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Max Allegri (Juventus), tra "corti musi" e apparente difensivismo

Da un passato anonimo in provincia da calciatore, al tetto d'Italia da allenatore

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Uno degli avvicendamenti in panchina che più ha fatto “rumore” nell’ultimo mercato estivo è senza dubbio quello legato a Massimiliano Allegri e alla Juventus. Il tecnico livornese torna alla guida dei bianconeri dopo due anni di lontananza, che lo hanno visto rifiutare offerte più o meno prestigiose, come quella proveniente da Madrid, in virtù di un unico desiderio: tornare a Torino. Uno degli allenatori che ha alzato più trofei nella storia della Juventus riprende le redini della squadra nel suo momento di peggior difficoltà. Se sarà in grado di riportarla alla vittoria, solo il tempo lo dirà.

Dopo un biennio altalenante, sebbene condito da uno scudetto, una coppa italia e una supercoppa, con Sarri prima e Pirlo poi in panchina, Andrea Agnelli ha optato per un importante rinnovamento dello staff dirigenziale e di quello tecnico: fuori Fabio Paratici e dentro Maurizio Arrivabene e, appunto, Allegri, con la promozione di Federico Cherubini. La volontà del patron dei bianconeri è chiara: ridonare alla Juventus quell’aura di corazzata imbattibile che da qualche stagione sembra aver perso. Tralasciando i due sopracitati dirigenti e concentrandoci sul mister toscano, ripercorrendo la sua carriera da calciatore e poi da allenatore

Max Allegri, un leader già da calciatore sotto Giovanni Galeone

Massimiliano Allegri muove i primi passi da calciatore in erba a Livorno, per poi esordire tra i professionisti, nella stagione ’84-’85, col Cuoiopelli di Santacroce sull’Arno. Mezzala, il giovane Allegri ricoprirà anche i ruoli di trequartista e di mediano, specialmente negli ultimi anni di carriera.
Dopo tre stagioni fra le fila del Livorno, passa al Pisa, con cui esordisce persino in Serie A l’11 giugno 1989. Dato lo scarso impiego da parte dei nerazzurri, torna al Livorno, per poi militare un anno al Pavia. Lì, viene notato da Pierpaolo Marino, allora dirigente del Pescara. Accasatosi al “Delfino”, trova colui che gli farà da padre putativo, Giovanni Galeone. L’allenatore napoletano instaura un rapporto molto profondo con Allegri, tanto che lo stesso Max dirà di lui “ho avuto la fortuna di avere un maestro come lui, che magari non ha ottenuto grandi risultati ma che mi ha insegnato il piacere del calcio”. Galeone, dal canto suo, si trova per le mani un ragazzo che, nonostante la giovane età, dimostra notevoli doti da leader: “[…] era un gran calciatore sul prato verde e un ragazzo serio e rispettoso. Arrivò in punta di piedi e dopo poco era già il leader dello spogliatoio”.
Col club pescarese conquista subito la promozione nella massima serie italiana, disputando nel ’92-’93 la sua migliore stagione: 31 presenze e 12 reti. Il resto della carriera, purtroppo, non è particolarmente esaltante e conta qualche stagione in A con Cagliari, Padova e Napoli e tante serie minori, tra B, C e D. Appende gli scarpini al chiodo nel 2003, dopo due stagioni con l’Aglianese tra serie D e C2.

L’esordio in panchina fino al successo col Cagliari e lo scudetto col Milan

La sua prima panchina, proprio con l’Aglianese, è datata 2003-2004, in serie C2. In seguito, guida la SPAL e il Grosseto in C1, prima di approdare all’Udinese affiancando il suo mentore Galeone. Dopo un’effimera parentesi alla guida del Lecco, il primo traguardo arriva alla guida del Sassuolo: prende le redini dei neroverdi nel 2007 in C1, conducendoli alla loro prima, storica, promozione in B e alla vittoria in Coppa Italia di Serie C, battendo ai rigori la Salernitana. Tutto ciò gli vale la Panchina D’oro di Prima Divisione.
Il 29 maggio 2008 firma col Cagliari di Massimo Cellino. Nonostante un avvio incerto, gli isolani inanellano una serie impressionante di vittorie, arrivando al giro di boa del campionato al settimo posto, che gli permette di raggiungere la salvezza con largo anticipo. Allegri rimane alla guida del club anche nella stagione seguente e l’1 febbraio 2010 riceve la Panchina d’Oro come miglior allenatore della passata annata in Serie A. Il resto della stagione per il Cagliari non è fortunato e sebbene conquisti la salvezza con discreto anticipo, Allegri viene esonerato.
Il 27 giugno 2010 viene ingaggiato dal Milan. L’esordio coi rossoneri, il 29 agosto, è roboante: netto 4-0 ai danni del Lecce. Conclude la stagione con la vittoria dello scudetto con due giornate di anticipo, diventando nell’era dei 3 punti il secondo allenatore più giovane a vincere uno scudetto all’esordio dopo Mancini (superato nel 2012 anche da Antonio Conte).

