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Il manifesto di Sinner dopo Miami: vizi e virtù del predestinato

Per Jannik Sinner la sconfitta a Miami è una nuova ripartenza: i punti forti e le debolezze di un talento che fa già sperare

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Forse l’ultima volta che l’Italia si è innamorata del tennis era perché corrisposta da un uomo che ha combinato la politica, la giustizia sociale e lo sport nel decennio più travagliato e doloroso del Dopoguerra. Adriano Panatta ha incarnato lo stile e i significati dei gesti interpretati con una consapevolezza fino ad allora ignoti a un tennista: fu una stagione, la sua, gloriosa. Ed è quella che si attende riesca a riproporre anche Jannik Sinner, dotato di un gusto raro per la parola (anche in conferenza stampa) e un talento abnorme.

Sinner, il predestinato del tennis italiano

A Miami lo ha esibito con la bellezza e la disinvoltura di un tennis diverso dai Tre Grandi contro i quali Sinner e la sua generazione deve misurarsi. C’è una ciclicità, nel tennis, legata alla formazione atletica, ai terreni di gioco, alle racchette che incide e muta, ma che non può certo inventare il talento di sana pianta. Certo, Sinner a 19 anni ha portato l’Italia di nuovo sui campi come decenni fa ormai, con entusiasmo e voglia di rinascita che gli ascolti televisivi dimostrano.

E’ a modo suo, un nazionalista della racchetta che riconosce i propri limiti – in primis il servizio – e che vanta colpi profondi, varietà e intelligenza tattica notevole. A 19 anni, Jannik sa calibrare frasi, attacchi, pause: la comunicazione anche nel tennis, anche in una lingua che non è la propria sa essere addirittura un manifesto.

“Nelle altre partite del torneo ho sempre deciso come giocare, cosa fare con la palla. Ho commesso errori anche le altre volte, certo, ma oggi proprio non era la mia giornata. Quando hai 19 anni, o vinci o impari. Ovviamente avrei voluto vincere, ero un po’ nervoso ieri e oggi all’inizio del match. Semplicemente non era il mio giorno, congratulazioni a Hubi”, ha riconosciuto Sinner.

Passivo non intende essere e così ha preferito un atteggiamento, pur sconfitto, vincente. Un insegnamento impartito? Non è dato saperlo.

“Sapevo che serve bene e che gioca meglio di rovescio, ma non mi aspettavo che si difendesse così bene. Pensavo che si muovesse un po’ più lento e invece è davvero veloce in campo. Oggi è stato un esame che non sono riuscito a passare. Vediamo come andrà il prossimo esame”.

I limiti di Jannik Sinner e del tennis italiano

Per mettere fuori dalla classifica Atp Nadal, Federer e Djokovic ci vorrà ancora molto tempo, è comprensibile e conseguenza di un processo necessario. Occorrerà lavorare e molto,anche su Sinner perché, come ha detto Paolo Bertolucci (una autentica autorità in materia):

Jannik non è ancora il giocatore che crediamo che sia”. Un modo per dire che c’è da migliorare quel servizio molto poco utile, gli errori a rete e spesso ancora la mancanza di lettura del momento in cui si debba aprire il campo.

Ma il ragazzo si farà. Ed è questa prospettiva, in tempi così avari di facili entusiasmi, che ci si può abbandonare anche alla speranza di potersi innamorare ancora.

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