Manuel Bortuzzo non si piange addosso e guarda con fiducia al suo futuro. A una settimana dalla sparatoria in cui è stato ferito alla spina dorsale e ha perso l’uso delle gambe, il nuotatore 19enne in un’intervista al Corriere della Sera non vede l’ora di tornare a casa per ripartire e rifarsi una vita.
“Per ora penso a tornare a casa il più presto possibile, e stare sempre meglio. A migliorare ogni giorno, sempre di più, fisicamente. Il mondo del nuoto? E’ diventato come una famiglia. Mi vogliono bene dappertutto, è una sensazione bellissima. Li ringrazio tutti. Ad esempio, ho saputo che a Mestre i ragazzi in gara hanno indossato delle magliette con la mia faccia. Ci sono persone che non mi conoscono, ma che mi dicono ‘ti voglio bene’. E mi considerano un punto di riferimento. Non so spiegarmelo, ma so che è bello, molto bello”.
Il ragazzo racconta la sua passione per il nuoto: “Sono sempre stato appassionato di nuoto. Non mi ricordo davvero quando è iniziata. Forse ho capito che faceva davvero per me guardando mia sorella Michelle che già andava in piscina. E da allora non mi sono più fermato”.
Ma ora le sue fonti d’ispirazione non sono più i fuoriclasse del nuoto azzurro ma Bebe Vio, schermitrice italiana, campionessa paralimpica, mondiale ed europea. “Non so perché, ma in questi giorni la prima persona che mi è venuta in mente è stata Bebe Vio…”.
Cosa ricorda di quella sera: “Ricordo tutto della sera dell’incidente, almeno fino a quando ho sentito il dolore dello sparo. Non so chi siano i due che mi hanno sparato. Solo dopo, quando mi sono risvegliato in ospedale, mi hanno raccontato che fanno parte di una gang, che ci sono di mezzo pugili e malavita, la mafia. Non me ne importa proprio niente della verità, adesso devo pensare ad andare avanti per la mia strada”.
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