Il declino a Milano e l’approdio alla Juventus: il “penta-scudetto”

Le successive stagioni al Milan non sono ugualmente fortunate. Nel 2011-2012 viene battuto dalla Juventus di Antonio Conte alla penultima giornata, chiudendo in seconda posizione, nonostante il suo miglior piazzamento champions (i quarti di finale) coi i meneghini. Le successive due, a causa anche di un sempre maggiore depauperamento della rosa (che nel tempo ha perso Ibrahimovic, Nesta, Gattuso e Thiago Silva) sono sempre più deludenti: il 6 gennaio 2014, dopo un’inaspettata quanto spettacolare sconfitta per 4-3 in casa del neopromosso Sassuolo, Allegri viene esonerato.
Il 16 luglio 2014, in sostituzione del dimissionario Antonio Conte, ad Allegri viene offerta la panchina della Juventus. Al termine della stagione, e con ben quattro giornate di anticipo, Allegri alza il suo secondo scudetto, entrando nel ristretto club di allenatri ad averne vinti almeno due con due diversi club e diventando il primo a farlo per due volte nella stagione d’esordio. Oltre a quello, si aggiungeranno altri 4 scudetti consecutivi, 4 coppe italia, due supercoppe e la conquista di due finali di Champions League (nel 2015 e nel 2017) perse contro il Barcellona di Messi, Neymar e Suarez e il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. A livello personale, Allegri collezionerà altre tre Panchine D’Oro, 4 premi come Miglior Allenatore al Gran Galà del Calcio e verrà inserito nella Hall Of Fame del Calcio Italiano come Allenatore nel 2018.

Il complicato rapporto con Cristiano Ronaldo e l’addio…o meglio, l’arrivederci

Nella stagione 2018-2019, la Juventus compie ciò che quasi tutti ritenevano impossibile: acquista dal Real Madrid proprio quel Cristiano Ronaldo che, da avversario in Champions League, aveva fatto tanto penare i bianconeri. Si tratta di una palese dimostrazione di forza da parte di Andrea Agnelli e della Juventus tutta, col chiaro obiettivo di vincere la “Maledetta”. Purtroppo, le cose non vanno come sperato.  Nonostante la squadra domini ancora in Serie A, vincendo il già citato quinto scudetto consecutivo dell’Era Allegri (l’ottavo consecutivo dal 2011-2012, record assoluto in Serie A), il cammino in Europa è deludente e vede i bianconeri essere sconfitti ai quarti di finale dall’Ajax. Tutto ciò sfocia nell’esonero da parte della società, tributandogli però tutti gli onori che si confanno a uno dei più vincenti allenatori della storia della Juventus. Si tratta, però, solo di un arrivederci: nell’estate 2021, il richiamo di Torino è troppo forte e Allegri risponde affermativamente alla nuova chiamata di Andrea Agnelli.

Il “corto muso”, il difensivismo e il 4-2-3-1: il credo calcistico di Allegri

Max Allegri è sicuramente uno degli allenatori più discussi della storia del calcio italiano. Tacciato di difensivismo e di rinnegare “il bel gioco” in virtù del mero risultato, Allegri ha mostrato un particolare approccio al calcio, un approccio che ben si sposa col famoso motto della Juventus: non è importante vincere, è l’unica cosa che conta.
Da allenatore ha mutuato alcune sue caratteristiche tipiche del suo passato da giocatore. Tra queste, un’innegabile capacità di lettura delle partite, dimostrandosi capace di “svoltare” una gara grazie a qualche cambio mirato. Ha poi dimostrato di sapersi adattare e di adattare i suoi moduli ai giocatori a sua disposizione, senza mai pretendere nomi altisonanti in sede di mercato e venendo perciò definito “aziendalista”. A tal proposito, ha dichiarato in un’intervista: “quando mi danno dell’aziendalista, lo prendo per un complimento perché devo portare risultati alla mia società. Ma non vuol dire che la formazione la fa il presidente”.
Schiera spesso moduli offensivi, come il 4-3-3, il 4-3-2-1 e il suo famoso 4-2-3-1, sperimentato con successo nella stagione 2016-2017.
Divertenti alcuni suoi siparietti in conferenza stampa, come il celeberrimo aneddoto del cavallo Minnesota e della sua vittoria “di corto muso“, diventata metafora per descrivere ciò che conta per Allegri: vincere, non importa se 1-0 o 7-0.

Dietro le quinte di Max Allegri: tra storie d’amore e il calcioscommesse

Allegri ha avuto, senza dubbio, una vita privata piuttosto intensa. Nel 1992, quando aveva solo 24 anni, finisce al centro della cronaca scandalistica per aver lasciato l’allora fidanzata a due giorni dalle nozze. Nel 1994 si è sposato, matrimonio da cui è nata una figlia nel 1995, per poi divorziare quattro anni dopo. Nel 2011, da una successiva relazione, ha un altro figlio, mentre tra il 2017 e il 2021 si lega sentimentalmente all’attrice Ambra Angiolini. 
Suo malgrado è al centro di uno scandalo legato al calcioscommesse, risalente al periodo in cui giocava nella Pistoiese: a seguito di un match contro l’Atalanta, viene accusato di aver pilotato il risultato assieme ad altri giocatori di entrambe le squadre, in seguito a forti scommesse fatte dagli stessi tramite amici e parenti, e condannato a un anno di squalifica dalla Commissione Disciplinare. Tuttavia, la Commissione di Appello Federale, dopo pochi mesi, accoglie l’appello dei legali dei giocatori, annullando la squalifica. In seguito, Allegri commenterà dicendo “la ferita ancora mi offende”.

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