Si discute anche in Parlamento della cessione del Milan ai cinesi.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato infatti una interrogazione parlamentare il cui primo firmatario è il deputato Paolo Nicolò Romano.
“Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel mese di aprile 2017 Fininvest spa, la holding finanziaria di Silvio Berlusconi, ha venduto la sua intera quota della società calcistica AC Milan s.p.a. (pari al 99,93 per cento del capitale per un importo di 520 milioni di euro più 220 milioni di accollo debiti al netto degli ulteriori impegni ad investire nel club), ad una società di diritto lussemburghese, appositamente costituita, denominata «Rossoneri Sport Investment Luxembourg», a sua volta di proprietà di un’altra società di diritto lussemburghese, la «Rossoneri Champion Investment Luxembourg», costituita qualche giorno prima la finalizzazione della compravendita, a sua volta controllata da una holding con sede ad Hong Kong, di nome «Rossoneri Sport Investment Co. Ltd» che è a sua volta controllata da un’altra holding denominata «Rossoneri Advanced Company Limited» con sede nelle British Virgin Islands. Insomma una catena di controllo della squadra rossonera composta da società tutte residenti in noti «paradisi fiscali» del mondo;
fin dal principio sono emersi forti dubbi sull’intera operazione, caratterizzata dalle classiche scatole cinesi, e in particolare sul nome del capo di queste, un sedicente uomo d’affari cinese di nome Yonghong Li, attuale presidente del Milan. Infatti il New York Times con una lunga inchiesta condotta tra Italia e Cina, pubblicata la scorsa settimana, ha evidenziato le numerose anomalie di un personaggio che risulterebbe non solo aver millantato la proprietà di miniere di fosforo in Cina, appartenenti al contrario ad altra società, ma essere stato multato nel suo Paese per non aver dichiarato il possesso di un pacchetto azionario di 50 milioni di dollari. Inoltre, la società della sua famiglia, la «Guangdong Green River Company», risulta coinvolta in una mega truffa finanziaria ai danni di 5.000 piccoli investitori per un valore di 68,3 milioni di euro;
in base al regolamento della Federazione italiana gioco calcio (Figc) di attuazione dei principi in materia di acquisizione di partecipazioni societarie a livello professionistico di cui al C. U. n. 189/A del 26 marzo 2015, i soggetti acquirenti una quota azionaria maggiore del 10 per cento di una società di calcio operante nei campionati italiani, devono soddisfare specifici requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria. Nello specifico: non devono aver riportato condanne per reati di truffa ed appropriazione indebita e devono disporre di solide basi finanziarie, dimostrando che le risorse impiegate nell’acquisto provengano da proprie attività economiche o di altre fonti lecite sempre espressamente indicate. Tutte condizioni e requisiti che invece risulterebbero mancare a Mr Yonghong Li le cui risorse finanziarie risultano, tranne qualche prestito, di non chiara provenienza;
sempre il sopramenzionato regolamento della Figc dispone al punto 4 che: «La documentazione attestante i requisiti sopra indicati dovrà essere presentata alla Lega entro 30 (trenta) giorni dall’Acquisizione della partecipazione» e non risulta all’interrogante che sia mai stata depositata;
negli ambienti calcistici, come riportato dal settimanale l’Espresso nell’articolo «Lo strano caso della vendita del Milan» del dicembre 2017, sono forti le voci che la vendita del Milan altro non trattasi che di «voluntary disclosure di Berlusconi», un noto evasore fiscale già condannato per reati tributari che di fatto starebbe facendo rientrare capitali non dichiarati detenuti ad Hong Kong –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se siano state assunte o si intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a verificare la piena conformità alla normativa fiscale della cospicua operazione finanziaria concernente la cessione della proprietà della società AC Milan spa”.
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