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Milan, nuovo retroscena su Rangnick dopo l'intervista al veleno

Il tecnico tedesco avrebbe agito da direttore tecnico: aveva fatto i nomi, per la panchina, di Gasperini e De Zerbi.

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Milan, nuovo retroscena su Rangnick dopo l'intervista al veleno Fonte: Getty Images

Fanno ancora rumore le stoccate di Ralf Rangnick al Milan, società che per molto tempo lo ha corteggiato, attraverso l’amministratore delegato Ivan Gazidis, prima che quest’ultimo, assieme a Paolo Maldini, decidesse di proseguire con l’attuale tecnico Stefano Pioli. E ancora dalle colonne della ‘Gazzetta dello Sport’, che aveva riportato le parole al veleno del tecnico e dirigente tedesco, arriva la conferma sui due nomi che Rangnick aveva indicato, nel caso di arrivo in qualità di direttore tecnico: Gian Piero Gasperini e Roberto De Zerbi.

L’attuale allenatore dell’Atalanta era la prima scelta di Rangnick. L’ex dirigente dell’area tecnica Red Bull però non aveva fatto i conti con la volontà, da parte della società orobica, di non lasciare andar via un allenatore capace di conquistare per due anni consecutivi un piazzamento Champions, guidando la Dea fino ai quarti della massima competizione europea di quest’anno.

Rangnick, allora, aveva virato forte su De Zerbi, che tra l’altro conosce l’ambiente del Milan avendo giocato nelle giovanili rossonere. L’attuale tecnico del Sassuolo piaceva al tedesco perché capace, con i neroverdi, non solo di abbinare ai risultati un calcio spettacolare, ma anche di valorizzare giovani talenti e portarli a una vera e propria esplosione sportiva, come successo con Jeremie Boga.

Tutto è cambiato, però, quando il Milan ha dato una svolta alla sua stagione dopo la pausa per le restrizioni anti-Covid. La società si è trovata d’accordo sul rinnovo della fiducia a Stefano Pioli, e punta a costruire qualcosa di importante con il tecnico emiliano.

Una decisione che non è affatto piaciuta a Rangnick, che nell’intervista alla ‘Rosea’ aveva dichiarato: “La domanda è: perché il Milan si era rivolto a me e cosa mi voleva far fare? Magari cercava una svolta. Lavoro alla crescita e i giovani imparano molto più in fretta”.

“Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni – aveva poi detto, lanciando una frecciata velenosa su Zlatan Ibrahimovic -: non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore e sviluppare il talento”.

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