Quanta vita c’è nel rapporto tra Diego e Ciro Ferrara non lo sapremo davvero mai, perché appartiene solo a chi lo ha attraversato nel mezzo quel dividere e unire e sapersi l’uno sempre vicino all’altro pur separati da scelte complicate, come spesso strani intrecci ci impongono. Maradona è la Mano de Dios, El Diez, El Pide de Oro e nessuno potrà mai essere come lui. Prima che chiunque altro osasse tanto, a un anno dalla scomparsa del Genio assoluto, del migliore di sempre, dell’uomo che ha assunto un ruolo politico e sociale oltre le responsabilità del calciatore, Ciro Ferrara ha avvertito l’urgenza di salutarlo, quell’amico lontano.
La telefonata di Ciro Ferrara al suo amico Maradona
“Pronto? Diego… Ma sei tu? Speravo in questa tua chiamata. Domani ci sveglieremo e avremo il cuore più pesante: parleranno i silenzi, le preghiere, più di ogni parola. Te voglio bene assaje. Ciao Capitano”, le parole che l’ex difensore di Napoli e poi Juventus e della Nazionale, oggi allenatore e opinionista, ha dedicato al suo fratello di calcio e di vita, Maradona.
Quando Diego morì, un anno fa, nella solitudine dimessa e sconfortante come rivelarono Claudia Villafane e le persone a lui più vicine, come Veronica Ojeda che gli fu accanto anche per amore del figlio Diego Fernando, gli mancò la parola. Non la densità di eventi condivisi, di emozioni conservate e cristallizzate in ricordi impressi nella memoria di un uomo che era cresciuto con Maradona al suo fianco e che ne aveva assaporato l’esempio, oltre le dichiarazioni e i gesti anche fragili che gli sono appartenuti.
Quelle debolezze che hanno offerto a personaggi non sempre limpidi e amorevoli, occasioni per isolarlo e lasciarlo scivolare nel baratro.
Il dolore di Ciro Ferrara
Anche allora, Ciro Ferrara scrisse a Maradona una lettera che poi altro non era che il sogno infranto di una telefonata consueta, di quella che fanno un’abitudine con chi è caro e che rassicura anche nelle identiche ripetizioni di rituali consolidati nelle domande, nelle ricorrenze, nelle noiose e reiterate espressioni che però rendono familiare, confidenziali i legami tra le persone.
Su Instagram, il 24novembre 2021, a un anno dalla sua morte, Ferrara ricorda Maradona con violini e un leggio per leggere al suo Diego. Allora, quando il dolore era troppo intenso e lo sconcerto incontenibile, fu capace di dedicare un messaggio altrettanto alto:
“D10S “26 novembre 2020. È l’alba. Lo stomaco è chiuso, la testa è pesante, le ciglia, da diverse ore,non intrappolano altro che lacrime, la luce non filtrerà neanche quando il sole sarà sorto. È calato un buio freddo, spesso, paralizzante. Tutto il mio corpo ti piange. Il cuore, invece, batte la pelle di un tamburo impazzito di dolore. Temeva questo momento; lo temeva e lo rifuggiva, nell’impossibilità di prepararsi a reagire. Il silenzio è una pressione che ronza nelle orecchie. Chiudo gli occhi. Non mi restano che i nostri meravigliosi ricordi a cullare questa pace tormentata, scesa a spegnere per sempre la speranza che nutrivo di poterti nuovamente incontrare e riabbracciare. Lo farei piangendo, lo farei strizzandoti a me. Ma tu lo sai: io, dai tuoi abbracci, non me ne sono mai andato. Buon viaggio, amico mio”.
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