“Era il mio capitano, ci volevamo bene e ci stimavamo. Mancherà a tutti e tantissimo anche a me”, La notizia della morte di Antonio Juliano è arrivata di mattino presto anche a Beppe Savoldi. L’ex bomber era arrivato a Napoli con l’etichetta di mister 2 miliardi e le aspettative di tutta una città: lo scudetto – sfiorato l’anno prima con Vinicio – non arrivò ma per due anni lui e Juliano seppero comunque regalare spettacolo, con un’alchimia tutta speciale in campo e fuori.
Cosa ha rappresentato Juliano per lei?
“Mi ha aiutato tantissimo, sia in campo che ad inserirmi in città. Era un amico vero, c’era un sentimento forte tra di noi. Per noi attaccanti i suoi lanci erano una manna, aveva un piedino delicato, una sensibilità tecnica fuori dal comune. Fuori dal campo scherzavamo spesso”.
Il primo ricordo che le viene in mente?
“Avevamo entrambi smesso di giocare, decisi di andare in barca a Procida con amici. Attraccammo al molo e andammo a mangiare in un ristorante. Al ritorno vedemmo un’altra barca che stava cercando di attraccare, riconobbi Antonio e dissi a tutti di fare silenzio per giocargli uno scherzo. Mi avvicinai mentre era di spalle e chiesi: ‘ha bisogno di aiuto?’. Lui senza neanche voltarsi mi rispose: ‘non c’è bisogno grazie, ho capito chi sei dalla tua parlata che riconoscerei ovunque. Sai, a Bologna stavo bene ma mi mancava il mare”.
Già, Bologna: la squadra dove Juliano chiuse la carriera litigando con la società..
“Ricordo cosa successe, l’allenatore Di Marzio e il presidente volevano ringiovanire la squadra, lui però era orgoglioso e di carattere. Voleva essere lui a dire quando smettere e accettò il Bologna. Io lo rassicurai dicendogli che si sarebbe trovato bene. Totonno era un napoletano atipico, un po’ chiuso, non era particolarmente chiacchierone, non era il classico napoletano. Gli dissi: Bologna si confà al tuo carattere. E così è stato. Quando lui andò via divenni io il capitano del Napoli”.
L’altro rimpianto è stato la Nazionale, un discorso che vale anche per lei: meritavate più spazio…
“Era dura a quei tempi, c’erano i blocchi ma soprattutto grandi campioni. Juliano ha avuto la “sfortuna” di essere chiuso dai vari Bulgarelli, Rivera, Mazzola. Ma è stato anche lui un fuoriclasse indimenticabile”.