Bonitta, il c.t. dell’unico oro azzurro femminile ai Mondiali, non ha dubbi su Egonu e compagne: “L’Italia? La vedo benissimo. Sembra di volergliela tirare alla squadra di Davide Mazzanti, ma è una squadra che ha tantissimo talento, tantissima forza fisica e, benché giovane, con grandissima esperienza. Ha vinto l’ultimo Europeo e l’ultima Nations League. Ha un lungo percorso assieme che arriva, in alcuni casi, addirittura dalle giovanili”.
Per Bonitta, il trionfo agli Europei non sarà un intralcio: “Secondo me non è un peso. Io credo che la consapevolezza sia una bellissima cosa. È chiaro che c’è un pensiero che dice “e se non vinco dopo questi pronostici cosa succede?” Ma è maggiore l’influenza positiva di questa consapevolezza. “Sono il più forte e lo voglio dimostrare”. E in squadra c’è gente che ha “talento morale”. Ci sono ragazze come Paola Egonu che sanno di essere molto forti o le più forti. Non è spacconeria, è realtà. Considerando anche che questa squadra ha subito anche qualche batosta, quindi sa cosa sta vivendo. E quelle sconfitte poi ti servono”.
Per Bonitta ci sono analogie tra l’Italia di adesso e quella del 2002: “Sì, entrambi sono gruppi che vengono da lontano. Molte ragazze di generazioni simili, come era accaduto per il gruppo del 2002. Con una diagonale, Orro-Egonu, che gioca assieme dalle giovanili, come era successo all’epoca con Togut e Lo Bianco”.
Infine, Bonitta ha ricordato quel fantastico successo di 20 anni fa: “In quel momento non mi sono quasi reso conto di cosa volesse dire vincere il Mondiale. Il nostro obiettivo era quello di vincere una medaglia. Ce lo stavamo dicendo quasi ogni giorno. Per me era stato il coronamento di un percorso cominciato nel 1996-97 quando ero passato al femminile. Era anche la conferma che potevo guidare una squadra di altissimo livello a una vittoria prestigiosa. E se a Bergamo avevo gestito un gruppo di giocatrici fortissime Kirillova, le cubane, le migliori azzurre. Con quell’Italia si era costruito un progetto. E in questo percorso avevamo vinto, l’anno prima, un argento Europeo alle spalle della Russia. Ci aveva dato la consapevolezza”.