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Tour de France, 4a Tappa: Pogacar firma la vittoria numero 100 in un finale spettacolare, ma Vingegaard risponde presente

Il campione del mondo batte il primo colpo in questo Tour: 100esima vittoria in carriera, la 18esima al Tour. Vingegaard però risponde bene

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Cento volte Pogacar! Che aveva studiato il piano perfetto già al Delfinato, quasi “rinunciando” a vincere l’ultima frazione dell’antipasto del Tour. Perché lui voleva festeggiare proprio nella corsa per eccellenza, quello che più di tutte l’ha reso immortale a nemmeno 27 anni agli occhi del mondo del pedale: sprint regale a beffare van der Poel, che l’ha provate tutte per mettere le proprie ruote davanti, dovendosi “accontentare” di mantenere la maglia gialla dopo una frazione che ha regalato al solito sorprese e spettacolo. E che ha detto una volta di più che Primoz Roglic non potrà minimamente impensierire i big di classifica. Ma questo si sapeva già.

Tattica UAE perfetta: Almeida cuce, Pogacar rifinisce

Ha vinto Pogacar alla sua maniera, dimostrando di essere perfetto in ogni condizioni di corsa. E non è un caso se il primo fuoco d’artificio l’ha fatto saltare proprio il campione del mondo sulla Rampe Saint Hilarie, a cinque chilometri dalla fine, uno strappo che nulla ha da invidiare a quello delle classiche del Nord di primavera. Lì dove però Jonas Vingegaard ha risposto con intelligenza, prima dando la sensazione di staccarsi e perdendo un paio di metri, poi riuscendo a ritrovare la gamba e il proprio ritmo e andando a rimettersi sulla ruota del grande rivale, provando addirittura l’assolo in coppia nel falsopiano conclusivo.

Il ritorno delle ruote del gruppetto dei migliori, trainato da van der Poel (ma con Almeida e Jorgenson, compagni di Pogi e Vingo, perfetti registi), ha reso così la volata davvero bella e avvincente come poche altre: l’ha lanciata per primo l’olandese, ma Pogacar è stato bravo a uscire dopo il gran lavoro “di rottura” fatto da Almeida e poi a resistere nel finale, andando così a conquistare la centesima vittoria di una carriera che già così com’è profuma di leggenda. Con questa fanno 18 successi di tappa al Tour: numeri da cannibale, numeri da fuoriclasse assoluto.

Tutto studio, anche cromaticamente: “Emozione unica”

La superiorità dello sloveno si può evincere da tanti aspetti, non ultimo quello che l’ha visto ieri lasciar andar via Tim Wellens (suo compagno di squadra) per sottrargli la maglia a pois e consentirgli così oggi di sprintare e conquistare la vittoria numero 100 con addosso l’iconica maglia iridata.

“Una sensazione unica, il massimo che potevo chiedere. È bellissimo vincere con questa maglia, è bellissimo sapere di aver fatto cifra tonda in questa maniera. Debbo ringraziare di cuore tutti i miei compagni, perché la tattica di squadra oggi è stata eccezionale. Soprattutto Almeida negli ultimi chilometri ha fatto un lavoro favoloso, e questa vittoria la voglio dedicare a tutto il team”.

Se Vingegaard avesse superato sul traguardo van der Poel sarebbe arrivata anche l’ennesima maglia gialla, ma a questo non sembra aver rovinato i piani del campione del mondo.Il Tour è lunghissimo, ma per ora lo stiamo conducendo nel modo giusto. Io credo che oggi fossimo tutti al limite, o almeno spero che sia così, perché onestamente ho tagliato il traguardo con la lingua di fuori”.

Evenepoel pensa solo alla crono: “Voglio la maglia gialla”

Il grande deluso di giornata, oltre a Roglic che continua a beccare distacchi da tutti (ha già 1’27” di ritardo dalla vetta), è Remco Evenepoel. Che ha perso le ruote dei migliori nel tortuoso finale, sfilando a 58 secondi dalla coppia di leader (in giallo c’è van der Poel per via dei migliori piazzamenti ottenuti nelle prime quattro frazioni, ma a pari tempo con Pogacar). Ma che adesso avrà la crono di domani per rimettersi un po’ in carreggiata e cogliere una vittoria che potrebbe infondergli anche fiducia e morale.

“Non vedo l’ora di indossare la mia maglia di campione del mondo e sprigionare tutti i cavalli del motore. La gamba so di averla, spero che non mi tradisca domani perché c’è una gran bella opportunità da cogliere e voglio farmi trovare pronto. Recuperare quei 58 secondi non è impresa impossibile, perché il percorso è totalmente pianeggiante e già nella cronometro del Delfinato dimostrai di poter fare la differenza su certi percorsi, anche se in quel caso c’era più salita. Gioco a carte scoperte: voglio provare a vestire la maglia gialla e recuperare terreno dai primi”. A parole tutto bene, ma Remco sa che dovrà ribadirle sulla strada.

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