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Mourinho, da professore a Special One

Tutte le panchine dello Special One

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Il nome di Josè Mourinho riecheggia tra quelli degli allenatori più conosciuti e chiacchierati degli ultimi tempi. Il portoghese ha allenato e portato al trionfo alcuni dei club più famosi al mondo come Porto, Chelsea, Inter e Real Madrid.
Muove i primi passi da allenatore nelle giovanili del Vitoria Setubal dopo aver terminato gli studi di educazione fisica. Questo club rappresenta il trampolino di lancio per il portoghese che da lì a poco inizia a calcare i campi di calcio più importanti d’Europa.

Il calcio nel suo DNA

Il calcio sicuramente scorre nelle sue vene: il padre Felix era un giocatore professionista, portiere del Vitoria Setubal e del Belenenses, e ha avuto anche una discreta carriera come allenatore.
Mourinho entra nel mondo del calcio come centrocampista giocando nel Rio Ave, nel Belenenses, nel Sesimbra e nel Comercio e Industria. Il suo sogno di diventare calciatore professionista come il padre non si concretizza mai e decide, piuttosto, di concentrarsi negli studi di educazione fisica e di lasciare spazio alla sua vera propensione: allenare.

I primi passi da allenatore

Josè Mourinho inizia a cavalcare il suo sogno di diventare allenatore nel 1989 quando comincia a lavorare nelle giovanili del Vitoria Setubal. Continua a far esperienza come allenatore all’Estrela de Amadora e all’Ovarense e, successivamente, fa il grande salto nel calcio professionistico.
Inizia a lavorare come assistente accanto a Bobby Robson allo Sporting, al Porto e al Barcellona. In seguito, dopo tre stagioni positive al Barcellona, decide andare al Benfica dove lavora accanto a un altro grande allenatore: Jupp Heynckes. Il passaggio al Benfica è fondamentale perché segna l’inizio della sua carriera come primo allenatore, ruolo che ricopre dopo appena solo quattro partite.
Tuttavia, la sua carriera al Benfica non ha lunga vita e dopo solo due mesi, a seguito del suo coinvolgimento in vicende politiche relative al cambio di presidenza del club, decide di lasciare il Benfica ed allenare l’Uniao Leira. Qui il portoghese esegue un lavoro più che discreto conducendo la squadra, dopo solo 19 partite, al quarto posto provvisorio in campionato.

Il grande salto

I risultati ottenuti con l’Uniao Leira attirano l’attenzione del Porto che vuole assicurarsi ad ogni costo il portoghese per la propria panchina. Mourinho firma con i Biancoblu nel 2002 e dà inizio alla sua striscia di vittorie. Con i Dragoni vince per due volte consecutive il campionato e, al termine della sua prima stagione, conquista la Coppa di Portogallo e la Coppa UEFA.
I suoi eccezionali risultati gli consentono di avere i riflettori puntati su di sé e sono molti i club internazionali che lo vorrebbero ingaggiare. Nel 2004 il portoghese firma con il Chelsea: storico il suo esordio davanti alle telecamere, in cui si autodefinisce per la prima volta lo ‘’Special one’’.
Anche al Chelsea,  Mourinho non perde tempo e lascia immediatamente il segno: al termine della sua prima stagione conduce i Blues alla vittoria della Premier League. A seguire vince il Community Shield, la Coppa di Lega e la FA Cup. Nel 2006 arriva il bis in campionato.
Dopo due anni sulla panchina dei Blues, lo ‘’Special one’’ decide di salutare il club inglese e inizia la sua avventura in Serie A.

L’Inter e il triplete

Nel 2008 il portoghese firma con l’Inter e dà inizio a una grande storia d’amore con il club e i tifosi nerazzurri. In soli due anni, Mourinho vince per due volte consecutive il campionato e conquista la sua seconda Champions League. Il 2010 è per lui un anno d’oro: si porta a casa il “Triplete” e viene nominato miglior allenatore al mondo. Al termine della stagione 2009-10, dopo aver lasciato un segno indelebile nella storia del club nerazzurro, le strade dello ‘special one’ e dell’Inter si separano e Mourinho firma con il Real Madrid.

L’avventura con le Merengues

Anche al Bernabeu Mourinho accumula una serie di vittorie che vanno ad arricchire ulteriormente il suo palmarès. Al primo anno con le Merengues conquista il suo quarto campionato nazionale e vince una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola.
La stagione 2012-13, invece, lascia lo ‘’Special one’’ con l’amaro in bocca e le mani vuote: perde La Liga in favore del Barcellona, viene eliminato in semifinale di Champions League ed esce sconfitto in finale di Copa Del Rey contro l’Atletico Madrid.
Per via della cocente delusione, decide di cambiare aria e di ritornare in Inghilterra.

Ritorno in Inghilterra

Nel 2013 Mourinho ritorna a sedersi sulla panchina del club londinese e nella stagione 2014-15 conquista la sua seconda Coppa di Lega con i Blues. Sempre nel 2015, prima di lasciare definitivamente il Chelsea, il portoghese diventa ambasciatore del programma alimentare mondiale dell’ONU.
Alla fine della stagione decide separarsi dal club londinese, ma non dall’Inghilterra e accetta l’offerta del Manchester United. In due anni sulla panchina dei Red Devils, lo ‘Special one’ mette in bacheca un altro Community Shield, un’altra Coppa di Lega e un’Europa League arrivando 25 trofei totali in carriera.
Prima di salutare definitivamente la terra di Albione, Mourinho accetta la panchina con il Tottenham nel 2019. Rimane alla guida degli Spurs fino al 2021, senza raccogliere successi.
Nell’estate 2021 passa alla Roma, facendo il suo trionfale ritorno in Serie A.

Mou: questione di metodo

Mourinho è una delle figure sportive di cui si è parlato di più negli ultimi anni, sia per il suo atteggiamento un po’ spavaldo e sopra le righe, sia per la quantità di vittorie accumulate nel corso del tempo. Quest’ultime sono il risultato di un duro lavoro e di uno stile di allenamento tutto suo che è stato anche oggetto di analisi di alcuni studenti portoghesi, su cui hanno basato un testo intitolato ‘’Mou: questione di metodo’’ in cui approfondiscono lo stile tecnico del portoghese. Il testo evidenzia come lo stile di allenamento di Mourinho voglia fare leva sulla sfera emotiva dei calciatori per migliorare il loro approccio mentale al gioco. Tutto ciò, insieme al suo carattere singolare, sembrano essere gli ingredienti fondamentali che hanno permesso a Mourinho di diventare uno degli allenatori più famosi del mondo del calcio.

Uscite speciali

Nel panorama calcistico Mourinho è conosciuto anche per le sue uscite pungenti e singolari. Tra le più celebri si ricorda la volta in cui, nella stagione 2005-06, dopo essere stato squalificato entra nello spogliatoio del Chelsea nascosto in una cesta per parlare con i suoi giocatori.
Un’altra avventura indimenticabile dello ‘’special one’’ risale al 2015 quando, a seguito del suo addio al Chelsea, per evitare la calca di giornalisti lascia il centro sportivo nascosto nel bagagliaio dell’auto dei suoi assistenti.
È impossibile poi non citare la sua famosa uscita ‘’no è problema mio’’, una risposta senza troppi peli sulla lingua che il portoghese ha riservato a un giornalista dopo che quest’ultimo aveva osato evidenziare come il suo record personale all’Inter potesse essere eguagliato sette anni dopo da Massimiliano Allegri.

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