Come da pronostico, il mitologico (ormai) Novak Djokovic ha superato il ragazzo prodigio Jannik Sinner 6-4, 6-2 per la cronaca e ha avuto libero accesso agli ottavi dell‘Atp di Montecarlo. Ma sulla terra rossa si sono viste molte buone cose, al netto dell’astuzia e dell’esperienza del numero uno del ranking che ha costretto Sinner a fare quello che gli riesce meno bene.
La sfida tra Sinner e re Djokovic
Una sapiente strategia di ritorno, per Djokovic al rientro: atteso e ammirato, Novak ha dato il consueto spettacolo e ha però concesso ben 6 game all’altoatesino, cosa pregevole soprattutto se consideriamo la differenza di bagaglio tra i due e la poca dimestichezza sulla superficie da parte di Jannik, reduce appunto da Miami.
Quando, invece, Sinner ha giocato con i suoi colpi e il suo potenziale, Novak è rimasto a competere e sotto di un break. Un risultato che fa sorridere e sperare in una crescita del ragazzino altoatesino che ha dimostrato – dopo l’ottima prova di Miami – di far parte di diritto della nuova generazione dei ragazzi da tenere sotto stretta osservazione.
Le cose buone viste a Montecarlo
Nonostante i soli sei giochi raccolti, Sinner ha giocato meglio del previsto con il 18 volte vincitore di uno Slam, che non disputava un match ufficiale da quasi due mesi, cioè dal trionfo agli Australian Open di fine febbraio. L’azzurro guidato da Piatti ha conquistato forse più di quanto si potesse auspicare sulla carta. Come scritto sopra, la varietà e l’opportunismo di Djokovic lo hanno addomesticato e permesso il passaggio agli ottavi del campione serbo.
La formazione di una promessa come Sinner
E’ stata, comunque, la prima volta che si affrontavano Djokovic e il ragazzino che fa sognare i tifosi italiani, nome di punta di una nuova schiera di professionisti attenti al campo e a interpretare le opportunità della loro generazione, sempre più strutturata tra allenatori e figure collaterali di primaria importanza (dal mental coach al nutrizionista) come dimostrò, ai suoi tempi, il supporto di uno specialista per l’immensa Martina Navratilova.
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