Il 5 maggio del 2002 è un giorno che i tifosi interisti difficilmente potranno dimenticare.
L’Inter allenata da Cuper, in testa al campionato all’ultima giornata, si andava a giocare il titolo sul campo della Lazio. A contendere lo scudetto ai nerazzurri c’erano la Juventus un punto più sotto e la Roma due lunghezze più indietro.
La sfida con i biancocelesti all’Olimpico era considerata dai più una partita dal risultato scontato considerato anche il gemellaggio tra le due tifoserie.
Ma qualcosa andò storto e l’Inter perse il match per 4-2 e di conseguenza anche lo scudetto che finì alla Juventus che contemporaneamente aveva vinto a Udine.
I nerazzurri terminarono il campionato addirittura al terzo posto superati anche dalla Roma.
Un incredibile errore del terzino nerazzurro Gresko permise di realizzare alla Lazio il fondamentale 2-2 prima dell’intervallo. Da lì in poi l’Inter impaurita lasciò il campo e perse sotto i colpi di Diego Simeone e Simone Inzaghi che fissarono il risultato sul definitivo 4-2.
Restano indimenticabili i pianti a fine partita di Marco Materazzi e di Ronaldo che qualche settimana dopo fu ceduto dall’Inter a causa dei litigi con Cuper.
Massimo Moratti, che all’epoca era il patron dei nerazzurri, è tornato a parlare del 5 maggio svelando alcuni retroscena sulla settimana che condusse allo storico match.
“Non credo che in quella data ci siano tutti i mali dell’Inter, come fanno in tanti – le parole di Moratti -. Sono circolate tante versioni e tanti retroscena ma posso dire una cosa con certezza: la partita con la Lazio fu persa durante la settimana che l’ha preceduta”.
“I giocatori più importanti erano troppo sicuri, Cuper invece si macerava con sentimenti negativi. “Perdo anche questa volta” mi diceva. Non lo diceva ai giocatori ma faccia e atteggiamento comunicavano quello. Sarebbero invece serviti equilibrio e concentrazione”.
“Provai ad intervenire ma era troppo tardi ma ormai si era creato un clima sbagliato. Mi dà fastidio che si ricordi solo l’errore di Gresko, quella partita fu persa dai giocatori chiave, quelli che dovevano trascinare gli altri” ha concluso Moratti.
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