L’elogio del lavoro operaio è ciò che fa dei Pacers una franchigia fuori da ogni schema. E che la porta a due sole partite dalla conquista di un titolo che avrebbe del clamoroso: gara 3 a Indianapolis, tornata ad accogliere le Finals dopo 25 anni (all’epoca su questo campo giocarono Shaq e Kobe), ha ribadito quanto già si sapeva da tempo, e cioè che i ragazzi di coach Carlisle sono duri a morire. E che una chiave o un’altra per sparigliare le carte la trovano sempre, come ha dimostrato l’ennesima prova sontuosa di una panchina che ha completamente ribaltato l’inerzia del match.
- Haliburton leader, ma i Pacers hanno mille risorse
- Mathurin e McConnell, gli uomini del destino
- Il "peso" delle panchine: chi fa più punti, vince la partita
Haliburton leader, ma i Pacers hanno mille risorse
Fermarsi a quel dato di 49 punti a 18 firmati da coloro che sono subentrati in corso d’opera non sarebbe giusto, ma rende già da solo l’idea di ciò che s’è scagliato sulla testa dei Thunder. Che nelle prime due gare della serie avevano avuto sempre il pallino del gioco dalla loro parte, pagando dazio all’incredibile rimonta in gara 1 firmata da Haliburton a fil di sirena.
Stavolta invece Indiana dentro la partita c’è sempre stata, costretta a rimontare una decina di punti nel primo quarto, poi capace anche di mettere la testa avanti (+5 massimo vantaggio), complice un b, prima di prendere completamente in mano la partita negli ultimi 4’, dove OKC ha faticato tanto a trovare soluzioni sia in attacco che in difesa.
Un parziale di 9-2 ha spedito i Pacers verso una comoda vittoria, ma dentro ci sono stati tanti attori, e non necessariamente solo il numero 0, comunque sontuoso dopo due prestazioni nelle prime due gare della serie sotto molti aspetti rivedibili (a parte quel meraviglioso buzzer beater che ha dato la vittoria a Indiana in gara 1). OKC per la prima volta è sembrata in balia delle onde, e sapere che la panchina ha fatto la differenza è una brutta gatta da pelare per coach Daigneault.
Mathurin e McConnell, gli uomini del destino
Che ha ricevuto poco da Caruso e Hartenstein, gli unici che dalla panchina hanno provato a suonare la grancassa (ma senza grossi risultati. Carlisle invece ha pescato due carte favolose: la prima, Bennedict Mathurin, era già nota ai più attenti osservatori. Non un giocatore “scritto” nel destino: scelto alla 6 nel Draft 2022, ha dovuto fare i conti con qualche problemino fisico (lo scorso anno s’è operato alla spalla), ma da quando è rientrato in pianta stabile, cioè da gennaio, ha cambiato in meglio le sorti dell’annata Pacers. Attaccante nato, ma bravo anche in difesa, ha firmato 27 punti in 22 minuti, di fatto surclassando i Thunder nella loro metà campo e “strappando” nei momenti chiave del match.
La seconda porta dritta a TJ McConnell, altro giocatore di capitale utilità, che già in gara 2 aveva dato filo da torcere a OKC, benché impossibilitato a portare a casa il secondo punto nella serie. A differenza di molti, lui non è neppure passato per il Draft: Philadelphia l’ha portato in NBA, ma è Indiana che ha intravisto in lui una luce speciale. Con 10 punti, 5 assist e 5 palloni recuperati, McConnell è stata un’altra pedina chiave nella notte che ha portato Indiana a due passi dall’anello. Come spesso capita nelle Finals, sono proprio gli uomini meno attesi quelli capaci di rimescolare le carte e cambiare il volto alle partite. E Indiana ne ha tanti da poter mettere in mostra.
Il “peso” delle panchine: chi fa più punti, vince la partita
I Thunder sanno che c’è ancora spazio per la rimonta, ma gara 4 in programma tra 48 ore a questo punto diventa lo spartiacque della serie. Shai Gilgeous-Alexander stanotte ha pagato dazio alla fatica nel finale, pur segnando 24 punti, ma al netto dei 26 punti di Jalen Williams e dei 20 con 10 rimbalzi di Chet Holmgren (che pure sta entrando prepotentemente nella serie: venerdì notte sarà lui il fattore della partita) è evidente che a OKC qualcosa sta mancando, mentre Indiana appare persino più profonda.
La battaglia delle panchine del resto si sta rivelando dirimente: 39-28 per Indiana in gara 1, 48-34 per i Thunder in gara 2, 49-18 per i Pacers in gara 3. Insomma, chi esce meglio dal quadrato alla fine porta a casa il punto. Non è una regola scritta, ma è una costante che rischia di condizionare tutte le Finals 2025.