Michela Persico sta affrontando la gravidanza con la consapevolezza di essere positiva al tampone, come da lei stessa affermato, e dunque al Covid-19. La compagna di Daniele Rugani palesa la propria incertezza, i timori e le indubbie debolezze che si affrontano quando si ha un simile responso. Ma non è una questione che riguarda solo lei e Rugani: Michela è incinta e aspettare un figlio, da positiva e per la prima volta, è una sensazione di sospensione che la mette alla prova ogni giorno.
Intervenuta a Live – Non è la d’Urso, la conduttrice e giornalista televisiva ha ripercorso le sensazioni accumulate negli ultimi giorni e ha precisato, dopo la discussa intervista a TPI sulle date dei tamponi, il ruolo della Juventus nella vicenda che li ha investiti.
Rugani: i sintomi sospetti del coronavirus
“La pancia sta crescendo. Avrei voluto dare la notizia in modo diverso e in tempi migliori. Essendomi trovata in questa situazione – ha dichiarato in diretta – con la positività di Daniele, ho voluto darla subito. Senza andare nei particolari, non c’è molto da dire perché per lui risponde la società. Il suo caso è servito da una certa parte, nella sfortuna dell’esito sono stata contenta che la società si sia occupata di lui. Lui aveva classici sintomi del coronavirus, poi non si poteva se si era positivi o meno, quindi la società ha ritenuto opportuno tenerlo accorto”.
Michela Persico e il ruolo della Juventus nella vicenda tamponi
Quando Barbara d’Urso entra più nello specifico, la Persico risponde così: “Io non conosco le motivazioni, avranno ritenuto opportuno essendo io in gravidanza di farmi fare il tampone. Mi dispiace che questa situazione si sia affrontata in un momento delicato, dobbiamo farci forza tutti e combattere questo virus invisibile. Mi sono spaventata perché già per me è il primo figlio e non sono esperta, poi capitata in questo momento delicato. Quando ho saputo di Daniele, ho vissuto dei momenti infernali, perché conosciamo tutti la situazione in Italia. Quando ti colpisci ti svegli da questo incubo. Mille domande relative alla sua salute e quella mia e del bambino. Non sapevo a chi appellarmi per tranquillizzarmi, ho chiamato i miei genitori, che tra l’altro sono di Bergamo”.
Michela Persico: la testa in cortocircuito
“Il giorno che ho saputo di Daniele ho trascorso dieci minuti infernali, la mia testa è andata in cortocircuito”, spiega la 30enne giornalista sportiva, “in quel momento mi sono fatta mille domanda, relative alla sua salute e indirettamente alla mia e a quella del bambino”.
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