La nazionale ciclistica belga ha miseramente fallito il Mondiale che si correva sulle strade di casa. Un appuntamento unico che ha lasciato l’amaro in bocca a tifosi, dirigenti e ovviamente ai corridori.
Niente da fare per Wout van Aert, il più atteso tra i tifosi belgi per la conquista della vittoria finale. Chi ne è uscito a testa altissima è certamente Remco Evenepoel. Dopo tutte le polemiche dei giorni precedenti, il baby-fenomeno ha fatto quel che aveva sempre detto, ovvero correre per la squadra, sacrificandosi completamente alla causa di Wout Van Aert con una corsa di grande generosità che lo ha visto praticamente sempre davanti, all’attacco o a tirare. Il suo compito si è così esaurito a 25 chilometri dalla conclusione, dopo aver costretto tutti coloro che non erano nel suo gruppo a rinunciare alle proprie ambizioni, lasciando due compagni a giocarsi le proprie carte.
Detto di van Aert, anche Jasper Stuyven ci ha provato, ma alla fine si è dovuto accontentare del quarto posto. “Ho fatto quello che mi è stato chiesto, ho fatto quello che mi ha detto Wout – spiega ai numerosi giornalisti che lo circondano dopo l’arrivo – Prima dello Smeysberg è venuto al mio fianco e mi ha detto che voleva che imponessi un ritmo molto alto in modo da fare la differenza sugli inseguitori. Ho svolto il mio compito come mi era stato chiesto e ho corso per la squadra“.
Emozioni contrastanti dunque quelle che il talento classe 2000 si porta appresso nel momento di fare il bilancio della giornata: “C’è stata una atmosfera incredibile. Quando mi sono rialzato i tifosi a bordo strada stavano urlando il mio nome. Non dimenticherò mai quel momento, però mi rimane l’amaro in bocca perché non siamo saliti sul podio. Forse è stata la corsa più spettacolare dell’anno. Nelle ultime cinque ore siamo andati a tutta, è stato folle”.