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Morte Pantani, dopo le rivelazioni dell'Antimafia la famiglia insorge

Sulla morte di Marco Pantani, leggenda del ciclismo e dello sport italiano, ci sono ancora tanti dubbi. Così come sull'esclusione del Giro d'Italia del 1999.

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Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di Marco Pantani, una leggenda dello sport italiano e del ciclismo. Il “Pirata” è considerato uno degli scalatori più forti di ogni tempo ed è stato il settimo corridore a compiere l’impresa di vincere il Giro e il Tour nello stesso anno dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain.

Pantani, una carriera devastata

Purtroppo, la carriera di Marco Pantani è stata frenata dagli infortuni ma anche dal doping e dalle droghe. Il campione azzurro è deceduto all’età di appena 34 anni per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi (secondo l’autopsia), ma le cause della precoce morte sono ancora oggetto di dibattito, così come la sua esclusione dal Giro 1999.

Pantani, i dubbi dell’Antimafia

Sulla morte e sull’esclusione del Giro 1999 si è tornato a discutere in questi giorni, con la relazione della Commissione Antimafia sulla morte di Marco Pantani, secondo cui “sono possibili altre ipotesi sul decesso dell’ex campione di ciclismo anche considerando un eventuale ruolo della criminalità organizzata e di quegli ambienti ai quali purtroppo egli si rivolgeva a causa della dipendenza di cui era vittima. Diverse sono le scelte e i comportamenti posti in essere dagli inquirenti che appaiono discutibili”.

Pantani, il commento della famiglia tramite gli avvocati

La relazione dell’Antimafia si sofferma anche sulla vicenda che portò all’esclusione del Pirata dal Giro 1999: “diverse e gravi furono le violazioni alle regole stabilite affinché i controlli eseguiti sui corridori fossero genuini e il più possibile esenti dal rischio di alterazioni”.

Sospetti che i fan del “Pirata” e gli appassionati di ciclismo hanno da tempo, così come soprattutto la famiglia dell’emiliano, che tramite gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Non commentiamo questa dichiarazione, ma ne prendiamo atto. Non ci risulta che sia la prima di analogo tenore e contenuti. È fatto conclamato che a Madonna di Campiglio Marco Pantani – per usare parole sue – venne “fregato”. Anche da parte di Organi giudiziari è stato affermato che a Madonna di Campiglio fu scritta una pagina nera per la cronaca e per il ciclismo, ovviamente in danni di Marco Pantani e da parte di soggetti agevolmente individuabili”.

Gli avvocati proseguono: “Altrettanto sicuro è il fatto che vi siano circostanze controverse relative agli accadimenti che portarono alla morte di Marco Pantani il 14 febbraio 2004 a Rimini. In difesa dei genitori dell’indimenticabile “Pirata” già sono stati precisamente sottoposti questi fatti meritevoli di doverosi approfondimenti al vaglio della competente Procura della Repubblica: si confida in una puntuale attività investigativa e di indagine che risulta tutt’ora in corso. Allo stato, non vi è altro da aggiungere”. La speranza, ormai da anni, è quella di cercare la verità. Per rispetto di un campione che non c’è più e che manca tanto oggi come 18 anni fa.

Morte Pantani, dopo le rivelazioni dell'Antimafia la famiglia insorge Fonte: Getty Images

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