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Morto Roberto Boggi, l'ex arbitro che lottò contro il sistema e sfidò Nicchi

Aveva 67 anni ed era malato da tempo, ha sempre combattuto la sudditanza e le malefatte dell'Aia

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“Io sono malato e non so neanche quanto tempo mi resta”. Disse così nel febbraio del 2020 Roberto Boggi, ex arbitro internazionale morto ieri a 67 anni dopo lunghe sofferenze che non gli hanno mai impedito però fino all’ultimo di difendere l’immagine degli arbitri onesti e di attaccare chi minava la trasparenza del settore.

Boggi americano per caso, salernitano d’adozione

Nato a New York ma trasferitosi presto a Salerno, Boggi è stato arbitro, designatore e poi osservatore. Ha scritto lettere e denunce che hanno fatto rumore, per tre volte ha sbattuto la porta dell’Aia, combattendo soprattutto il suo grande nemico Nicchi, ex presidente prima dell’elezione di Trentalange (a sua volta ora dimessosi). Il papà Pasquale è stato un commerciante molto conosciuto nel campo dell’abbigliamento che aveva un negozio, poi rilevato da Roberto, sul corso Vittorio Emanuele a Salerno.

La carriera di Boggi, nel ’96 internazionale: si ritirò nel ’99

Debuttò in B nel 1988 e due anni più tardi in A in Bari-Lazio. Nel 1990 gli fu assegnato il Premio “Giorgio Bernardi” come miglior giovane arbitro debuttante in A. Nel 1996 divenne internazionale e lo fu fino al 1999 quando decise di chiudere la carriera con un anno di anticipo. Insignito del Premio Mauro, ha diretto 119 gare in A. Nel 2006 venne nominato designatore degli arbitri di serie C, carica da cui si dimise per contrasti con il nuovo presidente dell’AIA, Gussoni. Successivamente si candidò alla presidenza dell’Aia ma fu battuto da Nicchi. Favorevole alla Var ma senza tempi biblici sulla decisione, Boggi è stato un innovatore ma anche una spina nel fianco del mondo arbitrale.

Boggi ha sempre combattuto i tuffatori e i simulatori

Quando arbitava non ammetteva sudditanze ed era particolarmente severo con i simulatori. In un’intervista disse: “Io li prendevo così. Che so, dopo un tuffo: “Com’è l’acqua, fredda o calda?”, “e mica sei un biscotto, alzati”. Cose del genere. Ridevano pure loro, capivano. Avevamo tutti la testa sgombra”

“Mi ricordo un anno, quello delle famose polemiche su Oliveira del Cagliari che fu definito il “tuffatore”. Capitò proprio la settimana dopo l’ennesima baraonda: vado a Cagliari, dopo due minuti Oliveira cade in area. Fischio il rigore e tutti mi guardano come sorpresi. Sorrido pure io e dico: ragazzi, niente piscina, stavolta è rigore.

“Quando arbitravo l’Inter i giocatori mi dicevano: ma com’è che quando vieni tu Moriero non si butta mai? Altri tempi, altro calcio. Giocatori straordinari come quelli non ce ne sono più. Ai miei tempi cacciavo sempre fuori Montero della Juventus, gli dissi “Non ce l’ho con te” e lui mi rispose “Stai facendo il tuo dovere, è colpa mia se ho preso il pallone con la mano”.

Boggi favorevole a far parlare gli arbitri

Boggi è sempre stato favorevole a dar parola agli arbitri: “Lo sostenevo da anni. Meglio spiegare, confrontarsi, non chiudersi a riccio. Eviterei però subito dopo la partita, meglio il giorno dopo, a mente sgombra. Serve però un altro approccio, anche dell’altra parte. Se si ammette un errore non si può rinvangare o scavare nel passato, solo perché magari una squadra ha perso lo scudetto. Cosa c’entra? Se l’attaccante sbaglia due gol a porta vuota con chi prendersela? Anche l’errore arbitrale fa parte del gioco”.

Morto Roberto Boggi, l'ex arbitro che lottò contro il sistema e sfidò Nicchi Fonte: Facebook

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