, che patirono soprattutto l’improvvisa eclissi del serbo Krasic, che da gennaio in avanti non fu più in grado (non solo in stagione, ma proprio in carriera) di ripetere le prestazioni dei mesi precedenti.
La Juventus terminò la stagione al settimo posto e di nuovo senza titoli (addirittura fuori ai gironi di Europa League, pareggiando tutte le partite), fallendo anche la qualificazione alle coppe europee. La rivoluzione di Andrea Agnelli era partita in maniera disastrosa, e solo il rapporto con Marotta e Paratici aveva consentito a Delneri di restare in panchina fino a fine anno, sebbene tra i tifosi molti volessero il suo esonero. Che arrivò, inevitabile, in estate.
A giudicarla oggi, la sua esperienza a Torino risentì del fatto che la squadra necessitava ancora di tempo per assestarsi. Delneri allenò la Juventus durante un anno di transizione tra molti elementi della vecchia guardia e tanti nuovi giocatori. Sicuramente alcuni acquisti furono errati (Krasic, Aquilani, Pepe), e nel caso di Quagliarella ci mise lo zampino anche la sfortuna. Ma in quella stagione furono poste le basi di parte dei futuri successi dei bianconeri: a Chiellini si erano aggiunti prima Bonucci e poi Barzagli, mettendo a disposizione di Antonio Conte, dall’anno successivo, la celebre BBC che, con il passaggio dalla difesa a quattro a quella a tre, si consacrò con la miglior linea difensiva d’Europa.
Luigi Delneri oggi: cosa è successo dopo la Juventus
Il flop alla Juventus ha segnato la fine della carriera ad alti livelli di Luigi Delneri. A ottobre rientrò in Serie A per allenare il Genoa e cercare di salvare i liguri dalla retrocessione, ma a gennaio già era a piede libero. Per quasi due anni restò disoccupato, per tornare a dicembre 2015 sempre in lotta per la salvezza, stavolta al Verona, ma senza riuscire a evitare l’ultimo posto in classifica.
Nell’ottobre 2016 gli venne offerta un’altra occasione in Serie A, praticamente a casa sua, all’Udinese. Chiuse con un buon 13° posto, che gli valse la riconferma per un’altra stagione, ma un pessimo inizio lo portò a essere licenziato dopo sole tredici giornate di campionato. Seguirono altri tre anni di buio, lontano dai cambi, quando nel settembre 2020 accettò l’ingaggio del Brescia, tornando ad allenare in Serie B dopo oltre 19 anni. Ma fu oggettivamente la peggiore esperienza della sua carriera, al punto da venire esonerato dopo appena tre partite (una vittoria, un pareggio e una sconfitta).
Da allora, Luigi Delneri non ha più allenato. Oggi ha 72 anni e vive nella sua Aquileia, ormai in pensione. Nell’autunno del 2022 ha rilasciato un’intervista al sito TuttoJuve.com, a proposito della sua breve ma intensa esperienza alla Juventus: “Era stato un anno di epurazioni e di grosse cessioni, non era facile ricostruire nuovamente una squadra vincente. Sono stato l’apripista dell’era di Andrea Agnelli”.