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Molinari: "Così sono diventato l'incubo degli americani"

Il golfista italiano ha raccontato le emozioni del proprio indimenticabile 2018.

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Molinari: "Così sono diventato l'incubo degli americani" Fonte: 123RF

In un 2018 che ha visto la Nazionale di calcio mancare clamorosamente l’appuntamento con la fase finale del Mondiale e quella di pallavolo non entrare tra le prime quattro nell’edizione del torneo iridato giocato in casa, Francesco Molinari può candidarsi con buone ragioni al titolo di sportivo italiano dell’anno.

Per il golfista torinese questa stagione e l’anno solare resteranno indimenticabili grazie al trionfo ottenuto a luglio al British Open, primo italiano a riuscirci, peraltro dopo aver battuto un certo Tiger Woods, impresa ripetuta a settembre alla Ryder Cup, dove Molinari con uno strepitoso cinque su cinque, mai riuscito a nessun europeo, ha contribuito in maniera determinante al successo dell’Europa sugli Stati Uniti.

Molinari si è confessato a ‘Sky Sport’ in un’intervista per la rubrica “I Signori del Golf”: “Un anno così era difficile da prevedere, però, sentivo che ero in crescita dall’anno scorso, anche gli ultimi due anni direi, per cui speravo che i risultati prima o poi riflettessero le mie sensazioni. Èssere arrivati fino a questo punto è incredibile, ma dall’altro lato se ci penso capisco che ho fatto tutto passo dopo passo”.

Poi, spazio alle emozioni della Ryder: “In squadra si è vissuto un clima bellissimo, tra i giocatori, le mogli, i caddie e i vice capitani che hanno tre giorni per cercare di diventare come una grande famiglia. Credo che quest’anno ci fosse un ottimo mix di personalità diverse, e anche, comunque, di giocatori più esperti e meno esperti. Tutti davvero con il giusto spirito di squadra. Thomas Bjorn è stato per me, onestamente, anche un po’ una sorpresa, perché l’avevo avuto come capitano a un Seve Trophy, credo del 2011, forse, o nel 2009, e l’ho trovato molto diverso. Un po’ meno passionale, nel senso buono del termine. È stato super professionale, ha fatto tutto quello che doveva fare per metterci a disposizione tutto quello di cui avevamo bisogno”.
 
“Era da questa estate che parlavamo delle possibili combinazioni – ha proseguito Molinari – Sapevamo che, senza fare nomi, c’erano attriti tra qualche giocatore, ma quando Thomas Bjorn  mi ha chiesto di iniziare a pensare con chi volessi giocare le mie opzioni erano Tommy Fleetwood e Alex Noren perché sono due con cui vado d’accordo, così quando Thomas mi ha detto che avrei giocato con Tommy ero molto contento. Poi, aveva un team di statistici che ci seguiva già dai giri di prova prendendo dati di tutti i nostri colpi. Quindi, già da giovedì ci ha detto che non avremmo riposato tantissimo. Venerdì è andata benissimo con 2 vittorie su 2 e a quel punto abbiam capito che saremmo rimasti in campo fino al prosciugarsi di tutte le forze che avevamo. Woods? Con Tiger abbiamo avuto tanti incroci, lui ha una carriera lunghissima, in tutte le Ryder che ho giocato io c’era lui. Credo che lui se l’aspettasse, visto che abbiamo giocato per ultimi. Vincere cinque match su cinque alla Ryder è veramente qualcosa di difficile da digerire. Magari, non se l’aspettavano da me. Però la vita è così”.

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